Il mondo “pro-choice” mette a segno una vittoria nella lotta per la difesa del diritto all’interruzione di gravidanza, nel giorno in cui la questione dell’aborto viene espunta dalla bozza del documento finale del G7. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha bocciato il tentativo di restringere l’accesso alla pillola abortiva più comunemente usata negli Usa, il mifepristone. I sommi giudici fa hanno stabilito all’unanimità che non ha fondamento legale il ricorso presentato da dottori appartenenti a gruppi anti-aborto sulla legittimità della decisione della Food and Drug Administration (Fda), l’autorità in materia di farmaci oltreoceano, di rendere più facile l’accesso alla pillola abortiva.

Rigettando il ricorso come infondato, la Corte ha evitato di doversi esprimere sul merito legale della decisione della Fda di eliminare una serie di restrizioni, rendendo tra l’altro possibile ottenere la pillola per corrispondenza, misure varate in risposta all’ondata di leggi che hanno ristretto o del tutto vietato l’aborto in decine di stati a guida repubblicana dopo che la maggioranza conservatrice della Corte due anni fa ha abolito il diritto costituzionale all’aborto, abrogando la storica sentenza “Roe vs Wade. Il 24 giugno 2022 la Corte Suprema aveva abolito il pronunciamento con il quale nel 1973 il medesimo organo di giustizia aveva riconosciuto alla texana Norma McCorvey il diritto di interrompere la gravidanza e il diritto costituzionale delle donne all’aborto, legalizzandolo a livello nazionale.

“Le corti federali sono il forum sbagliato per affrontare le preoccupazione sulla Food and Drug Administration. I timori e le preoccupazioni vanno espresse al presidente e alla Fda, o al Congresso”, ha scritto il giudice Brett Kavanaugh spiegando la decisione della Corte Suprema. “Concordo pienamente con l’opinione della Corte perché applica correttamente i nostri precedenti”, ha aggiunto il giudice Clarence Thomas.

I giudici hanno stabilito che i dottori conservatori non hanno mostrato un loro danno personale provocato dalle azioni del governo per regolare il mifepristone. Tutto il ricorso infatti verteva sulle accuse alle autorità federali di aver abusato della loro posizione rendendo la pillola abortiva più accessibile, rendendo possibile usarla fino alla decima settimana di gestazione, acquistarla per posta, con una prescrizione ottenuta con prestazioni di telemedicina anche da parte di personale non medico.

Con la decisione della Corte si manterranno intatte queste misure, come del resto il mifepristone continuerà ad essere illegale in oltre una decina di Stati Usa che vietano l’aborto. Da quando nel 2022 la Corte Suprema ha abolito il diritto costituzionale all’aborto, è costantemente cresciuto il numero di donne che ricorrono alla pillola abortiva per interrompere una gravidanza. Nel 2023 il 63% delle interruzioni di gravidanza sono state farmacologiche, secondo i dati del Guttmacher Institute.

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