La solita bravura di un pilota di talento, bravo a saper concretizzare le occasioni anche nei momenti di difficoltà. In Canada, domenica sera, Max Verstappen è tornato sul gradino più alto del podio come non faceva da Imola, riscattando alla grande e con intelligenza lo sbaglio in qualifica a Montecarlo. Per lui è il 60esimo successo in F1 e ora il secondo posto di Michael Schumacher, nella classifica dei Piloti con più successi di tutti, è distante 31 trionfi. L’ennesima dimostrazione di come si reagisce alle difficoltà, di come si va oltre i limiti di una macchina non più imbattibile e con un altro venerdì da dimenticare per il problema alla Power Unit che non faceva presagire nulla di buono. Ma Red Bull ha risposto ancora alla grande, trovando il compromesso giusto a una vettura che si è presa la prima fila sabato e la vittoria domenica. Ma che deve fare i conti con un secondo pilota, Sergio Pérez, totalmente in difficoltà e lontano parente di quello visto al via della scorsa stagione, nelle due vittorie di Jeddah e Baku.

L’ennesimo mancato Q3 sabato in Canada (come a Montecarlo e Imola) oltre un’uscita in solitaria nel finale di GP, disintegrando totalmente l’ala posteriore, hanno portato un altro zero di Pérez alla Red Bull in classifica Costruttori. Ma il “Checo” può almeno tirare un sospiro di sollievo per lo stesso risultato raccolto da Charles Leclerc e da una Ferrari che, metaforicamente, è andata in difficoltà come il messicano. Che il weekend di Montréal per Maranello fosse da dimenticare lo si era capito già dalle FP3 di sabato mattina, nonostante un passo che lasciava ben sperare. L’assetto sbagliato ha fatto sì che le Rosse fossero estremamente lente in rettilineo nelle qualifiche, uscendo entrambe al Q2, per poi avere una domenica da dimenticare. Se si guarda ai piloti, Leclerc ha avuto un problema alla Power Unit che lo penalizzava proprio sui dritti, tentando anche l’azzardo di montare le slick quando si attendeva un nuovo scroscio di pioggia. Il tutto prima di rimontare le intermedie nuove, venire doppiato dai piloti di testa e di decidere per il ritiro. Anche Carlos Sainz non ha mai avuto passo, oscillando sempre intorno al 13esimo posto, per poi finire in testacoda e centrare la Williams del povero Albon. Al via, lo spagnolo non è stato solo passato dalle due Haas, super veloci con le full wet rispetto alle intermedie degli altri (Magnussen è arrivato fino al 4° posto), ma da diverse altre monoposto di medio-bassa fascia. Insomma, un incubo.

Quello del Canada dunque è un passo indietro importante per Maranello, alla seconda gara fuori dal podio (dopo la Cina) nonostante le attese cariche di speranza su una pista d’alta velocità e curve veloci e dopo la vittoria di Montecarlo. La sensazione è che fosse un problema di affidabilità quello della SF-24 di Leclerc e che il mancato grip alla gomma di sabato non fosse il problema principale. La sosta di una settimana aiuterà il team del Cavallino a riflettere bene sull’errore e a fare di meglio, ma sicuramente gli interrogativi rimangono dopo quanto di positivo è stato visto in questo avvio di campionato. Post-gara, il team principal Fred Vasseur ha parlato di “un guasto al sistema di controllo del motore che faceva perdere tantissimi cavalli”, la speranza di tutti è che il problema sia limitato e non duri anche su altre piste. E quella di Barcellona, dove si corre fra due settimane, non è del tutto adatta alle caratteristiche Ferrari. Anzi, è più atteso un duello Red Bull-McLaren, che ha animato anche la domenica di Montréal e che inizia a farsi vedere con sempre più frequenza dopo gli aggiornamenti portati dal team di Woking nel GP di Miami.

Se la Ferrari iniziava a fare un pensierino sul titolo Costruttori prima di Montréal, è certo che la vittoria di Verstappen non aiuta e permette alla Red Bull di allungare. Leclerc è piombato a -56 dall’olandese, +49 è invece il gap del team anglo-austriaco sulla Rossa, seconda. Quaranta punti sotto Maranello, però, c’è la McLaren, che continua a volare in tutti i tipi di pista ma deve rivedere le strategie, dopo aver sbagliato a non chiamare subito dentro Lando Norris nel primo ingresso della Safety Car per l’out di Sargeant. Un peccato perché poco prima, appena permesso il Drs dalla Direzione corse, l’inglese si era letteralmente divorato sulle intermedie sia Verstappen sia Russell, nel rettilineo prima dell’ultima chicane tra 20esimo e 21esimo giro. Più tardi intorno alla 40esima tornata, quando ha definitivamente smesso di piovere, il team inglese non ha più avuto il passo di Verstappen, come ha dimostrato anche il divario sopra il secondo recuperato dall’olandese alla ripartenza dell’ultima Safety Car (per il testacoda di Albon).

Intanto il podio è tornato a frequentarlo anche la Mercedes, che con le basse temperature rende sempre meglio rispetto alle gare più calde, dove le W15 hanno molto sofferto l’overheating, specie al posteriore. Russell è meritato terzo, Hamilton (4°) è sempre rimasto dietro al compagno, per poi avere la chance di finirgli davanti nel finale di gara, dopo un duello tra l’ex Williams e la McLaren di Piastri che ha portato il primo al taglio dell’ultima chicane. Hamilton, però, è stato spodestato da un Russell con nettamente più velocità. Insomma, non sono grandi premesse prima del suo arrivo in Ferrari… Hanno chiuso la top-10 le Aston Martin di Alonso (6°) e Stroll (7°), la Racing Bulls di Ricciardo (8°) e le Alpine di Gasly (9°) e Ocon (10°).

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