Politica

Alla Camera non c’è stata una rissa, ma un atto di squadrismo

Chiamatela come volete, ma non chiamatela rissa. Alla Camera dei deputati, nello stesso luogo dove era stato ricordato Giacomo Matteotti, si è consumato un atto di squadrismo. Il deputato Leonardo Donno, cinquestelle, voleva consegnare al ministro Roberto Calderoli un tricolore, rifiutato con sdegno dal padre di diversi “porcelli”, uno che avrebbe fatto altro uso della bandiera nazionale e infatti oggi è il patrigno della norma “spacca Italia”. Dai banchi dei fascio leghisti, un parlamentare mostrava la X della decima, svelando la matrice della successiva carica consumata sotto i banchi della presidenza.

Non si tratta della prima volta nella storia parlamentare, ma questa si è consumata in un contesto simbolico e politico davvero inquietante, nel pieno di una campagna di riscrittura della storia, di cambio della narrazione, come dicono loro, di inversione dei ruoli tra vittime e boia. Quella decima mostrata con orgoglio significa l’apologia di una banda schierata con i nazisti, complice di torture, sequestri, rastrellamenti. L’apologia del nazifascismo è tornata nella casa della Costituzione.

Sbaglia chi, in buona o malafede, la definisce una rissa, esattamente come facevano negli anni del prefascismo molti giornali e giornalisti che raccontavano gli assalti delle squadracce. Ogni pestaggio, ogni assalto alle case del sindacato o dei partiti democratici, ogni pestaggio degli avversari, ogni rogo di giornale, era presentato come una “rissa” tra opposte fazioni, quando, addirittura, non diventava una giusta reazione alla prepotenza dei rossi. Per saperne di più basta leggere La marcia su Roma di Emilio Lussu o l’ultimo discorso alla Camera dei deputati di Giacomo Matteotti.

L’assalto squadrista di ieri si è consumato nel giorno dell’estremo oltraggio alla legalità repubblicana, durante l’approvazione dello #spaccacostituzione. Le botte rifilate al parlamentare Donno sono manganellate contro tutte le opposizioni, contro la Costituzione e richiedono una risposta ferma, pubblica, unitaria. Le elezioni sono passate, ora sarà il caso di riunire partiti, associazioni, sindacati, istituzioni, donne e uomini che credono ancora nella Costituzione – antifascista, pacifista, antirazzista, inclusiva, solidale – e magari decidere le modalità per iniziare a raccogliere le firme per un referendum e per una grande manifestazione segnata solo dal tricolore e dagli articoli della Costituzione.