Con un piede nella Terza guerra mondiale e coll’elevato rischio che esploda un conflitto nucleare, non c’è niente di meglio che dedicarsi alla lettura di Niente di nuovo sotto il suolo (Piedimosca Edizioni), il libro che riunisce in un’ideale trilogia i mondi assurdi e densi che gli autori, Ivan Talarico e Luca Ruocco, hanno creato negli anni addietro di fervente attività. I tre racconti del libro, infatti, sono nati come spettacoli teatrali e hanno debuttato per tre anni consecutivi al Teatro dell’Orologio di Roma. “Al quarto anno – spiegano Talarico e Ruocco – abbiamo deciso di portarli in scena come trilogia, vista la continuità di temi e immaginario, e l’abbiamo intitolata così. Il titolo del libro, ispirato alla frase biblica ‘Niente di nuovo sotto il sole’, riflette l’idea di prendere luoghi comuni, giocarci, renderli profani e trasformarli in mondi surreali e densi di significato”.
Gli spettacoli della Trilogia della Disperazione Comica composta dai racconti La variante E.K., gU.F.O. e Operamolla rappresentano il momento più importante della vita produttiva della Compagnia DoppioSenso Unico da loro fondata. “Disperazione comica” che definiscono come “un dolore così nero, così scuro, che non riesce più a vedere se stesso e ride. È il culmine della disperazione, per citare Cioran, in cui lo sguardo si allarga e i personaggi vedono quanto sia misera la loro sofferenza rispetto all’immenso che li circonda. E quindi la smorfia si deforma in riso. Tutti e tre i racconti sono vicende cupe viste da una distanza siderale, raccontate con il sorriso della galassia accanto”.
Gran parte del lavoro – di circa cinque anni –, tra scrittura e messa in scena, è partito da un magma unico. “Una sorta di infinita scaletta di titoli di possibili scene – raccontano gli autori – che avevamo steso mentre cercavamo l’idea di un nuovo spettacolo. I toni, chiaramente, erano quelli che da sempre ossessionano le nostre opere: il macabro, il grottesco, l’assurdo. Una volta identificati i confini dei tre mondi che avevamo racchiuso su foglio abbiamo iniziato a strutturare lo scheletro del primo spettacolo, La variante E.K., che in qualche modo ci ha dato il giusto modus operandi per andare avanti con gli altri. Sviluppavamo un gruppo di scene, sempre partendo da titoli che potevano fornirci una visione obliqua o distorta di un momento della storia che magari poteva specchiarsi in una scena successiva con il cambio di una parola o di un punto di vista. Poi portavamo queste scene in giro per alcuni locali romani, per testarle dal vivo con l’ingrediente segreto di questa trilogia: il pubblico, che era sempre attivo in scena con noi, anche se in percentuale e modalità differenti. Quando avevamo sperimentato abbastanza tornavamo a rinchiuderci nel nostro studio per arrivare alla versione definitiva dello spettacolo che poi sarebbe stato ospitato al Teatro dell’Orologio. È andata così anche con gU.F.O. e Operamolla. Poco più di un anno fa abbiamo iniziato a pensare all’idea di pubblicare quei tre testi teatrali. Il processo che ha portato dalla scena alla pagina scritta è stato lungo e complesso. Poi, anche grazie ai giusti consigli di Elena Zuccaccia di Pièdimosca Edizioni, il progetto si è trasformato”.
I temi principali esplorati nei tre racconti di disperazione comica, di buonumore nero e di nichilismo illuminato, contenuti nel libro includono la morte, l’incongruo, la cattiveria e la religione. La morte, simbolo universale nei racconti, è sempre stata centrale, intrecciandosi con simboli come losanghe, croci e martelli, che assumono nuovi significati narrativi. Il nichilismo illuminato è interpretato come un tunnel pieno di luci che finisce nel buio, dove la vivacità non salva dalla fine inevitabile. I protagonisti affrontano le loro lotte personali con coraggio e determinazione, affrontando la vita con spirito di adattamento e resilienza. L’uomo senza identità in E.K. cerca di ritrovarsi, Amedeo in gU.F.O. crea un mondo immaginario dove può esprimersi liberamente, e le tre sorelle in Operamolla dialogano con Dio per trovare un significato più profondo all’esistenza.
Le diverse esperienze di Talarico e Ruocco, come autori teatrali e sceneggiatori, si fondono in una narrazione che celebra la complessità dell’essere umano, la sua capacità di reinventarsi e di trovare la luce anche nelle situazioni più buie. Questi racconti invitano il lettore a guardare la vita con occhi nuovi, a trovare il proprio percorso di crescita e a scoprire il potenziale insito in ogni fase dell’esistenza. Attraverso l’utilizzo intelligente di ossimori e contraddizioni, invitano a esplorare nuove prospettive sulla vita e la morte. Anziché raffigurare la morte in modo tetro e lugubre, essi la presentano come un elemento inevitabile ma non per questo privo di significato. Piuttosto, la comicità che emerge dalle loro opere mira a esorcizzare le paure e a incoraggiare una riflessione più profonda sull’esistenza umana. L’obiettivo è di aiutare i lettori ad abbracciare la complessità della condizione umana, accettando sia la gioiosità sia la fragilità dell’essere. Ciò che gli autori sperano di trasmettere, infatti, è un senso di leggerezza e di rinnovamento attraverso il riso e la meditazione al fine di sviluppare una visione più ampia e compassionevole dell’esperienza umana. E di questi tempi non è poco.