Sono stati sospesi i parlamentari protagonisti della rissa di mercoledì a Montecitorio, scoppiata mentre era in corso l’esame del ddl sull’Autonomia differenziata. Dopo aver visionato i filmati e convocato i 12 deputati coinvolti, il presidente leghista della Camera Lorenzo Fontana ha annunciato in Aula le sanzioni irrogate dall’Ufficio di presidenza (composto, oltre che dalla terza carica dello Stato, dai quattro vicepresidenti, dai tre questori e dagli otto segretari). Quella più pesante è per Igor Iezzi, il deputato leghista che ha aggredito per primo il collega 5 stelle Leonardo Donno cercando di picchiarlo (video): non potrà partecipare ai lavori per 15 giorni. Di sette giorni la sospensione decisa per gli eletti di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, Enzo Amich e Gerolamo Cangiano, per il leghista Domenico Furgiuele e per il dem Nico Stumpo; di quattro giorni, infine, lo stop per lo stesso Donno, di tre per il dem Enzo Amendola e per il leghista Stefano Candiani, di due per Arturo Scotto e Claudio Stefanazzi del Pd. “Tengo a precisare che quanto accaduto nella seduta di ieri, nel suo complesso, debba essere gravemente stigmatizzato dalla presidenza”, ha esordito Fontana. “Il confronto politico tra posizioni diverse, anche su questioni politicamente altamente divisive, non può mai trascendere nello scontro fisico, nell’offesa di altri ovvero nella violenza e quindi, per questo, nella lesione del decoro dell’istituzione. Non lo dico a tutela di una parte, ma a tutela dell’istituzione tutta. Non posso quindi che richiamare tutti i deputati, in particolare i presidenti dei gruppi parlamentari, alla responsabilità di evitare il ripetersi di atteggiamenti o parole che, oltre ad arrecare offese o violenze verso altri, possano minare l’immagine di questa istituzione che tutti noi siamo chiamati responsabilmente a rappresentare di fronte ai cittadini”, ha detto.
Come si vede dai numerosi video circolati subito dopo i fatti, il marasma è iniziato quando Donno ha provato a consegnare una bandiera dell’Italia al ministro Roberto Calderoli, padre del ddl sull’autonomia. Un’iniziativa pacifica e di certo non violenta che il presidente Fontana aveva deciso di sanzionare con l’espulsione. La violenza invece è arrivata dopo: alcuni parlamentari della maggioranza, infatti, sono partiti dai propri banchi per aggredire il deputato dei 5 stelle. In particolare il leghista Iezzi ha tentato di superare la barriera di commessi e parlamentari, provando ripetutamente a colpire in testa il collega: non ci è riuscito, ma non è chiaro se comunque ci sia stato un contatto. Pochi secondi dopo infatti Donno è caduto a terra ed è stato portato via dai paramedici in sedia a rotelle. Il deputato dei 5 stelle ha poi spiegato di aver ricevuto un pugno “dritto allo sterno”, ma di non aver capito da chi provenisse: “Non so se Mollicone o gli altri che mi circondavano. Nella confusione, non l’ho capito. In ogni caso è una follia. Roba da squadristi“. Donno ha comunque anticipato l’intenzione di denunciare i suoi aggressori.
Parlando all’agenzia AdnKronos, Iezzi fa sapere di accettare la sanzione: “È stata sancita una verità, una brutta giornata che ha avuto molti padri“, dice. Ma tra gli onorevoli coinvolti in pochi sono rimasti soddisfatti: “Oggettivamente trovo molto sproporzionata la sanzione comminata a me e ad Amendola, tenuto conto che nessuno dei due ha toccato nessuno fisicamente. Trovo la nostra sanzione di tre giorni sproporzionata rispetto al quella comminata al provocatore Donno, che ha preso quattro giorni”, attacca il leghista Candiani. Polemico anche il dem Scotto: “L’Ufficio di presidenza della Camera ha sanzionato me ed altri tre colleghi del Pd per i fatti di ieri sul’utonomia differenziata. Solo per aver protestato contro i fascisti che in aula simulavano la X Mas (il riferimento è a Furgiuele, ndr). Rispetto la decisione. Mai abbiamo usato violenza. Abbiamo solo condannato gesti gravi”. “Penso che sia stata fatta una scelta politica con il tentativo di mettere sullo stesso piano atti di violenza, come quelli compiuti da parlamentari di Lega e FdI che hanno aggredito il collega dei 5 stelle Donno, con quelli di chi, come il sottoscritto, non ha compiuto alcun atto di violenza né tantomeno contro una persona”, argomenta invece Stumpo. Mentre Amendola scrive su Twitter: “Mi sono opposto senza violenza agli atti inaccettabili della destra in aula, ai tentativi di spaccare l’Italia con l’Autonomia: aggressioni, squadrismo, simboli fascisti della X Mas. Accetto il provvedimento, ma protesterò ogni volta contro questo spettacolo indecoroso”.
