I quasi 200 miliardi di asset russi depositati presso Euroclear, in Belgio, restano lì dove sono. Il prestito da 50 miliardi per Kiev sarà pagato dai paesi del G7, in base alle dimensioni delle rispettive economie ma con quote esatte ancora da definire. Il denaro verrà restituito nel tempo con gli interessi che maturano sugli asset russi sparsi tra Usa e Ue, in tutto sono circa 280 miliardi che si stima possano fruttare tra i 3 e i 5 miliardi l’anno. Il rimborso integrale avrà quindi una tempistica indicativa tra i 10 e i 15 anni. I fondi del finanziamento dovrebbero iniziare ad arrivare in Ucraina entro fine 2024. Questo è lo schema di massima, i dettagli dell’accordo potrebbero ancora subire modifiche e/o integrazioni.
Un passo che “non porterà l’Occidente a niente di buono”, commenta la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Secondo la portavoce, citata dall’agenzia Interfax, “iniziative illegali” come questa rischiano di provocare uno “sbilanciamento del sistema finanziario e crisi devastanti”. “Do il benvenuto alla decisione del G7 di utilizzare gli asset russi immobilizzati per fornire un prestito all’Ucraina, e se capisco bene questi fondi non saranno utilizzati per scopi militari”, dice invece il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
L’accordo è comunque su una soluzione piuttosto conservativa rispetto ad alcune delle ipotesi circolate in questi mesi. Non passa la linea di chi avrebbe voluto “attaccare” direttamente gli asset di Mosca (e non solo gli interessi). Un’opzione dura su cui hanno insistito in questi mesi soprattutto Stati Uniti e Canada ma a cui i paesi europei si oppongono a causa dei rischi alla stabilità finanziaria dell’intera area euro che ne potrebbero conseguire.
Il Cremlino ha scelto di tenere in Europa gran parte dei suoi asset (che non sono frutto di azioni di guerra ma, prevalentemente, proventi della vendita di gas e petrolio ai paesi Ue) ritenendola una collocazione più sicura rispetto al pericolo di confisca. Se Bruxelles scegliesse invece di appropriarsene si creerebbe un precedente pericoloso. Qualsiasi altro paese (o azienda) saprebbe che mettendo soldi in Europa questi potrebbero essere confiscati in caso di azioni sgradite a Usa e Ue. Cina o Arabia Saudita sono i primi nomi che vengono in mente ma lo stesso ragionamento lo farebbero tutti.
L’accordo del G7 consente comunque a Kiev di entrare in possesso rapidamente di somme importanti che dovrebbero essere sufficienti per coprire le necessità finanziarie del paese in guerra almeno per i prossimi due anni. Il rischio del finanziamento è a carico dei paesi che lo erogano. E chissà cosa ne sarebbe di quei 3-5 miliardi di interessi qualora si dovesse finalmente arrivare a trattative di pace con Mosca.
Difficilmente il Cremlino accetterebbe come condizione quella di continuare a pagare queste somme, soprattutto se dovesse sedersi al tavolo delle trattative in posizione di forza. Con la decisione sul prestito il G7 segnala comunque una ritrovata determinazione nel sostegno all’Ucraina e i leader dei 7 paesi hanno affermato che i beni di Mosca rimarranno bloccati finché la Russia non accetterà di pagare per la ricostruzione dell’Ucraina. Vedremo. C’è probabilmente anche la volontà di “blindare” i finanziamenti per Kiev in vista delle elezioni statunitensi del prossimo novembre, nel timore che un’eventuale presidenza Trump potrebbe essere molto meno propensa a sostenerne lo sforzo bellico.
