Manifesti col fucile puntato, santini con le specie di volatili che si vorrebbe cacciare, cene elettorali tra le doppiette, appelli e contrappelli. Tra i 76 eletti italiani, a Strasburgo, più che in passato sarà presente un nutrito “plotone” di europarlamentari che porteranno avanti gli interessi di cacciatori e armieri e che si opporranno – le due cose, a dispetto della narrazione del mondo venatorio, vanno quasi sempre insieme – a qualsivoglia miglioramento nella tutela dell’ambiente dei Paesi membri. E allora ecco che al Parlamento Ue entreranno i cacciatori di FdI, Sergio Berlato e Pietro Fiocchi (quest’ultimo sponsorizzato anche dalla lobby degli armaioli), il cacciatore e responsabile del dipartimento Politiche venatorie di Forza Italia, Flavio Tosi, fino a nomi fuori dai radar della politica nazionale, ma che grazie al voto delle doppiette avranno un posto assicurato nell’emiciclo europeo per i prossimi cinque anni. Ecco chi sono e quante preferenze hanno raccolto.

Nella circoscrizione Nord-est, com’era prevedibile, ha fatto il pieno di voti Sergio Berlato, con 46.010 preferenze. Per i cacciatori, è sempre stato IL – in maiuscolo – candidato da votare. Ha avuto un passato sia in Alleanza nazionale sia in Forza Italia – e quattro legislature in Ue. La curiosità è che ha lasciato FI in polemica con Silvio Berlusconi, ritenuto troppo vicino agli animali. Ma non poteva che andare così, visto che Berlato è a favore della caccia in deroga (almeno, va detto, ha mantenuto una certa coerenza). Nel 2020, quand’era presidente dell’associazione venatoria Confavi, ha invitato i 7mila cacciatori vicentini a votare il genero per le regionali. Il motivo? “Ha spostato mia figlia, vi potete fidare”. Nello stesso anno ha organizzato un convegno ritenuto negazionista del Covid, che gli è valso l’appellativo di no-vax. Prima di questa tornata elettorale, il suo nome è comparso su una serie di santini con le foto di specie protette (dunque non cacciabili) a cui più di un cacciatore tirerebbe volentieri un colpo. In polemica con ambientalisti e animalisti ha risposto che lui ama gli animali, “soprattutto se ben cotti”.

Sempre in Veneto e sempre con Fratelli d’Italia, è andata meglio di lui Elena Donazzan, che ha raccolto 63.250 preferenze. La 51enne di Bassano del Grappa – considerati i mutati rapporti di forza nella coalizione, la naturale sostituta in Regione di Luca Zaia – è ricordata più per le sparate che per gli atti strettamente politici. L’ultima, in ordine di tempo, è quella secondo cui “i matrimoni tra cattolici e musulmani possono facilitare le infiltrazioni terroristiche”. Ma l’assessora all’Istruzione – ebbene sì – ha tentato anche di riscrivere la storia, come quando disse che “l’antifascismo ha prodotto il terrorismo”; o come quando parlò della spedizione nazifascista in Russia. Perché Donazzan piace alle doppiette? Perché ha lavorato per loro quando – sempre in Veneto – ricoprì il ruolo di assessora alla Caccia. E perché prima delle elezioni ha firmato il “Manifesto a difesa dell’attività venatoria e della cultura rurale” proposto dalle associazioni venatorie italiane e dal Cncn (Comitato nazionale caccia e natura).

