Nella Striscia di Gaza gli agricoltori rischiano la vita ogni giorno per andare nei campi e raccogliere frutta e verdura. “Nella zona nord di Rafah queste persone vanno nei campi per dare cibo alla popolazione. Sono stata sfollata anche io in quella zona e senza di loro saremmo morti di fame” racconta Fidaa Alaraj, consulente di Oxfam. “Hanno bisogno di aiuto e di essere protetti. Questi agricoltori non ricevono alcuna copertura mediatica, eppure la loro lotta è immensa”.
In queste ore le speranze della popolazione e delle organizzazioni umanitarie sono concentrate sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul cessate il fuoco. “È un passo che abbiamo atteso a lungo – dice Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Tuttavia, per quanto tutto questo sia prioritario, non è sufficiente: gli Stati membri devono esprimersi in modo chiaro anche sull’occupazione israeliana, che con l’accordo proposto deve terminare in tutta Gaza, così come in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. – continua Pezzati – È fondamentale che tutte le forze militari si ritirino, affinché non si arrivi a un’occupazione permanente e a un’annessione de facto, che ucciderebbe ogni speranza di una Pace giusta e duratura. Per questo esortiamo gli Stati che compongono il Consiglio di Sicurezza e la comunità internazionale, inclusa l’Italia: a garantire la rapida e piena attuazione di questa risoluzione, a mantenere gli impegni presi per porre fine all’occupazione e al blocco israeliano; a sostenere un accesso umanitario senza restrizioni per la popolazione e l’avvio del processo di ricostruzione di Gaza”.
Questo racconto fa parte di una serie di testimonianze ‘ Voci di Gaza’ raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.
LA PETIZIONE – Oxfam ha lanciato una raccolta firme (si può aderire qui) per “fermare tutti i trasferimenti di armi, componenti e munizioni utilizzate per alimentare la crisi a Gaza”. Un appello rivolto ai governi perché non siano “complici delle continue violazioni del diritto internazionale, adempiendo ai loro obblighi legali e garantendo un cessate il fuoco permanente al più presto”.