Molle nelle scarpe, finti infortuni, mezze barbe: Gianmarco Tamberi se ne inventa quasi più dei suoi incredibili salti. Lo show di ieri, dopo l’oro vinto nella finale degli Europei all’Olimpico, è memorabile, già il look con mezza barba lunga e mezza rasata alla perfezione è di quelli che farebbero parlare da soli, poi ci mette l’oro, il nono della sua meravigliosa carriera, un finto infortunio che, visto il precedente, fa quasi svenire gli spettatori in tribuna, qualche centinaio di molle tirate fuori da una scarpa e altre “guasconerie” varie. Eh sì, perché posto che sul ruolo di campione assoluto non c’è alcuna possibilità di discussione, oggi il “ballottaggio” che riguarda Tamberi è proprio la sua guasconeria: troppa secondo alcuni, giusta secondo altri. Un ballottaggio che in passato ha riguardato altri campioni sportivi italiani: Valentino Rossi su tutti, tra visite ai Wc a bordo pista, arco e frecce di plastica modello Robin Hood, bambole gonfiabili eccetera. Poi l’antro Gianmarco, “il Poz” Pozzecco, tra i più talentuosi cestisti italiani e pure ricordato per le sue uscite sopra le righe sia da giocatore che da coach.
Geniali per alcuni, che vedono nell’avanspettacolo portato in scena oltre alla prestazione sportiva (di solito eccellente) la personalità strabordante del campione, che serve per cogliere vittorie, medaglie e record ed evidentemente avanza e va anche bene così. Eccessivi per altri, che vogliono il campione anche in grado di dosare l’ego, di indirizzare forze ed energie solo nella performance e poi esultare sì, ovviamente, ma senza inventarsi numeri e scenette. E quindi Rossi che al Mugello nel ’97 fa il giro d’onore con la bambola gonfiabile per qualcuno è esilarante, per altri cafone, in particolare per i fan dell’acerrimo rivale di allora di Rossi, Max Biaggi, che di fatto rappresentava l’esatto opposto di prototipo di campione sportivo rispetto a Valentino.
Stessa discussione se la trascina dietro oggi Gianmarco Tamberi. Oggi e per la verità da un bel po’, basta leggere commenti social tipo: “A me sembra il compagno di università sempre fuori e che ti fa passare le ore a parlare di massimo sistemi o abnormi ‘vaccate‘ che poi, nello sgomento generale, si laurea in corso con 110 e lode e nessuno se ne capacita” (per la verità di lauree con 110 e lode Gimbo ne ha prese quasi una decina ormai). Oppure chi scrive: “Bravissimo, ma preferisco le reazioni contenute e meno plateali dei tanti atleti che gioiscono con garbo e riservatezza alle loro vittorie”. Modi di pensare opposti, ovviamente, che paiono inconciliabili ma che alla fin fine vengono uniti dall’oro: unione, quella di oro, avanspettacolo e discussioni varie, che si spera di replicare tra poco più di un mese.