La nostra Olanda è stata Terni. La rivoluzione del calcio totale fu introdotta in Italia da una squadra che, fino al 1972, non aveva mai giocato in Serie A: la Ternana. L’uomo della svolta fu un espatriato della Libia. Si chiamava Corrado Viciani e, con quattro decenni di anticipo rispetto al Barcellona di Pep Guardiola, introdusse i concetti del possesso palla, del passaggio breve, del pressing. In Italia fu ribattezzato il “gioco corto”, padre del tiqui-taca. Con questo sistema, la Ternana conquistò a sorpresa la Serie A nella stagione 1971-72. L’avventura nel massimo campionato durò appena una stagione: il presidente Taddei non aveva enormi risorse e non si poteva neppure cercare il colpo all’estero perché le frontiere erano chiuse.

Viciani è scomparso nel 2014. Aveva 84 anni ed è morto a Castiglion Fiorentino, dove la sua famiglia si era trasferita dopo aver soggiornato in Libia, a Bengasi. Il “gioco corto” della Ternana fu il punto di partenza di un rinnovamento che avrebbe scosso il calcio italiano, impantanato da due decenni nel catenaccio e nel binomio difesa-contropiede. Sulla scia del laboratorio di Terni, il Napoli di Vinicio, il Vicenza di Gibì Fabbri, il Torino di Gigi Radice vincitore dello scudetto 1975-1976. La Roma di Nils Liedholm fu protagonista di una doppia trasformazione. Nel 1974-75 con la “ragnatela”, altro tiqui-taca ante litteram, i giallorossi chiusero il campionato al terzo posto. Nel secondo mandato del santone svedese, dal 1979 al 1984, con la zona e con Di Bartolomei retrocesso nel ruolo di libero per svolgere in realtà il ruolo di centrocampista aggiunto, la Roma conquistò uno scudetto storico dopo 41 anni, tre coppe Italia e perse ai rigori la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Poi, nel 1987, l’avvento di Arrigo Sacchi al Milan, con i tre olandesi, Gullit, Rijkaard e Van Basten, fece dei rossoneri una delle squadre più spettacolari e vincenti della storia: lo scudetto 1987-88, due coppe dei Campioni (1989 e 1990), due coppe Intercontinentali (1989 e 1990).

Il seme della rivoluzione fu piantato dalla Ternana del gioco corto. Il capitano di allora, Romano Marinai, 83 anni, ex centrocampista, in rossoverde dal 1965 al 1973, originario di Cascina, provincia di Pisa, memoria storica delle “Fere”, al Fatto Quotidiano.it racconta: “Viciani anticipò i tempi di mezzo secolo. Molti principi del calcio di oggi furono introdotti da lui: il possesso palla, il passaggio corto e il pressing. Quando arrivò a Terni, il suo primo discorso fu molto semplice: se il pallone circola tra i nostri piedi, l’avversario è disarmato. Ci spiegò che i lanci lunghi erano un rischio, soprattutto per squadre meno dotate sul piano tecnico. Con i passaggi da dieci o quindici metri, si andava sul sicuro. Disse che chi aveva il pallone tra i piedi doveva sempre avere un paio di soluzioni di passaggio e quindi tutti dovevano muoversi per accompagnare l’azione. Niente fuorigioco, invece: non rinunciò alla figura del libero che si staccava dietro la difesa nelle situazioni più critiche”.

Viciani non “importò” l’Olanda solo a livello tecnico, ma ripropose anche l’”atletismo” della rivoluzione arancione. “Nei metodi di preparazione fu un precursore – ricorda Marinai – A quell’epoca, nel calcio italiano andava di moda il fondo. Lui puntò invece sulla resistenza ad alta velocità. Introdusse la doppia seduta e si lavorava anche il sabato. Era molto attento ai tempi di recupero: misurava le pulsazioni anche poche ore prima della partita. La Ternana volava. Conquistammo la storica promozione in serie A nel 1972 andando in testa alla seconda giornata. Alle nostre spalle, la Lazio di Chinaglia e il Palermo. In serie A riproponemmo il nostro calcio, ma segnammo poco e si retrocesse. Il nostro grande presidente Giorgio Taddei cercò di prendere Altafini, le risorse erano però limitate e l’affare sfumò. Tornammo in B a testa alta: raccogliemmo applausi in molti stadi”.

A chiudere il cerchio del futurismo di Viciani, alimentazione e responsabilizzazione dei giocatori: “Era moderno pure nell’alimentazione – spiega Marinai -. Sostituì riso e filetto con pasta, prosciutto, parmigiano e uno spicchio di crostata. Non so che cosa abbia ispirato Viciani. Mi raccontò un giorno che aveva fatto un giro di studio in Inghilterra. Era contrario ai ritiri e ai controlli della vita privata. Ci responsabilizzava con poche parole “se sgarrate, si capisce al volo dal rendimento in allenamento e in partita. Tocca a voi dimostrare di essere uomini e non bambini”. A Terni siamo stati olandesi senza saperlo”.

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