Il governo festeggia l’aumento dell’occupazione, ma chi ha un posto di lavoro in Italia tende ad essere tutt’altro che soddisfatto. Ci confermiamo infatti uno dei Paesi europei con la maggior percentuale di lavoratori frustrati e poco coinvolti nella propria attività. A dirlo è l’ultimo Global Workplace Report di Gallup, che fa il punto sullo stato di salute psichica e fisica delle persone sul lavoro. Il 25% dei lavoratori della Penisola, 10 punti sopra la media globale, riferisce di sentirsi “attivamente disimpegnato“: un atteggiamento che va oltre il cosiddetto quiet quitting – fare il minimo indispensabile – e consiste non solo nel prendere lo stipendio senza fare nulla, ma nel cercare di sabotare la propria azienda “minando quello che i colleghi impegnati realizzano” e “opponendosi attivamente ai suoi obiettivi”.
I primi a soffrirne sono i protagonisti stessi, che tendono a sentirsi meno rispettati e a sperimentare minor benessere nella vita quotidiana. Solo l’8% degli italiani intervistati si dice invece attivamente impegnato: ci piazziamo al penultimo posto su 38 Paesi del continente europeo.
Se si aggiunge che il 46% sperimenta ogni giorno stress legato al lavoro e il 25% dice di essersi sentito “triste” per buona parte della giornata precedente, è facile capire perché il 41% vorrebbe cambiare posto, la quota più alta in Europa dietro l’Albania. Ma, nonostante il buon andamento del mercato, solo il 32% dei dipendenti concorda sul fatto che questo sia un buon momento per trovare un lavoro nel luogo in cui vivono: molto sotto la media europea del 57%, anche se in aumento di 12 punti percentuali rispetto al 2022.