“I temi ambientali non interessano? Quando avremo le alluvioni in casa non ci saranno elezioni che tengano. E la lezione arriverà dal cielo”. Zero voti alle elezioni comunali per un personaggio (anche) televisivo sono qualcosa di inedito, anche in un piccolo comune di 180 abitanti. E’ successo a Luca Mercalli, ricercatore e divulgatore scientifico sui temi del clima e dell’ambiente, collaboratore del Fatto Quotidiano e noto anche per le sue partecipazioni alla trasmissione “Che Tempo Che Fa”, che si era candidato comune consigliere comunale nel comune di Usseaux, sulle Alpi piemontesi in provincia di Torino. “E’ un bel segnale di come i temi ambientali non interessino, anzi spaventano”, dice lui, visibilmente deluso.
Mercalli, com’è nata questa candidatura così sfortunata?
In questo borgo di montagna, sono stato chiamato dal candidato sindaco (Alberto Sasso, ndr), un architetto che si occupa di edilizia sostenibile, dunque all’avanguardia anche sui temi della ristrutturazione anche delle vecchie case. Abbiamo fatto una squadra di alta competenza, dovevo semplicemente fare il consigliere. Era la mia prima esperienza amministrativa e ho pensato che cominciare proprio dal grado più basso fosse la cosa ideale.
E invece in Val Chisone la sua proposta non è piaciuta?
Questa è stata la sorpresa. Anche se alla fine il risultato è coerenti con il dato politico nazionale dove c’è una prevalenza dei voti di destra e il tema ambientale non è prioritario.
Ma possibile solo zero voti? Non ha fatto campagna elettorale?
Beh, in un paese così piccolo, ho fatto un paio di incontri, abbiamo spiegato il tema della montagna in relazione ai cambiamenti climatici, la mancanza di neve per gli sport invernali, la siccità per i pascoli, insomma abbiamo cercato di dare un livello alto al programma, che sono poi tutte quelle cose che in Unione Europea sono in lista di priorità, le cose fondamentali da fare per il futuro. E invece ha vinto la paura di nuovi vincoli, il sospetto che i cambiamenti legati al tema ambientale disturbassero la normale quiete alpina.
Forse ci sono interessi che non conosciamo? Succede anche nei piccoli comuni di montagna.
Non credo, il Comune aveva già una continuità nelle amministrazioni precedenti di un buon uso del territorio, con un turismo dolce. A meno che questi anni abbiano caricato dei malumori sommersi che sono poi usciti fuori così. Ma io penso che sia proprio un segnale molto coerente con quello che è accaduto in Europa, dove il green deal spaventa e vince il populismo.
C’è anche un dato sociologico?
Beh, storicamente le alpi piemontesi sono molto refrattarie al cambiamento, non sono le Dolomiti. Siamo nel “Mondo dei Vinti” di Nuto Revelli e te ne accorgi anche da queste cose: quando credi che le valutazioni vengano fatte sui progetti a lungo termine, sull’avanguardia culturale, sui curricula di eccellenza dei componenti dell’amministrazione, in realtà alla fine vince la sagra della salsiccia.
Però possibile che un personaggio noto come lei, che va in televisione, non abbia preso neanche un voto?
Penso che questa mia notorietà abbia generato sospetto, non è stata vista come un’opportunità: qualcuno si sia anche domandato ‘ma che viene a fare questo qui, c’avrà degli interessi’. Io invece non ho alcun interesse, tant’è che non sono nemmeno residente, sono a due comuni limitrofi, e quindi non ho nemmeno potuto votare per me stesso. Io ho fatto questa scelta solo per spirito di servizio civile, se avessi voluto visibilità mi sarei candidato a Milano.
Ha chiuso con la politica?
Ma lo sapevo già che sarebbe stato difficile, la mia esperienza politica non è mai stata diretta, ho lavorato per più di 20 anni come consulente della politica e purtroppo ho visto quant’è difficile trovare consenso su questi temi: non sono visti con favore se non da una piccolissima parte della società e sono vissuti più come un fastidio, come un limite che come un’opportunità.
Vive questi ‘Zero voti’ come un fallimento?
Per me non è un fallimento, è un’indicazione importante su come la società considera questi temi e quanto sarà difficile in futuro uscire fuori dalla sacca di indifferenza ambientale nella quale ci siamo cacciati. Ma alla fine le elezioni più importanti le darà il clima, e quello non sarà votabile: quando avremo l’alluvione in casa, nessuno escluso, non ci saranno le urne a evitarla. Il nostro era un programma di forte resilienza ai cambiamenti climatici, per progettare un futuro sostenibile per il clima. Invece vorrà dire che questa lezione arriverà poi dal cielo, e sarà molto cattiva.