Notte elettorale senza precedenti in Francia. Neanche il tempo di veder iniziare i festeggiamenti dell’estrema destra del Rassemblement National, dato al 31,5% fin dai primi exit poll delle elezioni Europee, che Emmanuel Macron si è presentato davanti alla nazione per annunciare lo scioglimento dell’Assemblea nazionale. “La Francia ha bisogno di una maggioranza chiara”, ha detto comunicando che il voto per le legislative sarà il 30 giugno, mentre i ballottaggi il 7 luglio. Un vero e proprio terremoto che ha sorpreso tutte le forze politiche. E pensare che Jordan Bardella, delfino di Marine Le Pen, poco prima aveva commentato la vittoria iniziando a invocare proprio nuove elezioni. Pochi istanti dopo è stato accontentato. “Siamo pronti”, si sono affrettati a rispondere dalle parti del Rn. Una situazione che spiazza soprattutto le forze a sinistra: spaccate e in grossa difficoltà, dovranno ora cercare l’intesa impossibile nel giro di pochissimi giorni.

I risultati – I risultati consegnano la vittoria indiscussa all’estrema destra del Rassemblement National con il 31,5 per cento dei voti. Una cifra che, così alta per un partito, non si vedeva dal 1984. Doppiata Valérie Hayer, capolista del partito di Macron Renaissance, che si ferma al 14,6. Un risultato, quello del Rn, sorprendente anche alla luce dell’affluenza che sale di circa 2 punti rispetto al 50,12% del 2019. Terzo arriva il Partito socialista-Place publique che ottiene il 13,8 per cento dei consensi, sancendo la rinascita di una forza che nelle ultime tornate aveva toccato i suoi minimi. Dietro la France Insoumise di Jean-Luc Melenchon con il 9,8 e les Republicains al 7,2. Sopra la soglia di sbarramento l’estrema destra di Reconquete (5,5) e gli Ecologisti (5,5).

La mossa di Macron – Nessuno si aspettava la mossa di Macron che scombina i piani politici ed elettorali di tutti i partiti, da sinistra a destra. L’annuncio è arrivato mentre erano in corso le dirette tv per commentare le elezioni e gli stessi giornalisti sono rimasti senza parole per alcuni minuti. La strategia del presidente della Repubblica è quella di mettere alla prova il Rassemblement National in una delle elezioni più difficili: le legislative richiedono grande radicamento sui territori e i candidati devono superare il ballottaggio. Resta il fatto che il partito di Marine Le Pen non è più quello del passato e ha una struttura sempre più solida, tanto da poter competere anche in elezioni così ravvicinate e improvvise. Dalla parte opposta invece, ora si apriranno settimane decisive per capire come rimettere in piedi una coalizione che alle Europee si è presentata in pezzi. Se il larghissimo risultato favorevole all’estrema destra si confermerà, Macron sarà costretto alla coabitazione con un esponente del Rassemblement National a capo del governo, probabilmente Jordan Bardella, il ventottenne capolista che ha ottenuto il miglior risultato di sempre del partito di Le Pen. E’ proprio lui lo specchio del cambiamento di un intero partito: nel 2017, al debutto di Marine Le Pen contro la stella nascente Emmanuel Macron, era un 21enne tra il pubblico che difendeva “patriottismo” e “valori nazionalisti”. Oggi guida la conquista del governo.

Cosa ha pesato sul risultato storico del Rn? È piu facile dire cosa ha pagato il presidente della Repubblica. Macron si trova a metà mandato con una crisi di consenso interno che sembra impossibile far rientrare. Mentre mette tutte le sue energie sul fronte della politica estera, presentandosi come il portavoce dell’Europa che non esita a invocare continuamente rischi di guerra, all’interno i malumori crescono e sono sempre più forti. L’ultimo grande scontro sociale è stato quello che, solo un anno fa, ha portato la Francia in piazza a scioperare per mesi. A inizio gennaio scorso, il tentativo estremo del capo dello Stato: un rimpasto di governo con l’incarico di primo ministro a un under 40 (Gabriel Attal) che avrebbe dovuto fare il controcanto proprio di Bardella. E non solo: lo sforzo di Macron è stato quello di guardare sempre più a destra, strizzando l’occhio a quell’elettorato che sceglie Le Pen e i suoi. Una strategia che ha provocato le ire di tutti coloro che alle presidenziali hanno accettato di sostenere il presidente fidandosi della promessa che “avrebbe rappresentato tutti”. Insomma, il refrain dello stare uniti per scongiurare il rischio dell’estrema destra non funziona più.

I precedenti – Lo scioglimento anticipato dell’Assemblea legislativa avviene per la sesta volta nella V Repubblica. Hanno convocato nuove elezioni prima della fine del mandato rispettivamente due volte Charles De Gaulle e due volte François Mitterand. In quelle quattro occasioni, la maggioranza presidenziale ha sempre vinto le elezioni. Non è successo nel 1997 quando Jacques Chirac ha deciso di chiedere il voto prima della scadenza e ha perso dando il via alla coabitazione con la sinistra di Lionel Jospin. Cosa succederà questa volta? Per Macron si aprono settimane delicatissime: oltre alla crisi in Ucraina, a fine luglio la Francia ospiterà in casa le Olimpiadi e dovrà gestire difficilissime e delicate misure di sicurezza. Nel mentre si dovrà insediare la nuova assemblea nazionale, oltre all’europarlamento e ci sarà, si presume, un nuovo governo. Insomma, Macron ha scelto di agire e di farlo in fretta. Ma in quella scommessa che in tanti già condannano come un azzardo, rischia di giocarsi tutto.

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