di Matteo Pagliuso
Atto primo, 2017: Il delfino del presidente Hollande, Macron, entra in campagna elettorale per diventare Presidente della Repubblica Francese. Il delfino arriva al secondo turno ritrovandosi di fronte a Marine Le Pen, presidente del Rassemblement National, partito di estrema destra. Il “fronte repubblicano”, tradizione francese che consiste a votare contre l’estrema destra, si fa. La sera del 7 maggio, il delfino è ufficialmente incoronato Re. Davanti al Louvre il Re pronuncia un discorso in cui promette di fare “barrage aux extrêmes”, di impedire agli estremi di arrivare al potere.
Atto due, 2022: Il Re, dopo cinque anni di rottamazione sociale e di liberalismo, viene obbligato di affrontare una nuova elezione. Il suo mandato è finito ma lui si ricandida alla presidenza della Repubblica. Il Re, questa volta, non poteva mandare i manganelli e i Flash-Ball a reprimere i contestatori, come con il movimento dei Gilets jaune, ma non ha pensato che il dibattito fosse per lui, è un Re, è un Re non dibatte ma si esprime. Perciò il Re si chiude nel suo palazzo e rifiuterà ogni dibattito. Riesce comunque a passare il primo turno dell’elezione presidenziale e si ritrova di nuovo di fronte a Le Pen. Il Re chiama di nuovo, a tre giorni dal secondo turno, a impedire agli estremi di arrivare al potere, e viene riconfermato, la poltrona rimane sua. Nonostante tutto, il Re ha avuto meno voti che alla sua prima elezione.
Atto terzo, 2023: Le elezioni legislative arrivano. Sono di nuove in due turni. In alcuni comuni, dove l’estrema destra affronta il partito di Melenchon, il partito di Macron sceglie il suo campo, l’estrema destra. Alla fine però, non ci sono vincitori. Il risultato di queste elezioni legislative, necessarie per governare e far votare le leggi, è che il popolo gli rifiuta la maggioranza totale nel Parlamento dividendo il paese in tre blocchi: quello presidenziale, quello di estrema destra e quello di sinistra. Il Re non potrà fare tutto quello che lui desidera.
Lui intanto si diverte, va verso la destra, vota legge con loro, come quella sull’immigrazione
Atto quarto, 2024: Le elezioni europee arrivano, il 6 giugno il Re dichiara: impedite l’estrema destra ad arrivare al potere! Il partito di Le Pen avverte, il 6 giugno anche, se avranno più voti che il presidente chiederanno la dissoluzione del Parlamento per andare alle urne. Il 9 giugno il partito di Le Pen arriva al 31,37%, quello del presidente a 14,60%. Il Re, non si sa se per aiutare la destra, o per giocare con il fuoco, scioglie il Parlamento e manda al voto il popolo.
Il Re, che lottava contro la destra, gli ha permesso di diventare un partito come gli altri, stancandosi dal suo passato. Il Re offre il paese ad un partito che vuole la pena di morte, che vuole distinguere un povero francese da un altro povero, aiutando il primo e lasciando morire l’altro, opponendosi totalmente all’immigrazione. Lo offre ad un partito in cui alcuni si oppongono all’aborto. Il Re offre il partito ad altri neoliberali.
A fine giugno, se l’opposizione non si mobiliterà abbastanza, e che il popolo non andrà a decidere chi vuole per condurre il paese, il Re offrirà la guida del paese all’estrema destra. L’ultimo atto di questa commedia che dura da anni.