I quasi 200 miliardi di asset russi depositati presso Euroclear, in Belgio, restano lì dove sono. Il prestito da 50 miliardi per Kiev sarà pagato dai paesi del G7, in base alle dimensioni delle rispettive economie ma con quote esatte ancora da definire. Il denaro verrà restituito nel tempo con gli interessi che maturano sugli asset russi sparsi tra Usa e Ue, in tutto sono circa 280 miliardi che si stima possano fruttare tra i 3 e i 5 miliardi l’anno. Il rimborso integrale avrà quindi una tempistica indicativa tra i 10 e i 15 anni. I fondi del finanziamento dovrebbero iniziare ad arrivare in Ucraina entro fine 2024. Questo è lo schema di massima, i dettagli dell’accordo potrebbero ancora subire modifiche e/o integrazioni.

Un passo che “non porterà l’Occidente a niente di buono”, commenta la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Secondo la portavoce, citata dall’agenzia Interfax, “iniziative illegali” come questa rischiano di provocare uno “sbilanciamento del sistema finanziario e crisi devastanti”. “Do il benvenuto alla decisione del G7 di utilizzare gli asset russi immobilizzati per fornire un prestito all’Ucraina, e se capisco bene questi fondi non saranno utilizzati per scopi militari”, dice invece il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

L’accordo è comunque su una soluzione piuttosto conservativa rispetto ad alcune delle ipotesi circolate in questi mesi. Non passa la linea di chi avrebbe voluto “attaccare” direttamente gli asset di Mosca (e non solo gli interessi). Un’opzione dura su cui hanno insistito in questi mesi soprattutto Stati Uniti e Canada ma a cui i paesi europei si oppongono a causa dei rischi alla stabilità finanziaria dell’intera area euro che ne potrebbero conseguire.

Il Cremlino ha scelto di tenere in Europa gran parte dei suoi asset (che non sono frutto di azioni di guerra ma, prevalentemente, proventi della vendita di gas e petrolio ai paesi Ue) ritenendola una collocazione più sicura rispetto al pericolo di confisca. Se Bruxelles scegliesse invece di appropriarsene si creerebbe un precedente pericoloso. Qualsiasi altro paese (o azienda) saprebbe che mettendo soldi in Europa questi potrebbero essere confiscati in caso di azioni sgradite a Usa e Ue. Cina o Arabia Saudita sono i primi nomi che vengono in mente ma lo stesso ragionamento lo farebbero tutti.

L’accordo del G7 consente comunque a Kiev di entrare in possesso rapidamente di somme importanti che dovrebbero essere sufficienti per coprire le necessità finanziarie del paese in guerra almeno per i prossimi due anni. Il rischio del finanziamento è a carico dei paesi che lo erogano. E chissà cosa ne sarebbe di quei 3-5 miliardi di interessi qualora si dovesse finalmente arrivare a trattative di pace con Mosca.

Difficilmente il Cremlino accetterebbe come condizione quella di continuare a pagare queste somme, soprattutto se dovesse sedersi al tavolo delle trattative in posizione di forza. Con la decisione sul prestito il G7 segnala comunque una ritrovata determinazione nel sostegno all’Ucraina e i leader dei 7 paesi hanno affermato che i beni di Mosca rimarranno bloccati finché la Russia non accetterà di pagare per la ricostruzione dell’Ucraina. Vedremo. C’è probabilmente anche la volontà di “blindare” i finanziamenti per Kiev in vista delle elezioni statunitensi del prossimo novembre, nel timore che un’eventuale presidenza Trump potrebbe essere molto meno propensa a sostenerne lo sforzo bellico.

Il prestito proposto per l’Ucraina invierebbe un “messaggio chiaro” a Vladimir Putin, ovvero che il “nostro impegno è a lungo termine”, ha scritto la segretaria al Tesoro americano Janet Yellen in un editoriale sul New York Times, secondo il quale il prestito – da ripagare con i profitti sugli asset russi congelati – “è coerente con il diritto nazionale e internazionale. E non precluderebbe l’adozione di ulteriori azioni su queste risorse insieme ai nostri partner in futuro”. Simili i toni della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che dice: “inviamo un segnale forte all’Ucraina: sosterremo Kiev nella sua lotta per la libertà per tutto il tempo necessario. È anche un segnale forte per Putin: non può vincere”.

Bilaterale Meloni – Zelensky – Come prevedibile i conflitti sono il tema centrale del vertice pugliese. Non solo Ucraina ma anche Gaza. Al G7 c’è anche Volodymyr Zelensky che firmerà accordi sulla sicurezza con Usa e Giappone e che nel pomeriggio ha avuto un incontro bilaterale con Giorgia Meloni. “Ho avuto un incontro produttivo e ho ringraziato l’Italia per il suo sostegno militare, finanziario e umanitario all’Ucraina”, ha scritto su X il presidente ucraino al termine del faccia a faccia. Con la premier ha discusso “i prossimi passi della nostra cooperazione in materia di difesa, compreso il contributo dell’Italia al rafforzamento del sistema di difesa aerea dell’Ucraina e la preparazione di un nuovo pacchetto di aiuti militari”.

“Abbiamo parlato anche del prossimo vertice per la pace in Svizzera e dei risultati attesi”, continua Zelensky, che si dice ancora “profondamente grato a Giorgia per i suoi sforzi attivi volti a incoraggiare i paesi del Sud del mondo a partecipare al vertice”. Inoltre, conclude, “abbiamo discusso progetti congiunti volti ad aiutare l’Ucraina nella ricostruzione di Odessa e della regione di Odessa. Apprezzo molto anche la decisione dell’Italia di organizzare la prossima Conferenza per la ripresa dell’Ucraina a Roma nel 2025″.

Gli ostacoli per i paesi G7 non mancano. La Cina, innanzitutto, che si oppone “con fermezza a qualsiasi sanzione illegale e unilaterale, e alla giurisdizione estesa” Usa. Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian ha detto che “normali scambi commerciali tra Cina e Russia non dovrebbero subire interferenze o sabotaggi”. Per altro verso, “non dovrebbero diventare uno strumento per contenere la Cina”, ha aggiunto Lin, sulle ultime sanzioni Usa alla Russia, anche prendendo di mira le aziende con sede in Cina. Il dossier sui legami Mosca-Pechino sarà infatti sul tavolo del G7, a partire dai relativi effetti sulla guerra russa all’Ucraina.

Pechino, oltre a esortare gli Usa “a smettere immediatamente di imporre sanzioni unilaterali illegali” invita Washington “a svolgere invece un ruolo costruttivo nel promuovere un cessate il fuoco capace di porre fine alla guerra e di ripristinare la pace“, quanto alle vicende dell’Ucraina. Inoltre, Pechino “adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare con fermezza i diritti e gli interessi legittimi delle imprese e dei cittadini cinesi”, ha aggiunto Lin, nel corso del briefing quotidiano.

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