“L’autorità ungherese competente dovrebbe chiedere al Parlamento europeo la revoca dell’immunità” per Ilaria Salis. E “se un’ampia maggioranza del Parlamento europeo non ritiene accettabili gli abusi fisici e non vuole lasciare impunito questo tipo di grave crimine, allora revocherà l’immunità e il procedimento penale potrà proseguire durante il mandato”. L’appello agli eurodeputati arriva dal braccio destro di Viktor Orbán, il sottosegretario alla presidenza del governo ungherese Gergely Gulyás, durante una conferenza stampa in cui ha risposto a una domanda sull’elezione dell’insegnante milanese, agli arresti domiciliari a Budapest con l’accusa di aver aggredito dei militanti neonazisti. Le guarentigie dei parlamentari europei, ha affermato Gulyás, si compongono “di due elementi: l’immunità e l’inviolabilità. Inviolabilità significa che il procedimento può continuare quando e se la persona non gode dell’immunità o le è stata revocata”. Se invece fosse confermata, ha aggiunto, il procedimento potrebbe comunque “continuare allo scadere del mandato”.
❗️Minister Gulyás on the case of Ilaria #Salis: Immunity consists of two parts, immunity, inviolability. Inviolability means that the proceedings can continue when and if the person either does not have immunity or has it waived. So the competent Hungarian authority should apply… pic.twitter.com/J8ZWe0a1VB
— Zoltan Kovacs (@zoltanspox) June 13, 2024
All’esordio della risposta, inoltre, il sottosegretario ha attaccato direttamente chi ha scelto di candidare e di eleggere Salis, che ha raccolto oltre 176mila preferenze nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra: “Si tratta di una visione non molto positiva della democrazia italiana e di una parte della volontà degli elettori. Mandare un criminale al Parlamento europeo non fa bene né al Parlamento europeo né agli elettori che hanno pensato che un criminale dovesse essere mandato al Parlamento”. I membri dell’Eurocamera godono di un’immunità per tutta la durata del loro mandato a Bruxelles da ogni tipo di detenzione (quindi anche dai domiciliari) e da ogni procedimento giudiziario, a meno che questa non venga revocata, com’è accaduto alla fine del 2022 per i parlamentari coinvolti nello scandalo Qatargate.