Il prestito proposto per l’Ucraina invierebbe un “messaggio chiaro” a Vladimir Putin, ovvero che il “nostro impegno è a lungo termine”, ha scritto la segretaria al Tesoro americano Janet Yellen in un editoriale sul New York Times, secondo il quale il prestito – da ripagare con i profitti sugli asset russi congelati – “è coerente con il diritto nazionale e internazionale. E non precluderebbe l’adozione di ulteriori azioni su queste risorse insieme ai nostri partner in futuro”. Simili i toni della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che dice: “inviamo un segnale forte all’Ucraina: sosterremo Kiev nella sua lotta per la libertà per tutto il tempo necessario. È anche un segnale forte per Putin: non può vincere”.
Bilaterale Meloni – Zelensky – Come prevedibile i conflitti sono il tema centrale del vertice pugliese. Non solo Ucraina ma anche Gaza. Al G7 c’è anche Volodymyr Zelensky che firmerà accordi sulla sicurezza con Usa e Giappone e che nel pomeriggio ha avuto un incontro bilaterale con Giorgia Meloni. “Ho avuto un incontro produttivo e ho ringraziato l’Italia per il suo sostegno militare, finanziario e umanitario all’Ucraina”, ha scritto su X il presidente ucraino al termine del faccia a faccia. Con la premier ha discusso “i prossimi passi della nostra cooperazione in materia di difesa, compreso il contributo dell’Italia al rafforzamento del sistema di difesa aerea dell’Ucraina e la preparazione di un nuovo pacchetto di aiuti militari”.
“Abbiamo parlato anche del prossimo vertice per la pace in Svizzera e dei risultati attesi”, continua Zelensky, che si dice ancora “profondamente grato a Giorgia per i suoi sforzi attivi volti a incoraggiare i paesi del Sud del mondo a partecipare al vertice”. Inoltre, conclude, “abbiamo discusso progetti congiunti volti ad aiutare l’Ucraina nella ricostruzione di Odessa e della regione di Odessa. Apprezzo molto anche la decisione dell’Italia di organizzare la prossima Conferenza per la ripresa dell’Ucraina a Roma nel 2025″.
Gli ostacoli per i paesi G7 non mancano. La Cina, innanzitutto, che si oppone “con fermezza a qualsiasi sanzione illegale e unilaterale, e alla giurisdizione estesa” Usa. Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian ha detto che “normali scambi commerciali tra Cina e Russia non dovrebbero subire interferenze o sabotaggi”. Per altro verso, “non dovrebbero diventare uno strumento per contenere la Cina”, ha aggiunto Lin, sulle ultime sanzioni Usa alla Russia, anche prendendo di mira le aziende con sede in Cina. Il dossier sui legami Mosca-Pechino sarà infatti sul tavolo del G7, a partire dai relativi effetti sulla guerra russa all’Ucraina.
Pechino, oltre a esortare gli Usa “a smettere immediatamente di imporre sanzioni unilaterali illegali” invita Washington “a svolgere invece un ruolo costruttivo nel promuovere un cessate il fuoco capace di porre fine alla guerra e di ripristinare la pace“, quanto alle vicende dell’Ucraina. Inoltre, Pechino “adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare con fermezza i diritti e gli interessi legittimi delle imprese e dei cittadini cinesi”, ha aggiunto Lin, nel corso del briefing quotidiano.
Mondo
I paesi del G7 si accordano per dare a Kiev 50 miliardi di dollari. Saranno ripagati (forse) dagli interessi sugli asset russi bloccati
I quasi 200 miliardi di asset russi depositati presso Euroclear, in Belgio, restano lì dove sono. Il prestito da 50 miliardi per Kiev sarà pagato dai paesi del G7, in base alle dimensioni delle rispettive economie ma con quote esatte ancora da definire. Il denaro verrà restituito nel tempo con gli interessi che maturano sugli asset russi sparsi tra Usa e Ue, in tutto sono circa 280 miliardi che si stima possano fruttare tra i 3 e i 5 miliardi l’anno. Il rimborso integrale avrà quindi una tempistica indicativa tra i 10 e i 15 anni. I fondi del finanziamento dovrebbero iniziare ad arrivare in Ucraina entro fine 2024. Questo è lo schema di massima, i dettagli dell’accordo potrebbero ancora subire modifiche e/o integrazioni.
