Ruud Krol è stato uno dei difensori più eleganti della storia del calcio. Giocava a testa alta, come i grandissimi. Prima terzino sinistro, poi centrale in senso ampio: libero, si diceva allora. Era bravissimo nell’impostazione: un giorno Nils Liedholm, in un Roma-Napoli, ordinò a Roberto Pruzzo di marcarlo stretto. Una delle tante diavolerie del santone svedese: il centravanti che controllava il difensore centrale. Uomini di calcio già proiettati nel futuro: Liedholm, Pruzzo e lo stesso Krol, of course. Krol vive nel Sud della Spagna e ha Napoli nel cuore. È stato uno dei simboli dell’Olanda e della sua rivoluzione. Una rivoluzione ancora attuale. Hasta siempre.

Il calcio totale olandese è solo calcio, oppure è stato alimentato dalla cultura olandese in senso più ampio?
Il calcio totale olandese è legato alla storia dell’Ajax, a un uomo come Rinus Michels e a una città come Amsterdam. L’Ajax non nacque in un giorno, ma fu plasmato nel corso del tempo dall’avvento di Michels, nel 1965. Cambiò di stagione in stagione alcuni giocatori e impose i suoi metodi di lavoro. Gli allenamenti erano duri. Si faceva molta corsa con il pallone. Il martedì e il giovedì doppia seduta. In queste due giornate, entrava in scena il preparatore atletico, un professore che aveva lavorato con i quattrocentisti e gli ottocentisti. Quando arrivai all’Ajax, avevo sedici anni e non ero velocissimo: quel professore mi migliorò. Si riposava il mercoledì.

Com’era Amsterdam tra le fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta?
Era il posto ideale per giocare a calcio ad alto livello. C’era uno spirito particolare, in quegli anni. Era una città piena di gioventù e di entusiasmo. C’era un vento di libertà.

L’Olanda fa il boom nel mondiale 1974, ma l’esplosione era stata annunciata dai successi in Coppa dei Campioni di Feyenoord nel 1970 e dell’Ajax con il tris dal 1971 al 1973.
La nazionale del mondiale tedesco fu una sintesi di quei due club. Ci qualificammo vincendo il girone per una migliore differenza reti rispetto al Belgio. In Germania partimmo con il successo contro l’Uruguay, pareggiammo zero a zero con la Svezia e il 4-1 con la Bulgaria ci promosse alla fase successiva. Il 4-0 all’Argentina fu una delle nostre migliori partite di sempre, poi il 2-0 alla Germania Est e un altro 2-0 al Brasile. Nella finale contro la Germania, fummo sfortunati. Il portiere tedesco Maier fu fenomenale quel pomeriggio. Dopo l’1-0 dopo appena due minuti eravamo convinti di potercela fare, ma ai tedeschi fu concesso un rigore discutibile che permise a Breitner di pareggiare. Dopo il 2-1 di Muller, creammo molte occasioni, ma Maier fu grandissimo.

È vera la storia che alcuni giocatori dell’Olanda affrontarono la Germania con la voglia di vendicare i crimini nazisti subiti dalle loro famiglie durante la Seconda guerra mondiale?
Questa storia è stata proposta da alcuni giornali olandesi, ma non è assolutamente vera. La Gestapo entrò anche a casa di mio padre, ma per fortuna non successe nulla. Giocammo quella partita per vincere il mondiale, come in fondo avremmo meritato per il gioco espresso nel torneo.

L’Olanda del 1974 è la nazionale più spettacolare di tutti i tempi?
Sono convinto di sì, anche se pure il Brasile 1970 raggiunse picchi di spettacolarità elevati. Il Brasile 1982 aveva molta qualità, ma incontrò un’Italia lanciatissima. Nel calcio spesso non vince sempre il migliore. L’Olanda perse pure la finale mondiale del 1978 in Argentina, sempre contro la padrona di casa, ma era un’Olanda diversa da quella del 1974.

Il Milan di Sacchi è stato l’erede di quell’Olanda?
Sicuramente, anche perché in quella squadra giocavano tre olandesi. Quel Milan aveva però anche un nucleo di calciatori italiani fortissimi: Maldini, Baresi, Costacurta, Donadoni.

Michels che persona era?
Un uomo di Amsterdam, dotato di senso dell’humour, ma esigeva disciplina. Era un duro, di poche parole. L’allenatore era un grande lavoratore. Credeva nel suo progetto e cercò di creare la migliore squadra possibile. In nazionale, c’era il problema di fondere Ajax e Feyenoord. Il reparto che lo impegnò di più fu la difesa. Ogni giorno si affrontavano squadre di dilettanti per provare il sistema di gioco e i meccanismi. Dal centrocampo in su ebbe meno problemi. Michels riuscì a rivoluzionare il calcio ottenendo risultati eccellenti. Ha un posto assicurato sul podio dei migliori allenatori di tutti i tempi.

L’alimentazione era curata in modo particolare?
Il giorno delle partite il medico ci suggeriva un certo tipo di dieta, ma c’era libertà di scelta.

Quella nazionale non vinse, ma incantò tutti.
Ci è mancato il titolo mondiale nel 1974, ma abbiamo fatto divertire milioni di persone, cambiando la nostra storia del calcio. Anche noi ci siamo molto divertiti e non solo perché eravamo giovani. Altri tempi, più spensierati.

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