Omicidio colposo e omissione di soccorso: sono le accuse per cui è indagato il proprietario di una delle tre barche individuate dalle forze dell’ordine nell’ambito dell’inchiesta sulla donna travolta e uccisa nel mare di Posillipo. L’indagato, un noto avvocato napoletano, è stato sottoposto a interrogatorio; secondo quanto si è appreso è la stessa persona che ha prestato soccorso al superstite. L’ipotesi è che, dopo aver causato l’incidente mortale, si sia allontanato – da chiarire se consapevole o meno di quanto accaduto – e solo in seguito sia tornato indietro. L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di domenica 9 giugno, quando una imbarcazione ha travolto il kayak su cui due giovani stavano facendo una escursione nelle acque di Posillipo, causando la morte della 31enne Cristina Frazzica. L’allarme è stato lanciato circa una mezz’ora dopo la disgrazia dal natante che ha recuperato il giovane professionista sopravvissuto.

Il corpo senza vita di Cristina è stato trovato a poca distanza dal luogo dell’impatto dai soccorritori, subito dopo l’allarme. Non si esclude che il natante investitore solcasse il mare a velocità sostenuta e che la prua sollevata abbia ridotto notevolmente la visibilità del guidatore. Nelle scorse ore la famiglia della vittima è arrivata a Napoli dove ha incontrato gli investigatori, che intendono disporre l’esame autoptico sulla salma per luce sulle cause di morte. Un esame che consentirà anche di scoprire se Cristina sia morta sul colpo oppure se un soccorso tempestivo avrebbe potuto salvarle la vita. Saranno ora le perizie sui natanti a fornire la conferma sull’identificazione della barca, accertamenti che riguarderanno anche il kayak a bordo del quale domenica scorsa Cristina Frazzica e il suo amico avvocato napoletano intendevano trascorrere una domenica in serenità nell’incantevole mare di Posillipo.

Della sicurezza in mare si è occupato oggi il Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico, convocato dal prefetto di Napoli Michele di Bari: “Siamo mettendo in campo un poderoso dispositivo – ha detto al termine il prefetto – attraverso le forze di polizia a terra, il Roan della Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto a mare, per frenare queste situazioni di illegalità”. “Vivo cordoglio” è stato espresso da Taurianova, città della provincia di Reggio Calabria di cui Cristina era originaria: la ricercatrice, infatti, era figlia di una coppia di emigrati partiti dalla frazione di San Martino di quel comune.

Cristina Frazzica, giovane ricercatrice di 31 anni, nata a Taurianova in provincia di Reggio Calabria, era oramai vogherese d’adozione. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Giorno, lei e la sorella gemella si erano trasferite assieme ai genitori in provincia di Pavia e qui la donna aveva conseguito la laurea triennale in Biologia. Poi ha proseguito gli studi con la laurea magistrale in Biotecnologie e poi un master in Fisica. L’amministrazione comunale del centro della Piana di Gioia Tauro ha espresso “cordoglio a nome dell’intera città” ai familiari della 31enne. “Cristina Frazzica – si legge in una nota degli amministratori taurianovesi – assieme alla sorella gemella era nata proprio nella cittadina della Piana, dove la madre Angela e il padre Luigi vollero tornare per il lieto evento, dopo essersi stabiliti per lavoro a Voghera”. “Ci facciamo rappresentanti di un sentimento assai diffuso in queste ore nella nostra comunità – continua – per una tragedia sulla quale auspichiamo che si faccia quanto prima piena luce per dare verità e giustizia. Vedere spezzata in questo modo così terribile una giovane vita, provoca un moto di rigetto che vogliamo fronteggiare offrendo la solidarietà più totale alla sua famiglia e a quanti la piangono in questo momento, in Lombardia come nella stessa Taurianova”.

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