Un angolo celeste di Caraibi a sud di Saint-Tropez quasi segreto. 40 chilometri di coste tra calette e spiagge, clima mite tutto l'anno e buona tavola. Per chi ama la natura e il bello. E dove l'arte contemporanea si vive a piedi nudi
Già nell’Ottocento, merito del suo clima mite e della magia delle sue isole, Hyères diventa meta di villeggiatura della Costa Azzurra, amata da scrittori e teste coronate, a cominciare dalla regina Vittoria. Oggi è il porto di partenza verso meraviglie marine: la vicina penisola di Giens e le isole Porquerolles, luoghi magici tra cielo e mare. Ma non sono solo le famose spiagge della zona e lo shopping ricercato (Hyères vanta anche la produzione dei cosmetici bio Naturado en Provence, i preferiti dalla regina di Svezia, mentre prodotti artigianali sono in vendita nel grande mercato del sabato) a portarci a Hyères. Zigzagando tra le viuzze della città scopriamo un centro storico medievale, tra splendidi giardini pubblici (quattro “jardins remarquables”) e monumenti come la Tour Saint Blaise, realizzata dai Templari nel XII secolo (oggi spazio espositivo), o la chiesa di Saint Louis in stile romanico e gotico. Un po’ di sano trekking verso lo sperone roccioso, dove ci sono i resti del castello dell’anno Mille, ci offre una straordinaria vista panoramica su tutto il territorio circostante, a partire dalla penisola di Giens, collegata al continente attraverso un doppio cordone sabbioso che racchiude le saline, regno dei fenicotteri rosa e lo stagno dei Pesquiers. Più in là, Villa Noailles, progettata da Robert Mallet-Stevens dal 1923, è un’esperienza di primo modernismo adattato alla natura, e rende l’idea dell’avanguardia culturale passata di qui; il giardino cubista della villa disegnato da Gabriel Guevrekian vale la sosta. Oggi è centro di arte contemporanea e ospita una mostre ed eventi interessanti, tra cui il 39e “Festival international de mode, de photographie et d’accessoires” (10-13 ottobre 2024).
Tra il reticolo di stradine del centro, si trovano una trentina di artigiani e artisti che aprono la porta dei propri atelier. Da fare, una “passeggiata artistica” a La Banque – Musée des Cultures et du Paysage, per scoprire la storia e i paesaggi di Hyères. L’ex Banca di Francia, ora museo, ospita una collezione patrimoniale di più di 1.600 opere. Uno dei luoghi d’arte meno conosciuti che merita il viaggio! Al piano terra un ampio spazio per mostre temporanee di grandi dimensioni, che dal 13 luglio al 24 novembre 2024 ospiterà “Les Arts de Joan Mirò”: 74 opere tra sculture, dipinti, incisioni, litografie, gouaches e disegni dell’artista catalano. A fare tra trait d’union tra i paesaggi illustrati nelle sale del Musée des Cultures et du Paysage e quelli che circondano Hyères, un giardino mediterraneo di oltre 1100 m², in perfetta armonia con l’architettura dell’edificio, con tre diverse zone paesaggistiche presenti sul territorio di Hyères: quella esotica ricca di strelizia, cycas o ibisco, un’atmosfera balneare decorata da tamerici e cinerarie, e infine la macchia con querce, corbezzoli e pistacchi. Nel bel mezzo della vegetazione, l’opera più importante di Óscar Domínguez, il monumento al gatto nella sua versione originale, collocata tra quattro palme. Buen retiro, Le Lilou, comodo dal centro, recentemente rinfrescato, ha la magnificenza dei grandi alberghi d’epoca in un’atmosfera contemporanea. Nell’outdoor, il grande protagonista è il pergolato in stile palladiano decorato con colonne grandi. Ricchissimo buffet dolce e salato, da perdere la testa, tali e tante le leccornie esposte: un’ampia gamma di pasticceria, yogurt freschi, vari tipi di pane.