Un passo che “non porterà l’Occidente a niente di buono”, commenta la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Secondo la portavoce, citata dall’agenzia Interfax, “iniziative illegali” come questa rischiano di provocare uno “sbilanciamento del sistema finanziario e crisi devastanti”. “Do il benvenuto alla decisione del G7 di utilizzare gli asset russi immobilizzati per fornire un prestito all’Ucraina, e se capisco bene questi fondi non saranno utilizzati per scopi militari”, dice invece il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
L’accordo è comunque su una soluzione piuttosto conservativa rispetto ad alcune delle ipotesi circolate in questi mesi. Non passa la linea di chi avrebbe voluto “attaccare” direttamente gli asset di Mosca (e non solo gli interessi). Un’opzione dura su cui hanno insistito in questi mesi soprattutto Stati Uniti e Canada ma a cui i paesi europei si oppongono a causa dei rischi alla stabilità finanziaria dell’intera area euro che ne potrebbero conseguire.
Il Cremlino ha scelto di tenere in Europa gran parte dei suoi asset (che non sono frutto di azioni di guerra ma, prevalentemente, proventi della vendita di gas e petrolio ai paesi Ue) ritenendola una collocazione più sicura rispetto al pericolo di confisca. Se Bruxelles scegliesse invece di appropriarsene si creerebbe un precedente pericoloso. Qualsiasi altro paese (o azienda) saprebbe che mettendo soldi in Europa questi potrebbero essere confiscati in caso di azioni sgradite a Usa e Ue. Cina o Arabia Saudita sono i primi nomi che vengono in mente ma lo stesso ragionamento lo farebbero tutti.
L’accordo del G7 consente comunque a Kiev di entrare in possesso rapidamente di somme importanti che dovrebbero essere sufficienti per coprire le necessità finanziarie del paese in guerra almeno per i prossimi due anni. Il rischio del finanziamento è a carico dei paesi che lo erogano. E chissà cosa ne sarebbe di quei 3-5 miliardi di interessi qualora si dovesse finalmente arrivare a trattative di pace con Mosca.
Difficilmente il Cremlino accetterebbe come condizione quella di continuare a pagare queste somme, soprattutto se dovesse sedersi al tavolo delle trattative in posizione di forza. Con la decisione sul prestito il G7 segnala comunque una ritrovata determinazione nel sostegno all’Ucraina e i leader dei 7 paesi hanno affermato che i beni di Mosca rimarranno bloccati finché la Russia non accetterà di pagare per la ricostruzione dell’Ucraina. Vedremo. C’è probabilmente anche la volontà di “blindare” i finanziamenti per Kiev in vista delle elezioni statunitensi del prossimo novembre, nel timore che un’eventuale presidenza Trump potrebbe essere molto meno propensa a sostenerne lo sforzo bellico.
Il prestito proposto per l’Ucraina invierebbe un “messaggio chiaro” a Vladimir Putin, ovvero che il “nostro impegno è a lungo termine”, ha scritto la segretaria al Tesoro americano Janet Yellen in un editoriale sul New York Times, secondo il quale il prestito – da ripagare con i profitti sugli asset russi congelati – “è coerente con il diritto nazionale e internazionale. E non precluderebbe l’adozione di ulteriori azioni su queste risorse insieme ai nostri partner in futuro”. Simili i toni della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che dice: “inviamo un segnale forte all’Ucraina: sosterremo Kiev nella sua lotta per la libertà per tutto il tempo necessario. È anche un segnale forte per Putin: non può vincere”.
