Salute

“Basta regalare protesi al seno alle 18enni”: l’allarme dei medici dopo il boom di richieste di intervento sulle ragazze appena maggiorenni

A lanciare l’allarme è la Società di medicina estetica

Una pericolosissima moda si sta diffondendo nel paese: quella di regalare alle neo-diciottenni una protesi al seno per il loro compleanno. A lanciare l’allarme è la Società di medicina estetica, che ha fronte del ribadito divieto da parte del Ministero della Salute per le minorenni di subire impianti di protesi al seno per motivi estetici, mette in guardia da quella che il presidente Emanuele Bartoletti definisce “Una deriva che deve essere bloccata”. “Giustissimo ribadire il divieto di impianto di protesi mammarie ai minorenni per fini estetici – ha continuato Bartoletti alla Stampa – La cosa che però spesso succede, e credo sia una deriva sbagliata, è che ci sono genitori che regalano l’impianto di protesi al seno alle figlie proprio per il compimento dei diciotto anni e questo è rischioso, perché si tratta comunque di soggetti troppo giovani” “In età così giovane, infatti, o si ha una malformazione come ad esempio un’amastia, ovvero un seno completamente piatto, oppure non ha senso ricorrere alla chirurgia solo per una moda. Bisogna stare molto attenti e per questo lanciamo un appello soprattutto ai genitori, perché non acconsentano alle richieste delle figlie se non ci sono motivi validi.”

Sul punto si è allineata anche Emi Bondi, presidente uscente della SIP (Società Italiana di Psichiatria): “Il tentativo di adeguamento a modelli estetici stereotipati spesso irrealistici è alla base di molti disturbi psichici che colpiscono i giovani che hanno come base la dismorfofobia ossia la non accettazione del proprio corpo – spiega Emi Bondi – Nel caso delle ragazze è il tentativo di vincere l’insicurezza interiore con la sicurezza esteriore di un corpo che risponde ai canoni estetici del momento. Da questo in alcuni casi nascono anche i disturbi del comportamento alimentare. Le madri che accompagnano spesso hanno anche loro problemi di sicurezza che proiettano sulle figlie. Non solo serve un cambiamento culturale, una maggiore attenzione all’essere rispetto all’apparire e la valorizzazione della persona nel suo insieme e nella sua peculiare individualità invece della creazione di cloni impersonali. Ma anche una valutazione della componente psichica prima dell’intervento. Se il problema è la dismorfofobia, infatti, l’intervento si rivelerà solo un palliativo”.