Si è presentato dai carabinieri e ha detto che nel retro del suo furgone parcheggiato fuori c’era il cadavere della moglie. E’ successo a Modena, dove un 48enne – Andrea Paltrinieri il suo nome – è stato arrestato per omicidio aggravato. La storia, mentre l’uomo è stato rinchiuso nel carcere Sant’Anna, è al vaglio dei militari dell’Arma e della Procura. Quello che è certo è che si è presentato in caserma, in via Pico della Mirandola, e ha spiegato al piantone che nel suo mezzo posteggiato in strada si trovava il corpo senza vita della moglie, 40enne, italiana di origini russe. Si chiamava Anna Sviridenko ed era una specializzanda in radiologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia. “Non potremmo mai definirci un Paese davvero civile, libero e sicuro se continueremo ad assistere continuamente a femminicidi” commenta il sindaco neoeletto Massimo Mezzetti. Il primo cittadino parla di “un fatto che lascia sgomenti e senza parole”.

Il personale specializzato dei carabinieri si è attivato e ha aperto il veicolo “con modalità idonee a non compromettere le fonti di prova”. Qui ha trovato effettivamente il cadavere della donna, il cui capo era coperto da un sacchetto nero di plastica stretto al collo con un filo elettrico plastificato. Una volta rimosso è stata trovata una cintura stretta al collo, che potrebbe aver causato la morte della 40enne per asfissia.

Non è chiaro il movente ma secondo le prime ricostruzioni si tratterebbe di femminicidio. Dalle prime indagini è emerso infatti che tra i due coniugi negli ultimi tempi il rapporto era diventato difficile. La vittima aveva avviato all’Autorità Giudiziaria di Innsbruck, in Austria, una procedura per la regolamentazione dell’affidamento prevalente dei figli minori e l’esercizio del diritto di visita, definita nel maggio 2023. L’indagato poi, lo scorso gennaio, aveva fatto ricorso al tribunale civile di Modena per la separazione giudiziale con addebito a carico della donna, prendendo posizione contro l’Autorità austriaca. Il tribunale, però, aveva ritenuto di non prendere provvedimenti urgenti in attesa di valutare la competenza territoriale. A febbraio 2024, inoltre, la vittima aveva presentato un’ulteriore istanza al tribunale di Innsbruck per ottenere l’affidamento esclusivo dei due figli minori.

Il rettore dell’università di Modena e Reggio Emilia, Carlo Adolfo Porro, parla di una comunità, quella universitaria, “devastata dalla notizia”. “Il femminicidio è un cancro che non possiamo più tollerare – dichiara Porro -, una vergogna che macchia la nostra umanità, e non ci sono mezzi termini per condannarla: è un atto vile, disumano e inaccettabile. È tempo che la nostra società si sollevi con forza contro questa barbarie”. L’ateneo, sottolinea, starà vicino alla famiglia della vittima ed è pronto a costituirsi “parte civile nel corso del processo che si instaurerà”. Domani, mercoledì, tutte le bandiere delle sedi universitarie saranno esposte a mezz’asta.

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