Bilaterale Meloni – Zelensky – Come prevedibile i conflitti sono il tema centrale del vertice pugliese. Non solo Ucraina ma anche Gaza. Al G7 c’è anche Volodymyr Zelensky che firmerà accordi sulla sicurezza con Usa e Giappone e che nel pomeriggio ha avuto un incontro bilaterale con Giorgia Meloni. “Ho avuto un incontro produttivo e ho ringraziato l’Italia per il suo sostegno militare, finanziario e umanitario all’Ucraina”, ha scritto su X il presidente ucraino al termine del faccia a faccia. Con la premier ha discusso “i prossimi passi della nostra cooperazione in materia di difesa, compreso il contributo dell’Italia al rafforzamento del sistema di difesa aerea dell’Ucraina e la preparazione di un nuovo pacchetto di aiuti militari”.
“Abbiamo parlato anche del prossimo vertice per la pace in Svizzera e dei risultati attesi”, continua Zelensky, che si dice ancora “profondamente grato a Giorgia per i suoi sforzi attivi volti a incoraggiare i paesi del Sud del mondo a partecipare al vertice”. Inoltre, conclude, “abbiamo discusso progetti congiunti volti ad aiutare l’Ucraina nella ricostruzione di Odessa e della regione di Odessa. Apprezzo molto anche la decisione dell’Italia di organizzare la prossima Conferenza per la ripresa dell’Ucraina a Roma nel 2025″.
Gli ostacoli per i paesi G7 non mancano. La Cina, innanzitutto, che si oppone “con fermezza a qualsiasi sanzione illegale e unilaterale, e alla giurisdizione estesa” Usa. Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian ha detto che “normali scambi commerciali tra Cina e Russia non dovrebbero subire interferenze o sabotaggi”. Per altro verso, “non dovrebbero diventare uno strumento per contenere la Cina”, ha aggiunto Lin, sulle ultime sanzioni Usa alla Russia, anche prendendo di mira le aziende con sede in Cina. Il dossier sui legami Mosca-Pechino sarà infatti sul tavolo del G7, a partire dai relativi effetti sulla guerra russa all’Ucraina.
Pechino, oltre a esortare gli Usa “a smettere immediatamente di imporre sanzioni unilaterali illegali” invita Washington “a svolgere invece un ruolo costruttivo nel promuovere un cessate il fuoco capace di porre fine alla guerra e di ripristinare la pace“, quanto alle vicende dell’Ucraina. Inoltre, Pechino “adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare con fermezza i diritti e gli interessi legittimi delle imprese e dei cittadini cinesi”, ha aggiunto Lin, nel corso del briefing quotidiano.
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Nei telefoni di Abedini i dati che interessano agli Usa: così Sala è tornata libera. Meloni, il blitz da Trump per chiudere il caso prima del punto stampa di oggi
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Operazione Groenlandia? L’idea è di Biden. La “sparata” di Trump anticipata in un documento
Mondo
Los Angeles brucia da 3 giorni: almeno 5 morti. Evacuata Hollywood: “130mila fuori di casa”. Distrutte le ville di Paris Hilton e Billy Crystal
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Il rientro di Cecilia Sala in Italia segna uno di quei momenti sempre più rari, eppure necessari, nei quali il senso delle istituzioni e sentimenti comuni di preoccupazione e solidarietà rafforzano la nostra identità nazionale e convivenza civile". Così Francesco Pionati, in un editoriale sulla conclusione della vicenda della giornalista italiana, dove il direttore di Radio1 e Giornale Radio Rai sottolinea come "per una volta, le polemiche sono state sedate, provvidenziale, il silenzio stampa chiesto e ottenuto dalla famiglia. Per una volta tutto ha funzionato come doveva e ogni protagonista della vicenda, dal governo all'opposizione, dalla famiglia alla stampa fino all'intelligence, ha fatto quel che doveva senza sbavature, ispirato probabilmente dalla forza d'animo non comune dimostrata dalla collega arrestata in Iran".
"Certo - prosegue Pionati - riprenderanno presto discussioni e scontri legittimi sui temi caldi dell'attualità politica, ma ancora per un po' festeggiamo una bella giornata per tutti gli italiani segnata non a caso dall'applauso unanime del Senato alla notizia della liberazione. Riassume Pierferdinando Casini: 'Non ho votato e non sostengo questo governo, ma dico brava alla Meloni per il successo che ha ottenuto. L'Italia viene prima delle nostre divisioni'".
