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Germania, perché la linea Merkel anti-AfD sta scricchiolando: i numeri a Est costringono la Cdu a discutere sulle alleanze con l’ultradestra

Niente elezioni anticipate e nessuna apertura a un accordo con la destra estrema. Dopo lo choc del voto europeo, la Germania sembra aver imboccato una strada opposta rispetto a quella della Francia. Il cancelliere Olaf Scholz, nonostante il peggior risultato della storia della sua Spd, ha deciso di non mollare il governo. E il leader della Cdu che ha nettamente vinto le elezioni, Friedrich Merz, si è affrettato a chiarire che l’Unione cristiano-democratica avrebbe continuato a seguire la linea Merkel: nessuna alleanza con l’ultradestra di AfD, che pure alle europee si è affermata come seconda forza del Paese. Le prospettive però potrebbero cambiare nel giro di poche settimane: la coalizione Spd-Verdi-liberali, uscita massacrata dal giudizio delle urne, si appresta ad affrontare il delicato dossier della legge di Bilancio, che potrebbe dare il colpo di grazia al governo più fragile della storia tedesca. Nel frattempo, è già cominciata la campagna elettorale in Sassonia e Turingia, i due Länder dell’est al voto il prossimo primo settembre. Qui la Cdu è costretta a fare i conti con l’avanzata di AfD, che è risultata la prima forza alle europee. I numeri costringono i moderati tedeschi ad interrogarsi sulla possibilità di alleanze con l’ultradestra. Una novità assoluta: la demolizione del “Brandmauer“, il “muro di fuoco” eretto da Angela Merkel contro ogni collaborazione tra Cdu e AfD, provocherebbe in Germania e in Europa un terremoto più forte dell’eventuale caduta del governo di Berlino.

“È assolutamente chiaro, lo abbiamo sempre detto: non lavoriamo con estremisti di destra e di sinistra, con tutti i partiti estremisti”. Queste sono state le parole di Merz all’indomani del voto di domenica 9 giugno. Un ribadire il “mai con AfD” della sua predecessora Merkel, ma anche un no netto a qualsiasi ipotesi di coalizione con Sahra Wagenknecht, l’ex capogruppo della Linke che ha fondato solo pochi mesi fa il suo partito personalistico (BSW – Bündnis Sahra Wagenknecht). Perché Merz è costretto a rispondere a una domanda su una possibile alleanza tra la Cdu e un partito teoricamente di estrema sinistra che però sposa tesi tipiche dell’ultradestra? Rispondendo a questo domanda si arriva al fulcro della questione. In Sassonia e Turingia, l’AfD alle elezioni europee è stato il primo partito ovunque, con percentuali di consenso superiori al 30%. Ma c’è sta anche un’altra sorpresa: qui la Spd di Scholz è stata superata anche dal partito di Wagenknecht. È una questioni di numeri: se queste tendenze dovessero essere confermate alle elezioni regionali del primo settembre, come farà la Cdu a governare nei due Länder senza trovare un accordo con uno dei due partiti?

Se lo chiedo l’attuale candidato governatore della Cdu in Turingia, Mario Voigt, che non a caso ha replicato così alle parole di Merz: “Noi Turingi decidiamo da soli il percorso per la nostra patria”. Un monito che fa sembrare lontanissimi i tempi in cui, proprio in Turingia, l’elezione a governatore di Thomas Kemmerich (Fdp) con i voti di Cdu e Afd aveva fatto cadere la leadership di Annegret Kramp-Karrenbauer: quell’alleanza durò appena 3 giorni, prima che l’ira dell’allora cancelliera Merkel portasse alla ritirata dei cristiano-democratici. Era solo il 2020. Quattro anni dopo, la Cdu si è certamente posizionata più a destra, ma l’ipotesi di far cadere il “Brandmauer” anti-AfD pare essere più una necessità che un desiderio. Ha provato a spiegarlo Michael Kretschmer, attuale primo ministro Cdu della Sassonia: “Non può esserci un semplice ‘business as usual’ dopo questo risultato elettorale”. Kretschmer ha governato per 5 anni in coalizione con Spd e Verdi. E ora chiede proprio alle due forze che sono al governo a Berlino un cambio di passo sui temi cruciali: dalla migrazione alla politica energetica, dalla burocrazia alla guerra in Ucraina. “Dobbiamo chiarire chi ha le soluzioni migliori. Solo così potremo riconquistare la fiducia”, ha detto Kretschmer.

Il governatore della Sassonia aveva già chiarito che a suo avviso il “mai con AfD” non è un veto scritto sulla pietra. E dopo le ultime elezioni ha aggiunto che “non tutti gli elettori dell’Afd sono estremisti di destra”. Più che un’apertura all’ultradestra, però, la sua è un’operazione di realpolitik. Gli ultimi sondaggi sulle elezioni in Sassonia danno l’AfD al 34%, la sua Cdu al 30% e il partito di Wagenknecht all’11%. Spd e Verdi? Tra il 5 e il 6%. A queste condizioni, rispettare il diktat di Merz significa finire nel pantano. Per questo motivo, all’interno del partito democristiano tedesco il dibattito è cominciato. E qualcuno ne sta già approfittando: Hendrik Wüst, primo ministro Cdu in Nordreno-Westfalia, ha dichiarato che Merz non dovrebbe dare indicazioni ai suoi colleghi di partito in Turingia e Sassonia: “Devono vedere loro con chi hanno a che fare e quale programma prevale”. Un’apertura a sorpresa da parte di un uomo considerato un sostenitore della Willkommenskultur merkeliana e quindi distante anni luce da AfD. Ma Wüst è anche un aspirante candidato cancelliere, che spera di mettere in difficoltà Merz e soffiargli la leadership in tempo per la corsa alle urne.

E qui si torna alle questioni che riguardano il governo Scholz. La coalizione semaforo è traballante, potrebbe cadere sul bilancio oppure trascinarsi ancora per un altro anno: il termine di scadenza naturale della legislatura è il 2025, con le elezioni federali previste tra fine agosto e l’autunno. In ogni caso, il tema del prossimo candidato cancelliere è diventato subito caldissimo all’interno della Cdu – si è fatto avanti anche Markus Söder, il primo ministro della Baviera e leader della Csu – perché dopo le ultime elezioni europee è chiaro che sarà l’Unione a prendere le redini della Germania di qui al prossimo anno. Per questo un possibile sdoganamento a Est della AfD potrebbe avere ripercussioni gigantesche: renderebbe teoricamente possibile una coalizione di destra anche a Berlino. Con evidenti conseguenze in Europa, specialmente se in Francia dovesse imporsi Le Pen. Al momento tutto porta a pensare che si tornerà alla Große Koalition tra Cdu e Spd, con i socialisti in posizione di debolezza. Questo schema ha garantito stabilità e prosperità alla Germania, per quasi 20 anni. Ma, ragiona qualcuno anche all’interno della Cdu, allo stesso tempo ha scontentato una parte di elettorato e dato linfa agli estremismi. Più l’AfD continuerà a crescere nei consensi, più il “muro di fuoco” eretto contro l’ultradestra comincerà a scricchiolare.