Nel giorno dell’ultimo Pride, quasi esattamente a un anno fa, le bandiere arcobaleno sono andate a fuoco. In quel luglio 2023, per le strade di Tblisi, gruppi di estrema destra, ortodossi e filo-russi, hanno invaso gli spazi destinati alla parata organizzata dalla comunità Lgbtqi+. Un attacco, l’ennesimo, a cui le forze dell’ordine non hanno opposto resistenza. In questo giugno 2024 il partito di maggioranza Sogno Georgiano, dopo essere riuscito a far passare l’emendamento sugli “agenti stranieri” nonostante le massive proteste di piazza, spiana la strada alla promulgazione di un’altra “legge russa”: quella contro la cosiddetta “propaganda Lgbtq+”. E in realtà la legge non è nemmeno una sola: altre 18 modifiche verranno aggiunte ad articoli del codice civile, del lavoro, dell’istruzione.

Se entrerà in vigore la nuova “legge russa”, la seconda, saranno vietati interventi chirurgici per cambiare sesso (o meglio, verrà vietata ogni “manipolazione medica con il fine di cambiare genere”). Vietata anche l’organizzazione di eventi pubblici Lgbtqi+ come l’adozione di bambini e minori da parte di coppie gay; non si potrà più indicare un genere diverso da quello del sesso di nascita sui documenti. Vietato rendere pubbliche le informazioni che “promuovono relazioni omosessuali o incesto”. Basta baci e relazioni gay in tv, in film e pubblicità. Anche questa legge, come l’altra, è quasi un copia-incolla dell’emendamento adottato ormai più di dieci anni fa a Mosca, dove ormai il “movimento internazionale Lgbt”, per decisione della Corte suprema russa, è finito nella lista delle organizzazioni estremiste.

Shalva Papuashvili, presidente del Parlamento georgiano dal 2021, il giorno dopo aver firmato la controversa legge contro “gli agenti stranieri” (che fa finire le ong che ricevono il 20% dei finanziamenti dall’estero in un elenco di “agenti che perseguono interessi di una potenza straniera”), ha dichiarato che inizia il percorso d’approvazione di questo nuovo disegno di legge che tutela “i valori della famiglia e la protezione dei minori”. La prima lettura avverrà nell’attuale sessione parlamentare che si concluderà a luglio, la seconda e la terza il prossimo autunno: “così chi vuole, potrà prepararsi” ha chiosato Papuashvili.

In Georgia almeno 17 sedi di varie ong sono state vandalizzate, ha calcolato il media Rfe, così come quelle dei partiti di opposizione. Centinaia di migliaia di persone da mesi scendono in strada sventolando la bandiera blu di Bruxelles, in nome della libertà di stampa e d’espressione. Circondano il Parlamento di Tblisi, che sembra voler assomigliare sempre più alla Duma di Mosca, dove siedono i membri del partito Sogno georgiano, che rimangono sordi ai richiami dell’Unione europea (a cui comunque dichiarano di voler appartenere) e degli Usa. Non sono solo leggi, ma anche ponti bruciati verso il percorso europeo dello Stato ex sovietico del Caucaso meridionale. Ma le leggi in Georgia le fa il palazzo, a dispetto della piazza fuori.

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