L'analisi dei numeri rispetto alle elezioni del 2022 (e al voto Ue del 2019): il centrodestra aumenta le sue percentuali, ma solo Forza Italia non perde voti. Sul fronte opposto Alleanza Verdi Sinistra guidagna circa mezzo milione di voti, lo stesso numero di preferenze perse dai partiti di Renzi e Calenda. Il Movimento di Conte crolla, complice anche l'affluenza ridotta
Fratelli d’Italia cresce, consolida la sua posizione di primo partito del Paese, ma perde anche più di mezzo milione di voti rispetto alle Politiche. Colpa dell’affluenza ridotta, senza dubbio, ma è anche vero che rispetto al 2022 il Partito democratico guadagna circa 250mila preferenze. Sono quasi due milioni, invece, i voti persi per strada dai 5 stelle in poco meno di due anni: un’emorragia. È questa la fotografia che emerge confrontando i dati delle Europee con quelli delle ultime Politiche. Va fatta una doverosa premessa: in linea teorica è sbagliato paragonare numeri provenienti da turni elettorali diversi. Ma in questo caso la base di calcolo, cioè gli aventi diritto, è molto simile: 49.552.399 gli elettori previsti per il voto dell’8 e 9 giugno, 50.864.123 quelli del 25 settembre del 2022. Molto diversa, ovviamente, l’affluenza: alle Europee hanno votato 23.244.590 persone, meno del 50%, mentre alla Politiche erano circa sei milioni in più, cioè 29.413.657, pari al 63,91 %.
Crescono le percentuali, diminuiscono i voti – Quasi due anni fa Giorgia Meloni vinse le elezioni con 7.301.303 voti, che le fecero sfiorare il 26%. Dopo 21 mesi passati al governo, Fdi aumenta il dato percentuale, sfiorando il 29 (28,8), che però corrisponde”soltanto” a 6.700.235 di voti: vuol dire una perdita di circa seicentomila preferenze rispetto al 2022. Quasi due anni fa Meloni ottenne anche 282.636 voti tra gli expat, ma sommare questi numeri sarebbe un errore. Intanto perché si trattava di preferenze prese dal listone unico che raggruppava tutti i partiti di centrodestra. E poi perché a differenza delle Politiche, alle elezioni Europee gli italiani all’Estero non sono inquadrati in una singola circoscrizione ma votano le liste presenti nel proprio comune di provenienza. Oltretutto il diritto di voto per Bruxelles lo hanno soltanto gli elettori residenti o che si trovano in Paesi Ue, mentre la circoscrizione Estero raggruppa anche altri contintinenti. Tornando ai voti di Fdi, va segnalato comunque l’exploit se si pensa ai dati del 2019, quando il partito di Meloni prese 1.726.189 preferenze, pari al 6,44%. Certo, in cinque anni è cambiato completamente tutto lo scenario politico e fare paragoni tra le due elezioni ha poco senso. In un lustro, però, Fdi ha comunque più che quadruplicato il proprio elettorato.
Forza Italia regge – Paragonare i numeri delle penultime elezioni di Bruxelles con quelli delle ultime provoca un effetto dolorosissimo alla Lega: nel 2019 il Carroccio era al governo coi 5 stelle e fece registrare un clamoroso boom con 9.175.208 voti e il 34,26%. Oggi sono 2.093.530, che valgono il 9%: rispetto a cinque anni fa sono sparite sette milioni di preferenze, ma ne mancano anche 400mila rispetto alle 2.470.318 prese alle ultime politiche. Matteo Salvini, nella notte, ha detto che sarebbe stato soddisfatto di qualsiasi “zero virgola” in più rispetto al 2022: visto che aveva preso l’8,79, festeggerà una crescita dello 0,21. Subisce comunque il sorpasso di Forza Italia, che col 9,62% prende un punto e mezzo in più rispetto alle Politiche. Il partito di Antonio Tajani conferma sostanzialmente i suoi voti: sono 2.236.152, poco meno dei 2.279.266 di quasi due anni fa. Nel frattempo, ovviamente, ad Arcore è cambiato molto, con la morte di Silvio Berlusconi che secondo molti commentatori avrebbe segnato la dissoluzione del partito. Invece Forza Italia sopravvive al suo fondatore. Va comunque segnalato che, alle Europee, Tajani ha ospitato nelle sue liste i candidati di Noi Moderati: nel 2022 la cosiddetta “quarta gamba” del centrodestra correva da sola e aveva preso circa 250mila voti. In termini percentuali, dunque, la coalizione di governo esce rafforzata dalle Europee: prende il 47,4%, mentre due anni fa era il 43,8 . Per quanto concerne i voti assoluti, invece, si registra una perdita di circa un milione di voti: erano 12.305.014 alle Politiche, sono 11.023.343 alle Europee.
