Avrebbe voluto che Youtube rimuovesse ogni traccia del suo celebre esordio televisivo sulle reti nazionali: per questo motivo aveva chiesto un risarcimento da 250mila euro. E invece Totò Cuffaro sarà costretto a pagare le spese legali al colosso americano. Lo ha deciso la prima sezione civile del tribunale di Palermo, rigettando la richiesta dell’ex governatore della Sicilia, che ha scontato una condanna a sette anni per favoreggiamento alla mafia.

La staffetta Santoro-Costanzo – La vicenda è complessa e riguarda l’ormai celebre intervento di Cuffaro durante la storica staffetta televisiva Rai-Mediaset. Era il 26 settembre del 1991 e per ricordare l’imprenditore Libero Grassi, ucciso solo poche settimane prima da Cosa nostra per essersi ribellato al “pizzo”, era stata organizzata un’unica trasmissione tra il Maurizio Costanzo Show e Samarcanda. Ospiti del teatro Parioli c’erano – tra gli altri – il giudice Giovanni Falcone, Claudio Fava, Giovanni Impastato e Rita Dalla Chiesa. A un certo punto, in collegamento da Palermo, un giovane in maniche di camicia aveva chiesto a Michele Santoro d’intervenire. Ottenuto il microfono, prima aveva zittito i mugugni della folla e poi si era scagliato contro alcuni contenuti della trasmissione: “C’è in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore della Democrazia cristiana in Sicilia. Il giornalismo mafioso che è stato fatto stasera fa più male alla Sicilia di dieci anni di delitti…”, è uno dei passaggi chiave di quell’intervento. Quel giovane era Cuffaro, che all’epoca era stato appena eletto per la prima volta all’Assemblea regionale siciliana.

La diffamazione: “Cuffarò non aggredì Falcone” – Già nei giorni successivi, le cronache dell’epoca avevano chiarito come il bersaglio degli attacchi lanciati dal futuro governatore non fosse assolutamente Falcone, ma il pm Francesco Taurisano, che indagava su Calogero Mannino, leader della sua corrente all’interno della Dc. Durante la trasmissione, infatti, era stata trasmessa un’intervista al pentito Rosario Spatola, che accusava proprio Mannino. Quell’inchiesta sarà archivata poco dopo. Da sottolineare, però, che durante il suo intervento Cuffaro non fa mai esplicitamente i nomi di Taurisano e di Spatola, mentre le telecamere inquadrano il volto di Falcone, concentrato mentre ascolta lo sfogo del politico. Molti anni dopo alcune clip di quell’intervento saranno pubblicate da vari canali Youtube. In alcuni casi, però, con un titolo evidentemente diffamatorio: “Cuffaro aggredisce Falcone”. Proprio uno di questi filmati verrà rilanciato da Antonio Di Pietro sul suo sito. Per questo motivo Cuffaro aveva denunciato l’ex leader dell’Italia dei valori, facendolo condannare per diffamazione. Quelle sentenze ricostruiscono la verità storica sull’esordio televisivo dell’ex presidente della Sicilia, sottolineando come il suo attacco non fosse diretto al magistrato poi ucciso nella strage di Capaci.

La causa a Youtube – Cuffaro, però, non si è accontentato di aver vinto la causa contro Di Pietro. Il 28 luglio del 2020, poco prima di di tornare a fare attività politica con il lancio il suo nuovo partito – la Democrazia cristiana di Sicilia – l’ex governatore ha chiesto a Youtube di rimuovere cinque clip che riportavano quel vecchio intervento ai microfoni di Santoro. Cosa che il provider ha fatto soltanto successivamente, dopo aver appreso della condanna in Appello di Di Pietro, arrivata nel 2021. Youtube, però, ha rimosso solo quattro delle cinque clip indicate da Cuffaro nella sua diffida. Una è ancora disponibile online, con questo titolo: “Cuffaro da Santoro e Costanzo davanti al giudice Falcone”.



