L’incredibile remunerazione che Tesla vorrebbe riconoscere al fondatore e ad Elon Musk finisce nel mirino di una parte degli azionisti. Il magnate e socio di maggioranza, che è tra gli uomini più ricchi del pianeta, riceverebbe, a fronte del raggiungimento di una serie di obiettivi, 56 miliardi di dollari. Un compenso senza precedenti nella storia moderna. Per l’Italia sarebbe l’equivalente di due manovre finanziarie. In vista dell’assemblea dei soci del 13 giugno il fondo sovrano norvegese Norges Bank Investment Management, che detiene lo 0,98% del gruppo delle auto elettriche per un valore di 7,72 miliardi di dollari, ha però preannunciato il proprio voto contrario: contesta la “dimensione totale del premio” e si dice “preoccupato per le modalità con le quali si arriva alla struttura della performance“. Posizione in linea con quella di altri soci tra cui il fondo statunitense Calvert secondo cui il “valore del premio rimane eccessivo, anche considerando il successo della società”.
Posizioni che rispecchiano le indicazioni dei proxy advisor, le società di analisi specializzate nel fornire consulenza agli investitori su come votare alle assemblee degli azionisti. Il proxy Glass Lewis, ad esempio, nella sua raccomandazione parla di “dimensioni eccessive” dell’accordo sulla retribuzione. Tesla ha replicato affermando che il proxy “omette considerazioni chiave, usa una logica errata e si basa su speculazioni e ipotesi”. Una bocciatura in assemblea della retribuzione del ceo, seppur solo consultiva, potrebbe mettere in grande imbarazzo Musk, tanto da indurlo, secondo le indiscrezioni di mercato, a dare l’addio alla sua creatura. Nei giorni scorsi la presidente di Tesla Robyn Denholm, in una lettera agli azionisti, ha spiegato che il massiccio versamento al ceo, composto fondamentalmente da un piano d’assegnazione di titoli che si sviluppa in un decennio, serve “a mantenere l’attenzione di Elon e a motivarlo a concentrarsi sul raggiungimento di una crescita sorprendente per la nostra azienda”.
L’accordo sulla remunerazione era stato originariamente elaborato nel 2018, ma i giudici del tribunale del Delaware lo hanno annullato all’inizio di quest’anno, affermando che gli investitori non erano stati pienamente informati sui dettagli chiave. Le polemiche sulla retribuzione arrivano in un momento delicato per Tesla, in particolare per una serie di iniziative che guardano al futuro del gruppo. Il mercato guarda al progetto di un veicolo a basso costo e allo sviluppo della tecnologia di guida autonoma. Tesla sta “attraversando un periodo difficile di crescita e quindi bisogna avere pazienza”, spiegano gli analisti finanziari. “Ci aspettiamo che il pacchetto del 2018 venga riapprovato mentre la sentenza del tribunale del Delaware potrebbe diventare ormai superata visto che Tesla si trasferirà ora in Texas“.
La proposta di trasferimento dovrebbe passare senza problemi. La presidente Denholm ha esortato gli azionisti a votare a favore perché “fornisce una migliore piattaforma per l’innovazione, poiché i legislatori e i tribunali sono in una posizione migliore per prendere decisioni sulle modalità in cui il diritto societario si applica alle aziende”. Su questo punto hanno espresso il loro parere favorevole sia il fondo statunitense Calvert e sia il fondo sovrano norvegese che ha invitato Tesla ad adottare anche nuove politiche relative alla contrattazione.