Choc nel distretto biomedicale modenese, uno dei pochi comparti in cui l’Italia presidia la frontiere più avanzata dell’innovazione. La ex Bellco, una delle aziende più importanti dell’area ha annunciato l’intenzione di chiudere la parte produttiva dello stabilimento di Mirandola, conservando solo la ricerca e sviluppo. In bilico ci sono ora 350 lavoratori: 300 diretti e gli altri interinali. Bellco occupa oltre 500 persone, in gran parte donne, a Mirandola.

La proprietà, la multinazionale statunitense Morzac Medical, afferma che “La continua erosione dei prezzi di mercato rende insostenibile, economicamente e finanziariamente, mantenere la presenza dell’azienda nel settore”. Dunque la volontà è quella di uscire dal mercato della dialisi cronica e acuta per adulti per concentrarsi nello sviluppo di tecnologie per la dialisi domiciliare e la commercializzazione dei prodotti per accesso vascolare. Mozarc Medical punta ora a trovare un possibile acquirente che rilevi lo stabilimento di Mirandola. Se non sarà così, scatterà la procedura di licenziamento collettivo.

“Fino a ieri ci chiedevano di fare le notti”, replicano però i dipendenti tramite la Femca Cisl. “Stamattina i delegati lamentavano che l’azienda avrebbe chiesto ai dipendenti di aumentare l’orario di lavoro, con alcuni passaggi al terzo turno , spiega il sindacalista Alberto Suffritti. Non sappiamo se fosse un modo per dissimulare le voci o la provocazione di un caporeparto arrabbiato, o una maniera per riempire il magazzino”. Sta di fatto che la richiesta rivolta ad alcuni dipendenti era di passare dalla rotazione su due turni di 7,5 ore a quella su tre turni di 8 ore, coprendo anche le notti. I lavoratori dell’azienda oggi hanno scioperato.

Per il biomedicale di Mirandola è un inedito, mai si era mai registrata una crisi aziendale del genere. Tra gli addetti ai lavori si guarda con preoccupazione a un possibile effetto-domino sulle altre aziende del settore. Nel distretto, tra i più avanzati d’Europa e del mondo, lavorano circa 5mila persone distribuite in una sessantina di aziende, con filiali di varie multinazionali.

“Un fatto grave e inaccettabile, che colpisce al cuore il distretto biomedicale di Mirandola e contro il quale è iniziata immediatamente dopo l’annuncio, la protesta delle lavoratrici e dei lavoratori che, ne stia certa l’azienda, renderemo la protesta di un intero territorio e di una intera regione. Da queste parti abbiamo combattuto e vinto contro un terremoto e contro una pandemia, rendendo il biomedicale il motore europeo della ripartenza e del riscatto. Di sicuro non ci fermerà il diktat di una multinazionale che pretende di rottamare la vita di oltre 350 lavoratori e l’intero indotto”, scrivono in una nota Lisa Vincenzi della Filctem Cgil Modena e Alberto Suffritti della Femca Cisl Emilia Centrale.

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