La clip rimasta online –
Anche questa volta, però, l’ex governatore non è sembrato soddisfatto. Nel 2022, infatti, ha fatto causa anche a Youtube, chiedendo la rimozione e la deindicizzazione di tutti i video incriminati e addebitando alla società Usa “la lesione dell’onore e della reputazione scaturenti dalle pubblicazioni di commenti diffamatori da parte degli internauti a corredo dei video postati”. Per questo motivo ha chiesto un risarcimento da 250mila euro. Il tribunale, però, gli ha dato torto. Dopo aver escluso che la società possa “essere chiamata a rispondere di titoli scritti e immessi in rete da altri soggetti”, il giudice Michele Guarnotta scrive che “il contenuto dei video non è di per se diffamatorio atteso che i video sono oggettivamente veri e si riferiscono alle riprese della trasmissione andata in onda nel settembre del 1991”. Nella sentenza emessa il 31 maggio scorso si spiega inoltre come sia certo che Cuffaro “abbia effettuato il descritto intervento nel corso della citata staffetta televisiva, così come è certa la presenza, in video collegamento, di Giovanni Falcone che ha ascoltato l’intervento stesso”.

La sentenza: “Tutto realmente accaduto” – Il giudice Guarnotta sottolinea come nel suo intervento Cuffaro abbia un “tono di voce particolarmente accalorato” e ricorda come “il contenuto dello stesso” fosse “un palese attacco contro le notizie diffuse durante la trasmissione Samarcanda poiché frutto di un ‘giornalismo mafioso‘ che aveva compiuto una ‘volgare aggressione‘ contro la classe dirigente della Democrazia cristiana siciliana e che aveva diffuso notizie false ed invece omesso notizie relative ad ‘un giudice corrotto che ha costruito un’intera storia su un pentito volgare che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana’ e ad ‘un magistrato che prima è andato in America, poi si è ammalato… ora chiede i trasferimenti'”. Quindi, secondo il tribunale, si “è trattato di un intervento dai connotati aggressivi nel corso del quale l’attore ha criticato aspramente ‘un giudice’, ‘un magistrato’ senza mai esplicitare il nome di questa persona che soltanto successivamente, in un secondo momento, e in virtù di una posteriore ricostruzione dei fatti accennati dall’attore, è stata poi identificata nel giudice Francesco Taurisano; pertanto, soltanto in base ad una non semplice rielaborazione degli eventi, postuma all’intervento di cui si tratta, può dunque dirsi che in quel momento le parole dell’attore non fossero rivolte a Giovanni Falcone”. Come dire: in quel video Cuffaro è autore di intervento aggressivo, con cui attacca un magistrato, senza farne il nome, anche se non si tratta di Falcone. Per capirlo, però, bisogna conoscere il contesto. In ogni caso, però, l’intervento dell’ex presidente della Sicilia è comunque andato in onda e dunque non c’è alcun motivo di rimuovere le clip che lo rilanciano, se queste non hanno un titolo fedele alla realtà dei fatti. È il caso del video “superstite“, quello lasciato online da Youtube, che “non riporta alcuna affermazione offensiva limitandosi, invero, a riportare una circostanza oggettivamente reale quale la partecipazione del ricorrente alla celeberrima staffetta televisiva condotta da Santoro e Costanzo alla presenza del giudice Falcone”. Quella clip, dunque, potrà rimanere a disposizione di tutti. A Cuffaro, invece, toccherà pagare le spese legali.

Aggiornamento del 14 giugno alle ore 17 e 50
In un lungo commento su facebook Cuffaro dice di ritenere la sentenza “sorprendente” e sembra anticipare l’intenzione di fare appello. “Ad ogni modo – scrive l’ex governatore – continuerò a confidare nella giustizia ma prima ancora proverò a raggiungere una intesa con controparte. Perchè mi interessa che questo fango venga finalmente rimosso dal web”.

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