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Al via la Biennale Teatro di Venezia 2024, ecco i 7 slogan di questa edizione: più choc per tutti

di Paolo Martini
Al via la Biennale Teatro di Venezia 2024, ecco i 7 slogan di questa edizione: più choc per tutti

Si può racchiudere in sette slogan la Biennale Teatro di Venezia 2024 che si apre sabato 15 giugno:

1) Fuori dai teatri, oltre il teatro: l’inaugurazione del 52mo Festival Internazionale del Teatro, sabato 15 giugno 2024, sarà alle 11 di mattina nel Oadiglione 30 di Forte Marghera, e non la sera nella solita sala teatrale all’Arsenale. Si comincia con una vera e propria installazione artistica, ‘Elephants in Rooms ovvero 14 finestre sul mondo’, firmata dai vincitori del Leone d’argento, il collettivo dei Gob Squad, inglesi di origine ma berlinesi d’adozione. Del resto, la ricerca di nuovi linguaggi oltre quelli tradizionali nelle sale, il post-teatro, è il trend del momento.

2) Parola d’ordine, inclusività: se i Leoni d’argento Gob Squad dedicano un nuovo ‘Dorian’ all’icona gay di Oscar Wilde, per il gran finale il 28 e 29 giugno arriva dall’Australia Back to Back Theatre, la compagnia australiana di artisti diversamente abili, per la prima volta in Italia. Leone d’Oro alla carriera, all’insegna delle emozioni forti, anche per lo spettacolo che riproporranno, ‘Food Court’. Più fazzoletti per tutti, si ride e si piange per davvero.

3) La classe non è acqua: volendo includere anche un po’ di spirito egualitarista, dalla Lituania arriva ‘Have a good day!’ di Vaiva Grainytė, Lina Lapelytė e Rugilė Barzdžiukaitė, singolarissima ‘opera per 10 cassiere, suoni del supermercato e pianoforte’. Per la quota pro-immigrazione si fa notare la ripresa del drammatico ‘Blind Runner’ – due clandestini nel tunnel della Manica – dell’expat iraniano Amir Reza Koohestani.

4) Più choc per tutti: c’è chi si diverte andando a vedere i cosiddetti ‘trigger warning’ (avvertenze in tema di sensibilità) degli spettacoli, di rigore in tanti Paesi europei. Sul sito del teatro belga NTGent, per la nuova ‘Medea’s Kinderen’ del regista guru Milo Rau, grande evento di chiusura, si legge: ‘contiene scene che fanno riferimento direttamente o indirettamente al suicidio, all’infanticidio, alla pedofilia e contiene scene con l’uso di sangue finto’. E’ un’invettiva spettacolare sui pregiudizi e gli stereotipi contro le persone LGBTQ+, ’Phobia’ di Markus Öhrn e Karol Radziszewski, atteso per il 25/26 giugno: rigorosamente vietato ai minori già alla prima al Nowy di Varsavia e a Lubiana.

5) Lo spettro di ieri: si chiude con questa Biennale ‘Niger et Albus’ la direzione pluriennale di Stefano Ricci e Gianni Forte, arrivati ricci/forte ma ormai ufficialmente separati in casa. Forse anche il bilancio è un po’ in chiaroscuro: hanno presentato sì – e lo fanno ancora quest’anno – alcuni eccellenti spettacoli internazionali, ma il confronto con il predecessore Antonio Latella è impari, soprattutto per quanto riguarda il laboratorio dei nuovi talenti italiani.

6) La riscossa sarà Muta? Sempre con l’incognita degli spettacoli e delle letture dei vari vincitori di Biennale College e premi vari, quest’anno s’attende comunque un qualche colpo di reni dall’Italia, grazie alla compagnia emergente Muta Imago, con un’innovativa e visionaria versione di ‘Tre Sorelle’. E magari pure da ‘Cenere’ Georgina Pi con Stefano Fortin e da ’Sleeping beauty’ Fabrizio Arcuri con Caterina Balucani.

7) Incendiario solo di nome. E’ la prima Biennale Teatro del nuovo presidente Pietrangelo Buttafuoco, nominato dal ministro della ‘contro-egemonia culturale’ di Fratelli d’Italia Sangiuliano. Non sembra aver fatto una piega dinanzi a un programma tutt’altro che in linea Meloni. A breve Buttafuoco dovrà nominare i futuri responsabili di Danza, Musica e Teatro, ma aldilà di chiacchiere sulla direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, non volano indiscrezioni. Chissà se, invece di qualche improbabile simpatizzante della destra, Buttafuoco cercherà con il lumicino tra i battitori liberi malvisti dalla solita cricca. Uno o due nomi ci sarebbero…

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