Gaza, 9 gen. (Adnkronos) - Funzionari di Hamas a Gaza sostengono che gli attacchi israeliani di oggi hanno ucciso almeno 12 persone, tra cui tre ragazze. Secondo quanto riferito dall'agenzia di protezione civile della Striscia, tre ragazze e il loro padre sono rimasti uccisi quando un attacco aereo ha colpito la loro casa nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza.
In un altro attacco, otto persone sono state uccise quando la loro casa è stata colpita nella città di Jabalia, nel nord di Gaza. Secondo l'agenzia di difesa civile, diverse altre sono rimaste ferite in quell'attacco.
Roma, 9 gen. (Adnkronos Salute) - Dopo otto anni in azienda come Vaccines Policy & Communication Director, Marina Panfilo entra nel Leadership Team di Msd Italia nel ruolo di Executive Director Policy, Communication & ESG Strategy. Nel corso dei suoi oltre 40 anni di carriera nell’industria farmaceutica multinazionale - si legge in una nota - Panfilo ha egregiamente ricoperto diversi ruoli direttivi a livello nazionale e internazionale, spaziando dal Business Development al Market Access, fino ad arrivare alla funzione Policy & Communication. Proprio di quest’ultima area ha volentieri accettato di prendere la guida, decidendo di ricoprire una posizione delicata e, al tempo stesso, strategica sulla quale Msd ripone da sempre una particolare attenzione, a partire dalla sua presidente e amministratrice delegata, Nicoletta Luppi.
Si tratta di un ruolo centrale che implica non solo la promozione di iniziative politiche a livello europeo, nazionale e regionale, ma che richiede anche la capacità di instaurare e mantenere un dialogo costruttivo con i principali stakeholder del sistema istituzionale e sanitario italiano. Grazie al prezioso lavoro di professioniste e professionisti in ambito policy, comunicazione e Esg, Msd si è distinta negli anni come azienda di valore, ottenendo importanti riconoscimenti quali ad esempio quello di ‘Best in Media Communication’ da parte di di Eikon/Fortune e, più recentemente, quello di ‘Campione di sostenibilità’ da parte di Forbes per il suo impegno nella Csr.
“La leadership di Marina sarà essenziale per garantire che la nostra voce venga ascoltata e rappresentata - commenta Luppi - Sono assolutamente convinta che l'esperienza consolidata e le competenze di Marina nel settore farmaceutico ci permetteranno di avanzare con determinazione verso il nostro obiettivo primario: tutelare e migliorare l'accesso dei Pazienti alle cure e alla medicina preventiva. La sua visione strategica e la sua passione per la materia saranno essenziali nel guidarci attraverso le sfide future”. Aggiunge Panfilo: “Sono orgogliosa di continuare a far parte della ‘famiglia Msd’ alla quale sono particolarmente affezionata e della quale faccio parte dal 2017. Msd è un’azienda che porta innovazione nella scienza per la salute delle persone, nella cultura aziendale, nella comunicazione, nelle strategie imprenditoriali e investe nella Ricerca & Sviluppo più di qualunque altra azienda del settore. Ma, a fare la differenza e a essere motivo di orgoglio è soprattutto una cultura che mette al centro il suo capitale umano e un grande impegno nel promuovere fattivamente i valori della diversità, dell’equità e dell’inclusione in cui da sempre crede. A rendere unica Msd - conclude - è il valore che genera per la società e l’economia italiana, nonché l’attenzione verso i dipendenti e le loro famiglie e io sono onorata di farne parte”.
