Associazioni ambientaliste e di impegno civile avevano chiesto alcune settimane fa più trasparenza nella gestione dei finanziamenti per le Olimpiadi 2026, nella progettazione ed esecuzione degli appalti da parte degli enti coinvolti. La risposta del governo è stata quella di stringere ancora di più la possibilità di guardare dentro il carrozzone che si sta occupando dei Giochi invernali, attraverso una “interpretazione autentica” – approvata dal consiglio dei ministri il 10 giugno – secondo cui Fondazione Milano Cortina 2026 “non riveste la qualifica di organismo di diritto pubblico”. Così una ventina di associazioni nazionali e territoriali – con capofila Libera, fondata da don Luigi Ciotti – hanno preso posizione. Ricordano, tra l’altro, come la Procura della Repubblica di Milano abbia aperto un’inchiesta per corruzione nei confronti dell’ex amministratore delegato Vincenzo Novari, in carica fino all’agosto 2022. Temono che la mossa del governo possa precludere l’accertamento di una corretta gestione. Una società privata ha, infatti, minori obblighi rispetto a quella pubblica nell’evidenziare procedure e compensi.

I promotori di Open Olympics 2026 scrivono: “Il decreto è l’ennesima occasione perduta. In nessuna sua parte si affronta il tema della trasparenza integrale, da garantire attraverso un portale unico di dati relativo alle opere connesse ai Giochi”. Aggiungono: “Il decreto non dice nulla che non fosse già noto, limitandosi ad enfatizzare la dimensione privatistica della Fondazione Milano Cortina. Ciò pare persino volerla schermare da quegli obblighi di responsabilità e rigorosa rendicontazione che la legge prevede per gli enti pubblici, proprio all’indomani delle indagini che coinvolgono il precedente management”.

Il documento ricorda come Fondazione fruisca di garanzie pubbliche, per un bilancio che dovrebbe essere – a pareggio – di un 1,6 miliardi di euro. “Inutile ricordare come Fondazione abbia quali soci fondatori gli Enti pubblici: Stato, Regioni, Province autonome. Saranno quegli stessi Enti che dovranno farsi carico sia del ‘rimborso al Comitato olimpico internazionale dei contributi anticipati, in caso di cancellazione dei Giochi’, sia dell’’eventuale deficit che la Fondazione si dovesse trovare ad affrontare nel periodo di liquidazione della stessa’”.

Le citazioni sono desunte dal bilancio annuale che ricorda, innanzitutto, “gli impegni assunti in sede di candidatura e/o successivamente, dagli Enti Territoriali partecipanti coinvolti nel programma olimpico e paralimpico (Regione Lombardia, Regione del Veneto, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Comune di Milano, Comune di Cortina d’Ampezzo), relativi alla copertura dell’eventuale deficit della Fondazione”. In secondo luogo, “la garanzia prestata dallo Stato italiano (art. 4 della Legge Olimpica)” e il fatto che “la previsione di specifici impegni e/o stanziamenti da parte del Governo Italiano (Presidenza del Consiglio) e degli Enti Territoriali costituisce nella sostanza la garanzia che la Fondazione sia messa nelle condizioni di perseguire il proprio scopo”.

Alla giustificazione di dover rispettare i tempi per organizzare le olimpiadi, che motiva la sottolineatura “privatistica” di Fondazione da parte del governo, Open Olympics 2026 replica: “Chiediamo a chiunque sia a qualsiasi titolo coinvolto nell’evento olimpico e paralimpico di porre in essere ogni sforzo al fine di garantire piena trasparenza, andando oltre i meri obblighi formali di pubblicazione e le nature più o meno privatistiche degli Enti”. Infine: “Crediamo che un efficace controllo fondato sulla responsabilità dei decisori (accountability) non leda i principi di concorrenza, né comporti un aggravio sui tempi. Anzi: è garanzia anche per i soggetti economici impegnati nella realizzazione delle opere e dei futuri Giochi, oltre che dei territori e delle sigle che rappresentiamo”.

Una critica al decreto del governo è stata espressa anche da Alleanza Verdi Sinistra. “Varare norme per aggirare le inchieste é una pratica inquinante che Palazzo Chigi non esita ad adottare per aggirare eventuale grane giudiziarie: nei fatti è stato fornito uno scudo penale mascherato”. Così ha detto Luana Zanella, capogruppo alla Camera. “In questo modo le inchieste della Procura di Milano per ipotesi di turbativa d’asta e corruzione non avrebbero più conseguenze, non essendo più soggetta la Fondazione al diritto pubblico, a cominciare dalle norme del Codice unico dei contratti. Ma questo è gravissimo, una ‘furbata’ che non ha gambe lunghe”.

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