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Sfida doppia in Belgio: vota per le Politiche e rischia un rebus irrisolvibile. Nelle Fiandre destra favorita, in Vallonia i partiti tradizionali

Tre elezioni, che si svolgeranno il prossimo 9 giugno, possono destabilizzare le dinamiche del Belgio ed imprimere una svolta estremista alla politica nazionale. I cittadini voteranno per l’elezione dei propri rappresentanti all’Assemblea Nazionale, al Parlamento Europeo, alle Assemblee Legislative provinciali ed in gioco c’è il futuro del Paese che ospita una delle capitali delle istituzioni europee. I sondaggi indicano che i partiti separatisti fiamminghi dovrebbero ottenere la percentuale più ampia di voti su scala nazionale e questo dato potrebbe spingerli a mettere in atto i loro progetti. Il Belgio è profondamente diviso al suo interno tra le Fiandre, ricca provincia settentrionale culturalmente legata ai Paesi Bassi e la Vallonia, la regione meridionale francofona in passato ricca di giacimenti minerari ed impianti industriali ma ora impoverita. Nel mezzo ci sono Bruxelles, capitale multiculturale e progressista sede di molte sedi dell’Ue e la piccola comunità autonoma tedesca che vive nell’Est del Paese.

Il matrimonio tra Fiandre e Vallonia scricchiola ormai da decenni e la profonda diversità tra le due regioni rende molto difficile governare il Paese. I Parlamenti locali godono di prerogative politiche molto ampie e la maggior parte dei partiti politici ha due sezioni ben distinte, una fiamminga ed una vallone, per cui possono votare i cittadini delle rispettive regioni alle elezioni nazionali. Ci sono poche eccezioni a questa regola, tra queste spicca il caso del Partito dei Lavoratori del Belgio e questa situazione implica una forte frammentazione dello scenario. Le forti divergenze ideologiche tra Fiandre e Vallonia complicano ulteriormente le cose: nella prima sono molto forti i partiti separatisti di destra radicale mentre nella seconda dominano i partiti politici di sinistra e di estrema sinistra. Trovare una sintesi post-elettorale per la formazione del governo può rivelarsi lungo e complesso e le trattative tendono a prolungarsi, anche per centinaia di giorni. Una parte dei cittadini delle ricche Fiandre, dove si trovano le città di Gand e Bruges, vorrebbe separarsi dal resto del Belgio per sfruttare al meglio le proprie potenzialità economiche mentre i Valloni, una comunità linguistica nata più per reazione nei confronti di quella fiamminga che per ragioni spontanee, vuole mantenere lo status quo.

La media dei sondaggi per le elezioni nazionali, raccolta da Politico ed aggiornata al 31 maggio, evidenzia le spaccature regionali. Nelle Fiandre il Vlaams Belang, formazione separatista di destra radicale, è prima con il 27 per cento dei voti ed è seguita dei separatisti conservatori della Nuova Alleanza Fiamminga con il 20 per cento dei voti. In Vallonia la destra radicale ed i separatisti sono praticamente inesistenti ed al primo posto c’è un testa a testa tra centrodestra del Movimento Riformatore (24 per cento dei voti) e socialisti (22 per cento dei voti). Qui, però, è molto forte il Partito dei Lavoratori del Belgio, estrema sinistra, con il 15 per cento dei voti. A Bruxelles i marxisti-leninisti sono addirittura secondi, con il 19 per cento delle preferenze, dietro al Movimento Riformatore con il 23 per cento. Il sistema di voto è di tipo proporzionale con sbarramento al 5 per cento e l’Assemblea Nazionale ha 150 seggi.

La proiezione sulla ripartizione di seggi evidenzia che i primi tre partiti, Vlaams Belang con 26 seggi, Nuova Alleanza Fiamminga con 20 e Partito dei Lavoratori con 19, sono estremisti ed euroscettici. Un caso clamoroso che costringerà i partiti più moderati, fiamminghi e valloni, a faticare non poco per raggiungere i 76 seggi necessari per formare il prossimo governo. Il Movimento Riformatore ha, secondo la media dei sondaggi, appena 18 seggi, i Socialisti valloni 16, quelli fiamminghi 12 scranni così come i liberali valloni mentre i Cristiano-democratici ne hanno 10 ed i Verdi ancor meno. Un patto non scritto, in vigore dal 1991, unisce i diversi partiti belgi nell’impegno di non formare alcun tipo di coalizione con il Vlaams Belang, in passato Vlaams Blok. Al momento questo impegno sembra reggere ma non è detto che, in futuro, le cose non possano cambiare qualora il successo dell’estrema destra diventi sempre più travolgente.

Il Vlaams Belang, come altre partiti della destra radicale europea, è favorevole ad un approccio duro nei confronti del crimine e all’implementazione di forti restrizioni all’immigrazione con lo stop a rifugiati e richiedenti asilo mentre esprime scetticismo nei confronti dell’Unione Europea e della lotta al cambiamento climatico. Il movimento vuole, inoltre, una crescita dei salari e delle pensioni minime adottando un approccio di tipo sociale si problemi del Paese. Su tutto spicca, poi, la volontà di rendere le Fiandre indipendenti mentre l’altro movimento autonomista, la Nuova Alleanza Fiamminga, preferirebbe creare una confederazione, svuotando il governo centrale di molte delle prerogative rimastegli.

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Nella foto in alto | Il premier uscente, il liberaldemocratico Alexander De Croo