La natura wild di Porquerolles
Basta un quarto d’ora di navigazione col traghetto che salpa dal porto di Giens – La Tour Fondue, per raggiungere Porquerolles, isola eco-chic, la più grande dell’arcipelago di Hyères, di cui fanno parte Port Cros e l’Ile du Levant (chiamate anche isole d’Oro). Così autentica e speciale, enclave un tempo di intellettuali come George Simenon e Paul Valéry, è oggi il luogo perfetto per chi vuole immergersi in una natura incontaminata, protetta da rigide norme ambientali, volte alla salvaguardia di questo territorio piccolo ma prezioso. Le auto sono vietate (tranne quelle poche dei residenti) e non ci sono mezzi pubblici. Il modo migliore per spostarsi è andare in bicicletta da noleggiare in uno dei tanti negozi sull’isola. Incorniciata da minuscole casette color pastello, Place d’Armes (proprio qui da L’Indien abbiamo preso le nostre bici) è il cuore del villaggio, l’unica piazza dove i pochi abitanti dell’isola giocano a pétanque e dove il massimo della mondanità è sedersi in uno dei bar all’aperto e sorseggiare un pastis come aperitivo. Il paesaggio verace e il douceur de vivre di cui godiamo oggi sono quasi interamente attribuibili a un cercatore d’oro belga, FJ Fournier, che acquistò Porquerolles nei primi anni del 1900 per farne regalo alla sua nuova moglie; fece piantare 500 acri di vigneti che produssero uno dei primi vini provenzali, le vin des Côtes de Provence. Nel 1971 lo stato intervenne e dichiarò l’80 percento dell’isola un parco nazionale. Lungo la costa settentrionale, spiagge di sabbia bianca e foreste di pini marittimi (si possono raggiungere seguendo facili sentieri anche a piedi) che arrivano fino nel mare azzurrissimo. Una delle più belle è Plage de Notre Dame, senza dimenticare Plage d’Argent, una fine lingua di sabbia di quarzo bianco su cui si affaccia un chiosco. In sella ci siamo spinti fino a Plage du Langoustier, palma d’oro per bellezza e esprit sauvage con Plage de la Galère.
Il versante opposto è più aspro e selvaggio, con scogliere e piccole calette raggiungibili attraverso sentieri scoscesi (con indicazioni ben precise), o navigando a bordo di una barca a vela o di un catamarano. Attraversando il sottobosco, pedalando tra vigneti e olivi centenari, abbiamo raggiunto Fondation Carmignac, all’interno di una villa progettata dall’architetto Henri Vidal negli anni ’80. L’ingresso è consentito a non più di 50 persone ogni mezz’ora, per garantire il lusso (impagabile) di godersi un tête-à-tête con le opere. Il museo è nascosto sotto la casa. All’improvviso lo spazio si espande, svelando 2.000 metri quadrati di mostra allestita su più livelli, senza che si abbia mai l’impressione di essere sotto il livello superficiale grazie a un gioco di luci e volumi. All’entrata siamo invitati a lasciare le scarpe, perché la visita si fa a piedi nudi “per sentire l’energia della pietra”. Una collezione di opere dove spiccano gioielli di, fra i tanti, Maurizio Cattelan, Roy Lichtenstein, Andy Wharol, Gerhard Richter e Miquel Barceló. Visitabile fino al 4 novembre prossimo, la mostra “Infinite Woman” che raccoglie una serie di lavori (di oltre 60 artisti) che riflettono sulla tematica dell’essere donna e del potere femminile in tutte le sue sfaccettature. All’esterno, un verdeggiante giardino di sculture gioca con il paesaggio naturale. Il mare è poco più in là. In tardo pomeriggio rientro a Hyères, e più tardi cena a Le Bor, piccolo hotel, affacciato direttamente sul mare, con una raffinata e creativa quanto elaborata cucina di pesce.