di Lorenzo Palaia

Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito (Mt 23, 4).

Poco sappiamo di ciò che il papa ha detto, essendosi trattato di una conversazione tenutasi a porte chiuse con i vescovi. Ma se in una circostanza del genere una frase tanto compromettente trapela è sicuro che la manina che l’ha fatta uscire aveva il chiaro obiettivo di attaccare il pontefice.

Tuttavia, con il nuovo incontro appena avuto (sempre privatamente) con i preti della diocesi di Roma, abbiamo altri elementi su cui riflettere.

È essenziale essere consapevoli che il papa non esterna queste opinioni in incontri monotematici, ma esse sono sempre l’estratto – magari meno saliente – di discorsi articolati e complessi che la stampa fa a brandelli a seconda del tema che conviene dare in pasto all’opinione pubblica. Seguire questo tipo di dibattito vuol dire quindi adeguarsi al discorso pubblico e a chi lo manovra, a meno che non si provi ad allargare lo sguardo e ad allungare il respiro. Proviamoci.

Stavolta la notizia riguarda appunto l’ammissione degli omosessuali nei seminari, la quale è vietata da una certamente poco rispettata disposizione canonica. Tale divieto è sancito in un documento della Congregazione per l’educazione cattolica, approvato da papa Benedetto XVI il 31 agosto 2005, riconfermato dunque da Francesco nell’incontro incriminato, dove si richiama una distinzione del magistero tra tendenze e pratiche omosessuali: le prime consistono all’incirca nell’orientamento sessuale, nella misura in cui però non si traduce in atto; le seconde sono invece i rapporti veri e propri. Riguardo i secondi, la condanna è senza appello.

Riguardo invece le sole tendenze – per quanto esse siano da accogliere “con rispetto e delicatezza […evitando] ogni marchio di ingiusta discriminazione” – “sono anch’esse oggettivamente disordinate” e, si aggiunge, “le suddette persone [con tali tendenze] si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne”.

Alla luce di tale insegnamento […] “la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”.

Ora, l’ultima espressione potrebbe essere considerata vaga e irrilevante, ma forse contiene una delle chiavi di lettura – perché ne occorre più di una – per comprendere la decisione del papa. Nel secondo incontro in cui è tornato a parlare della questione, infatti, Francesco ha trattato l’ammissione dei seminaristi omosessuali all’interno di quella del pericolo delle ideologie nella Chiesa, lasciando intendere che con l’omosessualità possa entrare nella Chiesa anche un’ideologia.

Cosa egli intenda di preciso non possiamo saperlo perché non lo ha spiegato, ma possiamo ipotizzare che si riferisca a istanze, lessico e concetti che vengono dal mondo conosciuto come Lgbtqia+.

Tuttavia è un fatto che la legge indica anche, senza mezzi termini, che a essere banditi dai seminari non sono solo i portatori della cosiddetta cultura gay, né semplicemente – come sarebbe ovvio dato che esiste l’obbligo di castità – chi pratica l’omosessualità: non sono ammessi neanche coloro che presentano un orientamento omosessuale, anche se non hanno rapporti.

Il papa quindi ha operato un collegamento abbastanza diretto tra sessualità e ideologia. Tale conclusione rivela un riduzionismo della persona alla sola dimensione sessuale, nutrito forse della tradizionale sessuofobia ecclesiastica. Ma dobbiamo anche tenere presente che da dentro il Vaticano il papa vede cose che noi non vediamo.

Esistono però altri possibili motivi per questa decisione: innanzitutto la salvaguardia dell’unità della Chiesa. È noto che su questo come su molti altri argomenti si rischia lo strappo nei due sensi opposti: da parte dei vescovi di alcuni paesi (Germania soprattutto) in senso riformatore, da parte di altri (si vedano le reazioni a Fiducia supplicans in Africa) in senso conservatore.

E c’è forse anche un altro motivo che riguarda il rapporto tra papa Benedetto e papa Francesco. Esiste una vasta pubblicistica (cartacea e web) che nei suoi estremi vede nell’attuale pontefice in carica un papa illegittimo. Questa narrazione dei due papi, del papa e dell’antipapa, è stata data in pasto all’opinione pubblica e alimentata anche dalla grande stampa e rischia seriamente di minare la stabilità della Chiesa cattolica. Forse è questo il motivo per cui Francesco non vuole contraddire il suo predecessore.

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