Un piccolo passo avanti. Enel è stata condannata in secondo grado dalla Corte d’appello di Firenze a risarcire un ex addetto, Franco Berti, per il danno professionale causato dall’esposizione all’amianto che lo aveva fatto ammalare di asbestosi nel 2014. La somma decisa è di circa 118mila euro. La decisione è stata accolta dall’avvocato difensore nonché presidente dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona) Ezio Bonanni come “una vittoria importante”.

L’ex addetto, originario di Castelnuovo Val di Cecina, in provincia di Pisa, aveva lavorato dal 1958 al 1967 per la Società cooperativa Nuova Liberlavoro che forniva manodopera a Chimica Lardarello e successivamente a Enel. Secondo quanto accertato inizialmente dal tribunale, durante il periodo lavorativo sotto la nota azienda energetica Berti è stato esposto per lungo tempo alle fibre di amianto senza adeguate protezioni, circostanza che ha causato l’asbestosi (malattia polmonare) accusata nel 2014. Una volta che la patologia è stata accertata dall’Inail, l’uomo ha avviato un’azione legale per ottenere il risarcimento del danno subito, ottenendo ragione in primo grado nel 2020.

Enel, effettivo datore di lavoro dell’uomo, ha impugnato questa sentenza, ma la Corte d’appello fiorentina ha riesaminato i fatti e confermato la diagnosi dell’Inail: la mancata adozione di misure di protezione per i suoi lavoratori ha compromesso la salute di Berti. Il suo avvocato Bonanni, sottolineando l’importanza del riconoscimento dei diritti dei lavoratori esposti a sostanze nocive, ha affermato: “Questa sentenza rappresenta una vittoria importante per Franco Berti e un monito significativo per le aziende sull’importanza della sicurezza sul lavoro”.

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