Se i Paesi del G7 tagliassero appena il 2,9% della loro spesa militare annuale – pari a 35,7 miliardi su un totale di 1.200 miliardi di dollari – si avrebbero risorse sufficienti per contribuire ad azzerare la fame nel mondo e risolvere la crisi del debito estero che stritola i Paesi poveri e vulnerabili. È quanto emerge dalla nuova analisi di Oxfam e diffusa alla vigilia del vertice del G7 in programma da domani, giovedì 13 giugno, a Borgo Egnazia, in Puglia.
I dati – Per contribuire a eliminare la fame nel mondo, in tutte le sue forme, secondo le stime Oxfam, sarebbe sufficiente lo stanziamento di una somma pari a 31,7 miliardi di dollari in più all’anno da parte dei grandi Paesi donatori del G7. Una cifra a cui basterebbe aggiungere 4 miliardi di dollari per ridurre, in maniera considerevole, il livello di indebitamento del Sud del mondo. Non solo. In questo modo si libererebbero anche risorse pubbliche fondamentali per l’erogazione di servizi essenziali: istruzione e sanità nei Paesi più fragili e fortemente indebitati.
Le spese militari sostenute dai Paesi del G7 nel 2023 – ricorda Oxfam – sono state pari a 916 miliari di dollari negli Stati Uniti, 74,9 nel Regno Unito, 66,8 in Germania, 61,3 in Francia, 50,2 in Giappone, 35,5 in Italia e 27,2 in Canada. “Se si tratta di aumentare gli stanziamenti che alimentano le guerre, i Governi del G7 trovano sempre le risorse necessarie – afferma Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – ma quando si tratta di reperire risorse per contribuire ad azzerare la fame nel mondo improvvisamente sono al verde“. Una situazione che, secondo Pezzati, potrebbe davvero essere risolta. “L’impegno, per le loro economie, sarebbe davvero affrontabile con un impatto, per la vita di centinaia di persone, davvero incredibile”. E poi conclude: “Il G7 non solo ha i mezzi ma anche la responsabilità di far sì che questo accada”.
Il contesto internazionale e la situazione a Gaza – Sono oltre 281 milioni di persone nel mondo, in questo momento, soffrono di malnutrizione acuta, aggiunge Oxfam. Somalia, Guatemala, Yemen, Kenya. Sono i principali Paesi attraversati da crisi devastanti. Non solo. Oltre 1 milione sono le persone a Gaza a un passo dalla carestia. L’appello, dunque, indirizzato al vertice del G7, da parte dell’organizzazione no profit, è quello di “non rendersi complice” di quello che sta accadendo nella Striscia, sempre più “stretta tra una carestia imminente e il rischio di genocidio“. “I bambini a Gaza stanno morendo di fame, la popolazione non ha accesso all’acqua e alle cure mediche, mentre l’ingresso di aiuti continua col contagocce – spiega Pezzati -. Senza l’immediato cessate il fuoco, votato lunedì scorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e un drastico aumento dell’ingresso degli aiuti, questo scenario sembra destinato tragicamente a deteriorarsi“.
L’appello al G7 – “Stop immediato delle operazioni militari a Rafah” da parte di Israele, sostiene Oxfam ricordando la recente sentenza della Corte internazionale di giustizia, in modo da consentire l’accesso di beni essenziali nella Striscia. “Il G7 deve garantire che le proprie politiche economiche e gli accordi con Israele non favoriscano un potenziale genocidio“, dice Pezzati. “Gli Stati sono obbligati a prendere le contromisure politiche, economiche e militari in loro potere” per prevenire crimini di guerra, “inclusa l’immediata sospensione delle esportazioni di armi e munizioni“. E poi, continua: “Chiediamo con forza al G7 un immediato cambio di rotta, che porti, oltre alla fine del conflitto, anche all’apertura di tutti i valichi terrestri per l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi, israeliani e di tutte le nazionalità, oltre che dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente”.
Il Sud del mondo in ginocchio – Dall’analisi Oxfam emerge, inoltre, che se da un lato i Paesi del G7 sono debitori nei confronti di quelli a basso e medio reddito di ben 15 mila miliardi di dollari in aiuto pubblico per lo sviluppo non elargito e finanziamenti per l’azione climatica non stanziati, dall’altro continuano a beneficiare del pagamento di 291 milioni di dollari al giorno in rimborsi del debito e interessi. Nel maggio scorso, ricorda l’organizzazione no profit, Papa Francesco ha detto di cancellare il debito dei Paesi che non sono in grado di ripagarli, definendola “una questione di giustizia“. E l’ingiustizia, oggi, è che i Paesi a basso e medio reddito spendono quasi un terzo del loro bilancio per il servizio del debito. Una cifra pari a quella investita in istruzione, sanità e protezione sociale messe insieme. E Oxfam individua una possibile strada da perseguire: tassare i super ricchi che potrebbero generale oltre 1.000 miliari l’anno per affrontare i crescenti bisogni sociali e il cambiamento climatico.
Una tassazione per i super-ricchi –Il vertice del G7, conclude Oxfam, arriva in un momento storico ben preciso: la presidenza brasiliana del G20 è impegnata a promuovere un’agenda internazionale per la tassazione degli ultra-ricchi. “È un segnale importate, a questo proposito – continua l’organizzazione no profit – che i ministri delle Finanze del G7 abbiano concordato meno di un mese fa di lavorare in maniera costruttiva con la presidenza brasiliana del G20” per “compiere passi concreti verso una tassazione progressiva ed equa”.