Novembre 2022. Enrico Montesano compare in una foto postata da Milly Carlucci su Twitter in una maglia nera con il simbolo X Flottiglia Mas e la scritta “Memento audere semper” durante le prove di Ballando con le Stelle. Esplode la polemica, due giorni dopo la Rai apre un’istruttoria e a stretto giro mette l’attore alla porta. Dieci giugno 2024. Roberto Vannacci in diretta a Porta a Porta riporta lo slogan sulla “Decima” che ha usato come un mantra nella campagna per le europee, Marco Furfaro del Pd fa notare che è “inaccettabile che il servizio pubblico ospiti un parlamentare europeo che dice che la Decima Mas ha avuto una stagione gloriosa” e Bruno Vespa lo zittisce in malo modo: “Non le consento di dire che nel servizio pubblico non si possa ospitare un signore che ha preso 538mila preferenze”. Sembrano due anni, invece è un’era geologica. Forse socio-antropologica. Sicuramente politica.

“Io faccio riferimento alla Decima prima dell’Armistizio“, ha argomentato Vannacci per tutta la campagna elettorale, chiedendo agli elettori di mettere una “X” sulla scheda. La distinzione è tra quello che accadde prima dell’8 settembre 1943, quando gli uomini della flottiglia erano al servizio della Regia Marina militare italiana, e dopo, quando una parte di loro aveva compiuto al servizio dei tedeschi rastrellamenti e stragi contro i partigiani, contro quindi i loro connazionali. Ma è davvero possibile tracciare una linea di demarcazione così netta tra i due periodi e tra le due “decime”?

La Storia insegna che i “Mas”, acronimo di “Motobarca Armata Svan“, l’azienda veneziana che le produceva, esistevano fin dal 1915. Piccoli natanti usati come agile mezzo d’assalto in mare, già nella Prima guerra mondiale venivano utilizzati con la sigla “Mas”, che Gabriele D’Annunzio – ardito latinista – aveva usato per coniare altre sigle, tra le quali “Memento Audere Semper” (“ricordati di osare sempre”). E fin qui il fascismo non c’entra. Ma nella Seconda Guerra Mondiale i Mas diventano uno dei simboli dell’esercito di Mussolini. Nata come 1° Flottiglia Mas nel 1939, la “X Flottiglia Mas” viene costituita – riporta il sito della Marina Militare – il 15 maggio 1940 – in piena epoca fascista – e viene affidata a Junio Valerio Borghese. Già volontario nella guerra civile in Spagna tra le file del generale Francisco Franco, discendente della famiglia nobiliare romana, Borghese compie diverse missioni nel Mediterraneo e il 2 gennaio 1941 riceve dal regime la medaglia d’oro al valor militare per l’operazione “BG2” compiuta a Gibilterra tra il 21 ottobre e il 3 novembre 1940 al comando del sommergibile “Scirè”. E con Regio Decreto in data 10 giugno 1943 la stessa onorificenza viene conferita a tutta il “fascio eletto di spiriti eroici” che componevano la flottiglia. Dal 1940, quindi, e fino all’Armistizio Borghese e i suoi combattono per il regime fascista di Benito Mussolini che aveva trascinato l’Italia in una guerra in cui Roma era alleata della Germania di Adolf Hitler.

E’ lui, il principe Borghese, il filo nero che lega i due periodi tra i quali Vannacci fa distinzione per tentare di giustificare l’utilizzo della “X”. Una distinzione che, tuttavia, regge a fatica. Dopo l’armistizio, Borghese non si mette a disposizione della Repubblica di Salò, ma si offre letteralmente alla Germania nazista. “Nei giorni successivi all’8 settembre – scrivono Jack Greene e Alessandro Massignani nel libro “Il principe nero. Junio Valerio Borghese e la X Mas” (Mondadori, 2007) – nella base navale di La Spezia fu ammainato il tricolore e issata la bandiera della X MAS. I tedeschi vi arrivarono per avviare i negoziati dopo essere stati raggiunti da un messaggio che diceva: “Comandante principe Borghese, capo della X flottiglia MAS italiana Spezia (mezzi d’assalto), congedato oggi personale inaffidabile (gli uomini che non vollero seguire Borghese, ma che seguirono l’altro leader carismatico della flottiglia Ernesto Forza per combattere con gli alleati, ndr), offresi collaborazione“.

Questa “collaborazione” si concretizza nella firma il 14 settembre di una “convenzione” redatta in italiano e tedesco, firmata da Borghese e da Max Berninghaus, comandante della Marina teutonica per il litorale ligure. Nel testo si legge che la “X flottiglia MAS” – è il nome che viene utilizzato, in continuità con quello usato per indicare il gruppo che prima dell’Armistizio compiva imprese eroiche sotto le insegne della Regia Marina, quello esaltata da Vannacci – “è alleata alle FF.AA. tedesche con parità di diritti e di doveri” e che ” il Comandante Borghese ne è il capo riconosciuto, con i diritti e i doveri inerenti a tale incarico”. Così la Decima viene messa alle diretta dipendenze del generale Karl Wolff, comandante generale delle SS in Italia, che utilizzerà l’ex flottiglia in rastrellamenti, saccheggi, torture ed esecuzioni contro i partigiani. Ed è dalle mani dello stesso Wolff che l’8 settembre 1944, nel primo anniversario dell’armistizio, Borghese riceve la Croce di Ferro di 1^Classe.

Il filo nero continua e si irradia in mille rivoli negli anni ’70. Finita la guerra, Borghese viene condannato a 12 anni, ma esce di galera grazie a una serie di condoni. Nel 1951 si iscrive al Movimento sociale, il partito neofascista creato da reduci della Repubblica di Salò, del quale il 2 dicembre diventa presidente onorario e dal quale uscirà nel 1953 considerandolo troppo moderato. Nel 1968 fonda il Fronte nazionale, al cui interno agiscono anche gruppi clandestini armati. Il suo cammino si era da poco intrecciato con quello di Stefano Delle Chiaie, nome al centro di un network internazionale dell’eversione nera che nel 1970 diventa responsabile del gruppo B del Fronte. Da lì il passo verso il golpe dell’Immacolata che del principe Borghese porta il nome è breve e farlo significa fare un salto nell’intrico di sanguinose e dolorosissime vicende che videro protagonisti gli esponenti della destra eversiva degli anni ’70 e portarono la Repubblica sull’orlo del baratro.

Come si fa allora a scindere il nome della X Flottiglia Mas da quello di Junio Valerio Borghese, comandante di un battaglione militare fascista prima, prezioso collaboratore dei nazisti poi, quindi organizzatore di un colpo di Stato rimandato soltanto all’ultimo e per motivi non ancora chiariti la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, quando centinaia di miliziani erano pronti a sovvertire le istituzioni democratiche, e simbolo idolatrato del neofascismo dagli anni a 70 fino a oggi? Due anni fa Enrico Montesano fu cacciato dalla Rai per aver indossato una maglietta con la “X”. Oggi Vannacci con lo slogan “mettete una Decima sulla scheda” ha conquistato un posto a Strasburgo e nel servizio pubblico radiotelevisivo, come nel resto del Paese del resto, ormai quasi nessuno dice più nulla.

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