Roma, 9 gen. (Adnkronos Salute) - Dopo otto anni in azienda come Vaccines Policy & Communication Director, Marina Panfilo entra nel Leadership Team di Msd Italia nel ruolo di Executive Director Policy, Communication & ESG Strategy. Nel corso dei suoi oltre 40 anni di carriera nell’industria farmaceutica multinazionale - si legge in una nota - Panfilo ha egregiamente ricoperto diversi ruoli direttivi a livello nazionale e internazionale, spaziando dal Business Development al Market Access, fino ad arrivare alla funzione Policy & Communication. Proprio di quest’ultima area ha volentieri accettato di prendere la guida, decidendo di ricoprire una posizione delicata e, al tempo stesso, strategica sulla quale Msd ripone da sempre una particolare attenzione, a partire dalla sua presidente e amministratrice delegata, Nicoletta Luppi.
Si tratta di un ruolo centrale che implica non solo la promozione di iniziative politiche a livello europeo, nazionale e regionale, ma che richiede anche la capacità di instaurare e mantenere un dialogo costruttivo con i principali stakeholder del sistema istituzionale e sanitario italiano. Grazie al prezioso lavoro di professioniste e professionisti in ambito policy, comunicazione e Esg, Msd si è distinta negli anni come azienda di valore, ottenendo importanti riconoscimenti quali ad esempio quello di ‘Best in Media Communication’ da parte di di Eikon/Fortune e, più recentemente, quello di ‘Campione di sostenibilità’ da parte di Forbes per il suo impegno nella Csr.
“La leadership di Marina sarà essenziale per garantire che la nostra voce venga ascoltata e rappresentata - commenta Luppi - Sono assolutamente convinta che l'esperienza consolidata e le competenze di Marina nel settore farmaceutico ci permetteranno di avanzare con determinazione verso il nostro obiettivo primario: tutelare e migliorare l'accesso dei Pazienti alle cure e alla medicina preventiva. La sua visione strategica e la sua passione per la materia saranno essenziali nel guidarci attraverso le sfide future”. Aggiunge Panfilo: “Sono orgogliosa di continuare a far parte della ‘famiglia Msd’ alla quale sono particolarmente affezionata e della quale faccio parte dal 2017. Msd è un’azienda che porta innovazione nella scienza per la salute delle persone, nella cultura aziendale, nella comunicazione, nelle strategie imprenditoriali e investe nella Ricerca & Sviluppo più di qualunque altra azienda del settore. Ma, a fare la differenza e a essere motivo di orgoglio è soprattutto una cultura che mette al centro il suo capitale umano e un grande impegno nel promuovere fattivamente i valori della diversità, dell’equità e dell’inclusione in cui da sempre crede. A rendere unica Msd - conclude - è il valore che genera per la società e l’economia italiana, nonché l’attenzione verso i dipendenti e le loro famiglie e io sono onorata di farne parte”.
Damasco, 9 gen. (Adnkronos/Afp) - Gli scontri tra gruppi sostenuti dalla Turchia e le forze guidate dai curdi hanno causato la morte di 37 persone nella regione settentrionale di Manbij, in Siria. Lo ha reso noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna, che ha parlato di "feroci battaglie, nelle ultime ore, nella zona di Manbij, tra le Forze democratiche siriane (guidate dai curdi) e le fazioni dell'Esercito nazionale (sostenute dalla Turchia), che combattono con copertura aerea turca". L'osservatorio ha affermato che gli attacchi "hanno ucciso 37 persone in un bilancio preliminare", per lo più combattenti sostenuti dalla Turchia.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Europa e Usa sono due facce della stessa medaglia, l’Occidente. Hanno comuni interessi e devono avere comuni obiettivi se non vogliamo indebolirci: lavoreremo bene con l’amministrazione Trump. Europa e America devono rimanere alleate: è il nostro destino, è la nostra forza". Così, in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendosi alle ingerenze di Musk nelle politiche interne dei Paesi europei. "A oggi Musk - sottolinea - è un privato cittadino e un grandissimo imprenditore, quando sarà al governo è ovvio che dovrà misurare le sue dichiarazioni".
