di Pietro Francesco Maria De Sarlo
A quanto pare il fatto che per la prima volta in Italia in una elezione su scala nazionale sia andato a votare meno del 50% degli aventi diritto non interessa a nessuno o quasi. Che questo poi avvenga per eleggere una istituzione che diventa tra guerre ed economia sempre più pervasiva sulle vite di tutti noi non fa nascere alcuna domanda. Su scala europea il bellicismo e le difficoltà economiche derivanti dalla guerra russo-ucraina hanno determinato la sconfitta della leadership europea che maggiormente si è esposta sulla guerra.
La lettura complessiva del dato indica sia in Italia sia in Europa la sfiducia sia nel sistema politico sia nelle classi dirigenti che si muovono in modo incoerente su tutti i fronti: Ucraina, Gaza ed economia. La sconfitta di Macron con i suoi Mirage e quella di Scholz sono evidenti e non sanabili e sconfessano tutto l’impianto europeo sulla crisi ucraina e sulla conseguente sofferenza delle nostre economie. In più con una escalation nell’uso e nella produzione di armi sottraendo risorse allo sviluppo e al welfare.
Per non parlare della insistenza sulla necessità di un fantomatico esercito europeo senza spiegare come questo esercito dovrebbe integrarsi con la Nato o se dovrebbe essere sostitutivo dell’alleanza. Un esercito europeo senza una riforma delle sue istituzioni civili e democratiche implica chiarezza sulle regole di ingaggio e sulla governance con cui dovrebbe operare. In assenza tutto diventa un pensiero felice infantile e superficiale. Per non parlare della Pace Giusta, che è una lodevole aspirazione ma altrettanto priva di contenuti giacché le paci sono sempre scritte in modo più o meno lungimirante ma sempre tenendo conto della situazione sul campo e con spirito di realpolitik e mai di giustizia. Se così non fosse avremmo ancora il Regno delle Due Sicilie e i Borbone.
Il richiamo dei valori dell’Occidente di questa leadership così strabica che da un lato invia armi all’Ucraina per difendersi dall’invasore e dall’altro invia bombe a Israele per massacrare una popolazione inerme e indifesa rende le persone sempre più distanti e lontane dai Macron e Scholz e da tutta la classe dirigente europea che pare ipocrita e inaffidabile. Sono troppe le contraddizioni insanabili per non destare diffidenza e disinteresse.
Altro dato che andrebbe messo sotto i riflettori è che i tre partiti di governo sono al di sotto della soglia del 50% dei voti (47,42 per la precisione) e che mettendo insieme i voti del PD, del M5S, di AVS, di Renzi, Calenda e Santoro si ottiene il 50,12%. Questo implica che le forze di governo raccolgono meno di un quarto dei consensi sugli aventi diritto e che si possono battere a patto di trovare una sintesi tra le opposizioni. Sintesi difficile perché mancano idee aggreganti e condivise. Sulla pace si passa dai guerrafondai di parte del Pd, dei renziani e quelli della politica ‘seria’ di Calenda, che cambia idea più di frequente dell’umore di una soubrette, a un movimento nato solo per la Pace.
Le sorti del M5S sono inversamente proporzionali all’area del non voto e la mobilitazione di quest’area è il principale nodo da sciogliere. Occorre la costruzione di una proposta iniziando a riflettere sugli strumenti culturali con cui oggi si governa l’economia, una proposta di rettifica dei trattati europei che stabilisca nuovi criteri sulla collocazione delle agenzie governative e la compensazione della concentrazione della governance nei paesi nord europei, un piano di infrastrutture e sviluppo per il Sud in alternativa o complementare alla realizzazione del Ponte sullo Stretto.
Insomma ci vuole un sogno per le italiche genti a cui non piace la destra di Meloni e che le tolga dalla sfiducia e dall’astensione. Però non mi pare che questo sia all’orizzonte.