di Paolo
Ad elezioni concluse penso che sia bene sottolineare l’abnorme quantità d’ipocrisia che verga la politica forte d’una sequela di parole senza senso, come: campo largo, veti, alleanze, pluralismo. Ricordo che ogni volta che a sinistra, un nuovo gruppo si è affacciato sul panorama, la prima cosa detta era: “adesso ci siamo noi e basta M5S”. Sia chiaro, sono ben contento che altri movimenti vengano fuori, anche e soprattutto se M5S dovesse sparire, ma se il fine poi dovesse essere quello di confluire nello stesso mucchio o fortificare una singola collina?
Premesso che il Pd alimentò la scissione M5S, l’idea che a nuovo segretario corrisponda nuovo partito è palesemente sbagliata e rende ipocrita la parola “alleanza”. Sono felice che AVS sia cresciuto, ma guardare a se stessi come “fulcro”, già va nella stessa direzione. La famosa frase: “dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno…”, che detta da chi nella scatoletta ci si è fatto l’attico, la rende ancora più triste, racconta una verità: mentre il Pd era in cerca di se stesso, i reali cambiamenti nel bene e spesso nel male li ha fatti non spinto da un rinnovato moto interiore, ma perché stimolati o impauriti dalla presenza del Movimento. Così tutti gli altri partiti, hanno preso quello che gli serviva e hanno gettato il resto, facendo di Internet non lo strumento per partecipare alla vita politica, ma un palchetto per partecipare al festeggiamento del leader, con le conseguenti “bestie” e degradazioni sociali digitalmente fruibili.
Siccome non sono un politico, posso criticare liberamente l’elettorato (me compreso) e dire che se tante vecchie facce, affaristi e volponi non li avete più visti in Parlamento, è sempre merito dello sfigato M5S che non ha aperto la scatoletta di tonno e se adesso sta affluendo di nuovo copioso come il colesterolo nelle vene di un paese moribondo è merito nostro.
Detto questo l’entrata nel governo Draghi è stata mortale, e critico Grillo per l’ingenuità e Conte per aver volontariamente o non, inficiato la votazione in tal proposito, ma ancora trovo ipocrita non sottolineare che parte del gruppo parlamentare non era più vero M5S. Per chi oggi giustamente (io sono uno di loro) ricorda con disprezzo l’atteggiamento di Di Maio, incolpo tutti noi, perché problemi irrisolti che venivano da lontano li si è lasciati galleggiare. E’ facile e assolutorio prendersela con la figura di turno che oggi è Giuseppe Conte, ma ricordate: proprio chi blatera del Movimento delle origini dovrebbe sapere che sparare sul leader quando le cose vanno male è quello che fanno tutti i vecchi partiti.
Infine: il motivo per cui M5S non può stare in un campo largo è perché tutti gli altri non lo vogliono, ma Conte non può interrompere il dialogo perché se non ve ne foste accorti è dare loro un alibi e quindi un’altra arma contro M5S. I vincitori giustamente festeggiano, ma si stanno spartendo solo il primo piano di una torta che ne ha tre e quello in cima, è anche il più piccolo. L’astensione colpisce duramente solo i movimenti politici che vogliono davvero cambiare il paese rappresentandone la maggioranza e senz’offesa questa per me è la vera pluralità.
Ascoltare la voce di molti e cercare di fare qualcosa per loro è democrazia, non fare qualcosa per se stessi e prenderne dei campioni per fingere di ascoltare la voce di molti.
Il mio consiglio per quel che vale è che c’è da ascoltare un elettorato, che non sa di esserlo, ma sa che non gli interessa la sinistra e la destra, ma solo ciò che è giusto e sbagliato. Servono altri volti che aiutino Conte e dicano quello che lui non può dire, per due ragioni: Conte è uno e può solo essere se stesso, e gli italiani hanno bisogno delle piazze perché sono persone che aprono gli occhi sono quando gli si bussa alla porta. Non serve cercare altri temi, ma far tornare in voga quelli che le persone non considerano primari come la lotta alla corruzione, perché le mazzette sono fatte da soldi pubblici, cioè dal tempo che tiene i genitori lontani dai figli.