"Poi, per quanto riguarda il sistema di comunicazioni satellitari della sua azienda - aggiunge Tajani - è un altro discorso, una scelta tecnologica che deve fare lo Stato italiano. Io non ho preclusioni a prescindere, una cosa è Musk, altra la sua azienda. Se è in grado di fornire i migliori servizi, perché dire no a priori? Vedremo, ci saranno valutazioni, si sceglierà il meglio per garantire i servizi necessari alle nostre amministrazioni".
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Sono stati giorni difficili, abbiamo lavorato di continuo, li abbiamo trascorsi dedicando al caso ogni sforzo. Oggi possiamo dire che c’è stato un lavoro di squadra fra governo, intelligence, diplomazia e anche con la famiglia che è stata bravissima a gestire la situazione e il silenzio stampa. E c’è stato un intervento diretto della premier, che ha partecipato a tutte le riunioni. Poi la situazione si è sbloccata per davvero l’ultima notte. La discrezione, il lavoro incessante portano risultati". Lo ha detto al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando del ritorno in Italia, dopo la detenzione in Iran, di Cecilia Sala, spiegando che gli stessi sforzi, "massimi", riguardano "ogni cittadino italiano. E se è possibile anche i risultati, come in Iran si vide nel caso Piperno. La Farnesina si impegna per ogni italiano all’estero in difficoltà, questo era un caso particolarmente delicato".
"Conosco il papà di Cecilia, è chiaro che ho condiviso la sua preoccupazione di padre, ma ripeto: per noi tutti gli italiani che hanno bisogno di aiuto sono uguali - prosegue il vice premier - C’è stato un dialogo continuo, e ripeto, la nostra intelligence, la diplomazia, il governo hanno fatto il massimo. Essere un Paese come il nostro che ha rapporti con tutti i Paesi dell’area del Medio Oriente, anche con quelli di cui non condivide politiche e azioni, rende possibile agire con efficacia anche di fronte a grandi difficoltà. Non a caso noi abbiamo tenuto aperti i rapporti politici con l’Iran, abbiamo tenuto aperta l’ambasciata in Siria, dove andrò domani dopo che si sarà riunito il Quintetto. Ribadirò alle nuove autorità siriane l’importanza di un processo politico inclusivo che garantisca le libertà fondamentali di tutti i siriani e riconosca e valorizzi il ruolo dei cristiani come cittadini con pienezza di diritti, e annuncerò anche il primo pacchetto di aiuti per la cooperazione".
Quanto a un eventuale promessa di "scambio" per la liberazione dell’ingegnere iraniano Abedini, Tajani ribadisce che "sono due cose separate, lo hanno spiegato anche le autorità iraniane. Il caso Abedini è trattato dalle autorità giudiziarie italiane, vedremo cosa succederà. Poi, eventualmente, sarà di competenza del ministro della Giustizia. Cecilia Sala era invece una cittadina italiana accusata di aver violato le leggi locali, e su quello abbiamo lavorato. Abbiamo visto un’opposizione responsabile. Ovviamente abbiamo tenuto aperti canali di informazione, e il sottosegretario Mantovano ha riferito al Copasir. Ma sì, ciascuno ha fatto la propria parte".
Riguardo l'influenza sulla liberazione della Sala della visita lampo della premier Giorgia Meloni da Trump, il 4 gennaio, Tajani dichiara che "ha avuto un effetto politico che è stato affiancato dal lavoro politico, generale, costruito per far capire che l’Italia parlava con gli Stati Uniti, ma non c’è stata una conseguenza diretta sulla liberazione di Sala. È possibile che l’accelerazione per la liberazione della giornalista sia anche avvenuta in questi giorni prima dell’insediamento ufficiale di Trump, che la tempistica sia stata favorevole. Quella era una missione della premier. Io andrò negli Usa quando la nuova amministrazione si sarà insediata, incontrerò il mio omologo Rubio, lavorerò ai miei dossier. Se sarò al giuramento di Trump? Quella è una cosa interna americana, non di governo. Ci sarà tempo, tratteremo tutti i dossier aperti a tempo debito a partire da quello sui dazi".