Schlein fa crescere i dem – Il voto per Bruxelles doveva essere un banco di prova per Elly Schlein. E alla fine la segretaria del Pd ha superato l’esame, visto che ha fatto crescere il Pd di cinque punti percentuali rispetto alle Politiche. Nel 2022 i dem, all’epoca guidati da Enrico Letta, si fermarono al 19% e 5.348.676 voti. Alle Europee Schlein supera il 24 e guadagna circa 250mila preferenze: ne prende infatti 5.602.174. Un bottino comunque inferiore, di circa mezzo milione, rispetto alle 6.089.853 preferenze prese dai dem di Nicola Zingaretti nel 2019, quando comunque il partito si era fermato al 22,74%. A livello di coalizione, invece, il turno elettorale Ue fa registrare l’exploit dell’Alleanza Verdi Sinistra, che sfiora i sette punti percentuali e prende 1.564.516 voti: sono quasi mezzo milione in più del risultato del 2022, quando 1.021.808 “pesavano” per il 3,64%. Da segnalare come nel 2019 la Sinistra di Nicola Fratoianni ed Europa verde di Angelo Bonelli avessero preso insieme poco più di un milione di voti e il 4,07%: correndo separati, però, erano rimasti fuori dal Europarlamento. A livello di coalizione, l’asse Pd-Avs è stato votato da 7.164.874 persone, cioè circa 150mila in meno rispetto a quelle delle Politiche. Nel 2022, però, il Pd di Letta era alleato anche con +Europa di Emma Bonino (che aveva portato in dote 796.057 preferenze e il 2,83) e Impegno civico di Luigi Di Maio (con 173mila voti e lo 0,6).
Il crollo dei 5 stelle – I voti di coalizione potrebbero arrivare oggi a quasi nove milioni e mezzo, allargando il calcolo al Movimento 5 stelle, ma in questo caso la perdita sarebbe molto peggiore rispetto agli 11.677.590 di voti ottenuti nel 2022 dal cosiddetto Campo largo. Il motivo del crollo è da addebbitare al clamoroso flop registrato dal Movimento di Giuseppe Conte: alle Politiche del 2022 aveva ottenuto il 15,43% con 4.335.494 di voti, mentre alle Europee si ferma sotto il 10 percento e 2.323.021 preferenze. Quindi in poco meno di due anni i 5 stelle hanno perso oltre due milioni di voti. Peggio ancora il crollo rispetto alle Europee del 2019: all’epoca Conte era premier e il Movimento guidato da Di Maio prese il 17%, con poco più di quattro milioni e mezzo di voti. Anche in quel caso si parlò di crollo: i 5 stelle, infatti, avevano dimezzato i risultati delle Politiche del 2018.
Il flop dei sedicenti terzopolisti – Crollano clamorosamente anche i sedicenti esponenti del Terzo polo: i partiti di Matteo Renzi e Carlo Calenda non riescono infatti a raggiungere il 4 percento, rimanendo dunque fuori dall’Europarlamento. Gli Stati Uniti d’Europa, cartello di liste creato su input di Italia viva, si ferma al 3,76% e 873.985 voti, mentre Azione fa il 3,35 e 777.169. Insieme avrebbero preso 1.651.154 voti, superando la soglia di sbarramento, ma fermandosi comunque a circa mezzo milione di preferenze in meno rispetto al risultato delle Politiche. Nel settembre del 2022, Italia viva e Azione correvano insieme, ma senza +Europa, che questa volta faceva parte del cartello di liste di Renzi. Per quanto riguarda gli altri partiti che erano presenti anche nel 2022, va segnalato il piccolo balzo in avanti di Cateno De Luca: alle Politiche aveva preso 212.954 voti e lo 0,76% con Sud chiama Nord, mentre alle Europee con il maxi contenitore Libertà arriva a 284.282 voti e l’1,22%. Da segnalare, poi, che tutte le liste all’opposizione della coalizione di governo (comprese ovviamente quelle che non esprimono eletti in Parlamento) totalizzano 12 milioni e 232mila voti: un milione e 200mila in più rispetto al sostegno ottenuto dal centrodestra. Che però è unito e governa. La versa sfida, sul fronte opposto, sarà probabilmente proprio questa: creare alleanze in grado di essere un’alternativa credibile.