Sempre nella circoscrizione Nord-est è in attesa della conferma (praticamente certa) Flavio Tosi (34.415 preferenze, secondo solo ad Antonio Tajani), attualmente a Montecitorio con Forza Italia. Per dieci anni sindaco di Verona, Tosi è un cacciatore ed è stato per un periodo altrettanto lungo presidente di Federcaccia Veneto. Per Tosi – un passato nella Lega, da cui è stato espulso dopo le frizioni con Matteo Salvini – è la prima volta in Europa. L’anno scorso, raccontando un aneddoto su Umberto Bossi, ammise di sentirsi “un po’ fascista”. Dei gay, nel 2013, disse che “pensare che siano malati è un’opinione legittima, non è un reato”. Per il Carroccio, invece, troverà posto a Strasburgo la sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint (42.983 preferenze), da tempo impegnata in una sorta di crociata contro la comunità musulmana della città: Cisint ha fatto chiudere due moschee, ma per Tar e Consiglio di Stato “deve garantire un luogo di culto” ai musulmani. Lo scorso aprile ha sottoscritto il manifesto Face (Federazione europea per la caccia e la conservazione), che riunisce le associazioni venatorie europee e rappresenta circa sette milioni di cacciatori, dichiarando che “trovo doveroso portare avanti le istanze di una categoria di persone che vuole continuare a praticare la propria passione. I cacciatori svolgono un ruolo positivo per la biodiversità e la comunità”.

Nella circoscrizione Nord-ovest, seppur con qualche brivido, troverà posto Pietro Fiocchi (19.162 preferenze), europarlamentare uscente di Fratelli d’Italia, cacciatore, da sempre vicino al mondo venatorio (di cui tanto in Ue quanto in Italia fa gli interessi) e al mondo degli armieri. Fiocchi, recentemente, ha fatto parlare di sé per essere comparso sui manifesti elettorali con la carabina puntata verso l’osservatore. Fatto, questo, che gli è valso il biasimo del cugino a capo dell’omonima azienda di munizioni, Stefano Fiocchi, e più di un imbarazzo da parte di Federcaccia, che lo ha invitato a non esagerare. Per Fiocchi si è speso anche il Comitato difesa legale dei possessori d’armi.

Davanti a lui, nel partito di Giorgia Meloni, si sono piazzati, in ordine Carlo Fidanza (50.751), Mario Mantovani (39.037) e Giovanni Crosetto (nipote del ministro Guido Crosetto, 33.958 preferenze). Tutti e tre hanno una cosa in comune: hanno firmato il “Manifesto a difesa dell’attività venatoria e della cultura rurale”. Mantovani, poi, ha raccolto lo sponsor di Acl (Associazione cacciatori lombardi) perché, scrivono, è “una persona vera prima che un personaggio politico, che ha alle spalle anni e anni di esperienza, dapprima due volte parlamentare europeo, poi senatore e infine vicepresidente di Regione Lombardia e assessore alla Sanità. Una persona che ci ha dimostrato con i fatti negli scorsi mesi di potere, ma soprattutto volere, difendere con coraggio la nostra categoria“. Tra i candidati segnalati ai propri iscritti da Acl, anche il bresciano Paolo Inselvini (16.832), definito “giovane promessa su cui abbiamo deciso di investire anche perché portatore dei valori della nostra cultura rurale”. Inselvini volerà a Strasburgo.

Nella circoscrizione Centro ha fatto il pieno di voti, sempre per FdI, il copresidente di Ecr, Nicola Procaccini, anch’egli firmatario del manifesto dei cacciatori. Nel febbraio scorso scaldò gli animi quando disse che “vengo da un territorio di coltivazioni, di caccia e di pesca. E so che non saranno gli ambientalisti da salotto a distruggere la passione e il lavoro di generazioni di italiani ed europei, che vivono e lavorano nella natura. Finché c’è gente che lotta per loro e per noi, c’è ancora speranza”. Nella circoscrizione Sud eletti, per FdI, Chiara Maria Gemma (46.552) e Michele Picaro (54.959), che hanno sottoscritto il documento delle associazioni venatorie. A sorpresa, invece, potrebbe non essere eletto il leghista Francesco Bruzzone, principale artefice dello smantellamento – in senso di deregulation – della legge 157/92. Ligure, correva per la circoscrizione Nord-ovest, dove ha raccolto 24.333 e si è piazzato al quinto posto. Ma Bruzzone cadrà in piedi: siede già a Montecitorio.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Il crollo M5s passa dalla Sicilia: voti dimezzati e un solo eletto. A Castelvetrano sindaco non rieletto. Caltanissetta, ballottaggio a rischio

next
Articolo Successivo

In Veneto inizia il dopo-Zaia: la Lega prende atto della sberla elettorale e apre a un accordo con gli alleati per scegliere il candidato

next