I membri Pd dell’Ufficio di presidenza, Anna Ascani e Stefano Vaccari, fanno sapere di aver votato contro la delibera: non è stato adottato, denunciano “nessun criterio di proporzionalità nel definire le giornate di interdizione dei deputati coinvolti. In particolare, non è accettabile mettere sostanzialmente sullo stesso piano aggredito e aggressori“. Sulla stessa linea Filiberto Zaratti di Alleanza Verdi e sinistra: “Il voto di Avs non poteva che essere negativo. La deliberazione dell’Ufficio di presidenza in merito ai gravissimi fatti di ieri non ha stabilito eque sanzioni, al contrario ha finito per confondere vittime e responsabili e noi non ci stiamo”. Durissimo anche il Movimento 5 stelle con il capogruppo Francesco Silvestri: “Siamo davanti alle sanzioni più vergognose ma soprattutto più pericolose che questo Parlamento credo abbia mai visto. C’è stata un’equiparazione imbarazzante che apre dei precedenti, come detto, molto pericolosi per quello che è l’andamento democratico del nostro Paese”. “Il messaggio che esce è bruttissimo soprattutto per i giovani: consegnare un tricolore, la bandiera del nostro Paese, a un ministro della Repubblica è equiparato a chi dà un cazzotto a un collega alla Camera. È inaccettabile”, attacca anche il presidente dei senatori pentastellati, l’ex ministro Stefano Patuanelli. “Mi sembra di vedere Alberto Sordi, quando diceva “io so’ io e voi non siete un c…“. Ecco, questo è quello che la maggioranza fa. Si sentono i proprietari del paese, si sentono i padroni che possono fare quello che vogliono”. In serata interviene con un tweet anche il leader del Movimento Giuseppe Conte: “Le sanzioni sono l’appendice farsesca della grave pagina che si è consumata ieri a Montecitorio. L’aggredito trattato alla stregua dell’aggressore. L’atteggiamento della maggioranza non è solo un oltraggio alla verità e alla giustizia, ma una ferita che infanga l’immagine del Paese e delle nostre istituzioni in tutto il mondo. Vergognatevi”.
Giovedì mattina, alla ripresa dei lavori, le opposizioni erano intervenute per criticare la sintesi dei fatti nel processo verbale: invece di parlare di aggressione, nel documento si riportano dei semplici “disordini“. Nel pomeriggio il Pd ha tenuto una manifestazione di protesta davanti Montecitorio: “Non ci lasceremo intimidire dall’arroganza e dalla violenza e continueremo a denunciare politicamente in ogni sede la gravità sociale ed economica dello “spacca Italia”, un provvedimento folle che trasformerà l’Italia in uno spezzatino e che la renderà facile preda delle grandi lotti politiche ed economiche cancellando la dignità e la storia di un intera nazione”, denuncia il segretario romano del partito Enzo Foschi. I dem, insieme ad Alleanza Verdi e Sinistra, 5 stelle e +Europa, saranno in piazza anche martedì, sempre a Roma, con lo slogan “Difendiamo unità nazionale“, nel giorno in cui in Senato è previsto il voto finale sul ddl che introduce il cosiddetto premierato. “Dopo le aggressioni fisiche della maggioranza in Parlamento non possiamo accettare che anche il Paese sia ostaggio di questo clima di intimidazioni continue. Non permetteremo che vengano compromesse l’unità e la coesione nazionale. Per questo invitiamo la cittadinanza, le forze politiche e sociali, quelle civiche e democratiche di questo Paese ad unirsi alla nostra mobilitazione”, dichiarano le opposizioni. La manifestazione è convocata alle 17:30 di martedì 18 giugno, in piazza Santissimi Apostoli.