Non è solo la giustizia italiana a funzionare come una lumaca. Il 14 giugno ricorre il settimo anniversario del rogo della Grenfell Tower, il grattacielo di North Kensington a Londra dove nel 2017 morirono 72 persone, tra cui una coppia di giovani italiani, la 26enne Gloria Trevisan di Camposampiero (Padova) e il 27enne Marco Gottardi di San Stino di Livenza (Venezia). I familiari dei due fidanzati, che vivevano in Inghilterra, hanno appreso in questi giorni che il processo non verrà celebrato prima del 2027 o addirittura del 2028, a distanza di oltre dieci anni dall’agghiacciante incendio. E la notizia ha potuto solo acuire la rabbia e il dolore. Così Emanuela Disarò, la mamma di Gloria, ha voluto dedicare una lettera alla figlia e al compagno: “Amatissimi Gloria e Marco, sono trascorsi ormai sette anni da quella tragica notte e inevitabilmente il ricordo ci riporta a un turbine di emozioni. Riaffiorano il dolore, l’impotenza, la rabbia, l’ingiustizia e tutto ciò che abbiamo dovuto affrontare fino ad oggi. Chissà come sarebbero state le nostre vite se non fosse successo tutto questo. È questa la domanda che ci facciamo più spesso. Vi immaginiamo sposi e genitori felici, ottimi architetti e figli felici di condividere i momenti più belli con le vostre famiglie. Purtroppo siamo costretti a vivere di sogni e ricordi”.
Secondo l’inchiesta, i materiali utilizzati per la costruzione della Grenfell Tower erano altamente infiammabili: il fuoco e il fumo non lasciarono scampo a chi era nei piani più alti. I due ragazzi italiani riuscirono anche a chiamare i genitori dopo che agli inquilini era stato detto di non abbandonare gli appartamenti: erano consapevoli che l’incendio stava divorando il grattacielo e che nessuno sarebbe riuscito a salvarli. Gli imputati nel processo sono 58, le ditte citate a giudizio 19. Giannino Gottardi, il papà di Marco, è indignato per i ritardi, anche se il giudizio è molto complesso, tra perizie e citazioni di testimoni. “Speriamo che non si abbassino mai le luci e che questa immane tragedia non finisca nell’oblio. Noi genitori non abbiamo mai chiesto nulla, non lo stiamo chiedendo e non lo chiederemo mai. Il fatto è noto e chi ritiene di poter fare qualcosa lo faccia di sua spontaneità”. Però accusa: “Per quello di cui sono a conoscenza in questi sette anni la politica governativa italiana si è mossa poco sulla vicenda, serve uno sforzo diplomatico deciso e autorevole. Ogni sei mesi, più o meno, c’è qualche contrattempo e si sposta la data di inizio del processo. Capisco tutto. Molto meno questi rinvii. Non ci sono tempi certi per l’inizio del dibattimento. Non lo accettiamo”.
L’unica eccezione all’inerzia della politica dicono i genitori di Marco, è quella del presidente della giunta regionale del Veneto, Luca Zaia. In occasione del settimo anniversario il governatore ha dichiarato: “Pur nel rispetto delle leggi e dell’autonomia della magistratura inglese, voglio dire con forza che considero un’autentica vergogna che i genitori di Gloria e Marco debbano attendere dieci anni per avere giustizia. Sono tempi non tollerabili per chi vive nella sofferenza del ricordo”. Lo stesso Zaia lancia un appello al governo: “Auspico che tramite i canali governativi italiani si interloquisca al più presto con il Governo inglese, affinché i tempi della giustizia siano rispettosi di una tale tragedia”.