“Ricordo di aver ricevuto una telefonata dal sottosegretario Delmastro la sera del 29 gennaio del 2023, era una domenica. Mi chiedeva una relazione sulla situazione del detenuto Cospito, che era da tempo in sciopero della fame. Mi arrivarono quindi dagli uffici Gom e Nic note via mail e disposi la trasmissione al sottosegretario apponendo la clausola di limitata divulgazione, ossia solo interna all’amministrazione, per evitare anche che potessero finire sulla stampa”. È la ricostruzione resa dal magistrato Giovanni Russo, capo del Dap (il dipartimento carceri del ministero della Giustizia), testimoniando di fronte al Tribunale di Roma nel processo che vede Andrea Delmastro, sottosegretario di Fratelli d’Italia in via Arenula, imputato per rivelazione di segreto sul caso di Alfredo Cospito, il detenuto anarchico protagonista tra il 2022 e il 2023 di un lungo sciopero della fame contro il 41-bis. Alla fine di gennaio dell’anno scorso, Delmastro aveva svelato al compagno di partito (nonché coinquilino) Giovanni Donzelli il contenuto di report riservati redatti dal Gruppo operativo mobile (Gom) e dal Nucleo investigativo centrale (Nic) della Polizia penitenziaria, contenenti le interlocuzioni dell’anarchico con alcuni boss mafiosi durante l’ora d’aria, in cui si elaboravano strategie mediatiche per arrivare all’abolizione del carcere duro (“Dev’essere una lotta contro il 41-bis, per me siamo tutti uguali”).

Quelle informazioni furono poi usate da Donzelli alla Camera per attaccare i quattro colleghi dem Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai (video), accusandoli di vicinanza ai clan per essere andati a portare solidarietà a Cospito alcune settimane prima. Secondo l’accusa, però, Delmastro non poteva condividere i contenuti dei report con Donzelli, perchè si trattava di documenti coperti da segreto amministrativo: una tesi ora rafforzata dalla testimonianza del capo del Dap. Russo, peraltro, ha aggiunto che nella telefonata il sottosegretario aveva specificato che le informazioni “gli servivano per il giorno dopo“, cioè il 30 gennaio, giorno dello show di Donzelli in Aula. Nella testimonianza il politico di FdI viene descritto come piuttosto insistente: “Dopo la prima richiesta, il 29 gennaio, era una domenica, inviai due pagine della relazione del Gom, ma dopo un’ora Delmastro mi telefonò per dirmi che aveva bisogno di informazioni più dettagliate. Allora gli ho inviato la relazione del Nic, anche questa con la clausola “a limitata divulgazione””, spiega il magistrato.

Nell’udienza del 12 giugno era prevista anche la deposizione di Donzelli, che però non si è presentato adducendo un legittimo impedimento. È stato invece sentito il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, che con un suo esposto ha fatto avviare l’indagine: “L’onorevole Donzelli in Parlamento lanciò un duro attacco ai parlamentari Pd che avevano incontrato Cospito in carcere. Gli chiesi pubblicamente come avesse quelle informazioni e lui disse che chiunque poteva averle. Quando però ho chiesto al ministero della Giustizia di avere copia di quegli atti me ne hanno dato solo un estratto (di tre pagine su almeno 54, corrispondenti a quanto riferito da Donzelli in Aula, ndr) dicendo che non potevano essere consegnati ai sensi di due norme dello Stato. Una è quella che disciplina il segreto d’ufficio, l’altra è il regolamento del Dap, che dice che quegli atti non hanno diritto di accesso”, ha spiegato. “Voglio che sia accertata la verità. Sono un deputato della Repubblica quanto Donzelli, lui aveva un atto e a me questo atto è stato negato”, ha incalzato il leader di Europa Verde.

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