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Cos’ha deciso il G7: “Mosca fermi l’aggressione e paghi i danni”. Braccio di ferro sui diritti civili. Meloni la spunta sul piano Mattei

È stato un G7 che ha mostrato tutti gli attriti e, in alcuni casi, le distanze del fronte occidentale quello che si sta concludendo a Borgo Egnazia. L’Italia, da Paese ospitante, non ha solo fatto gli onori di casa, ma è riuscita, non senza creare polemiche e scontri con alcuni leader presenti al summit, un paio di risultati importanti per il governo, mentre su altri temi si è allineata agli alleati. Nel documento finale è stato ‘nascosto’, seppur presente, il riferimento all’aborto che aveva portato a un botta e risposta a distanza tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. Mentre Roma festeggia per i paragrafi sulla lotta ai trafficanti di esseri umani e il riferimento esplicito al Piano Mattei per l’Africa, rimane nel documento la necessità di perseguire l’uguaglianza di genere, l’emancipazione femminile e il rispetto dei diritti Lgbtq. Tutti uniti, invece, su quale sia la linea riguardo ai due grandi conflitti in corso: quelli in Ucraina e a Gaza.

Aiutare l’Ucraina con i soldi russi
Dal G7 è arrivato anche l’appello, fortemente voluto dal presidente francese, che tutte le guerre si fermino per una tregua olimpica nel corso dei Giochi di Parigi. Un appello che, fino a oggi, non ha ricevuto alcuna risposta né dal fronte ucraino né da quello mediorientale. Ma del conflitto scatenato da Vladimir Putin si è parlato a fondo, favoriti anche dalla presenza di Volodymyr Zelensky al summit. La Russia deve “porre fine all’aggressione” dell’Ucraina e deve “pagare i danni che ha causato” è la conclusione dei partecipanti al vertice ribadendo nel comunicato finale del summit l’impegno a sostenere Kiev “per tutto il tempo necessario”.

La notizia principale riguarda i futuri finanziamenti a Kiev che avverranno grazie a un prestito garantito tramite i ricavi dai beni russi congelati: “Abbiamo deciso di mettere a disposizione circa 50 miliardi di dollari sfruttando le entrate straordinarie dei beni sovrani russi immobilizzati, inviando un segnale inequivocabile al presidente Putin – continua il testo – Stiamo intensificando i nostri sforzi collettivi per disarmare e definanziare il complesso militare industriale russo”. Il piano si chiamerà Extraordinary Revenue Acceleration (Era) Loans for Ukraine.

Inoltre, mentre Vladimir Putin ha avanzato la sua proposta di pace presto respinta dal fronte occidentale, da Borgo Egnazia si aggiunge che Mosca dovrà ripagare anche tutti i danni provocati in Ucraina. Una cifra che si aggira intorno ai 486 miliardi: “Non è giusto che la Russia decida se o quando pagare i danni che ha causato in Ucraina. Gli obblighi della Russia, ai sensi del diritto internazionale, di pagare per i danni che sta causando sono chiari e quindi stiamo continuando a considerare tutte le possibili vie legali per far sì che la Russia rispetti tali obblighi”.

Gaza, puntare sulla proposta di pace di Biden
La linea da seguire su Gaza, invece, è quella tracciata dalla Casa Bianca con la proposta d’accordo tra Israele e Hamas che ha come base per la tregua il ritiro completo, seppur temporaneo, dell’esercito di Tel Aviv dalla Striscia, la liberazione di tutti gli ostaggi e la riconsegna dei corpi di chi è deceduto, il tutto favorendo l’afflusso di aiuti umanitari per la popolazione della Striscia. Quella nell’enclave palestinese, dicono, è “un’escalation inaccettabile, riaffermiamo il nostro impegno per la sicurezza di Israele”. Il G7 ha quindi rivolto un appello “a tutte le parti di allentare le tensioni e di contribuire in modo costruttivo alla riduzione della tensione”. Allo stesso modo, si è fatto riferimento al “numero inaccettabile di vittime civili, in particolare donne e bambini”, con la richiesta a Israele di “rispettare pienamente i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale in ogni circostanza, compreso il diritto internazionale umanitario”.

Spazio anche alle prospettive future per la Striscia, dove i leader del G7 auspicano un ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese che, escludendo Hamas, possa tornare a governare in tutti i Territori: nel documento si sottolinea quindi “l’importanza di unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese, il riconoscimento di uno Stato palestinese, al momento opportuno, sarebbe una componente cruciale”.

L’aborto c’è, ma non si vede
Che sia stato un braccio di ferro vinto da Meloni o un modo per non creare imbarazzo a Papa Francesco, anche lui presente alla giornata di venerdì, nel documento non viene citata esplicitamente la parola “aborto”. Cambia la forma, quindi, ma non la sostanza: nella dichiarazione finale vengono confermati gli impegni assunti al summit di Hiroshima di un anno fa che riguardano anche l’interruzione volontaria di gravidanza. “Ribadiamo i nostri impegni assunti nel Comunicato dei leader di Hiroshima per l’accesso universale a servizi sanitari adeguati, convenienti e di qualità per le donne, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i diritti per tutti”, si legge nel testo.

Più esplicita, invece, la presa di posizione sulla lotta per l’emancipazione femminile e la salvaguardia dei diritti Lgbtq, nonostante quest’ultimo punto, secondo quanto scritto Bloomberg prima di essere smentito da Roma, sia stato a sua volta oggetto di trattativa sempre per volere della presidente del Consiglio: “Riaffermiamo il nostro impegno per raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne e delle ragazze in tutta la loro diversità, attraverso una partecipazione piena, equa e significativa in tutte le sfere della società – si legge – Esprimiamo la nostra forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone LGBTQIA+ in tutto il mondo, in particolare in tempi di crisi, e condanniamo fermamente tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali”. Per colmare il gap che ancora oggi vede le donne sfavorite “insieme alle istituzioni finanziarie internazionali, sbloccheremo almeno 20 miliardi di dollari in tre anni in investimenti per promuovere l’emancipazione”.

Piano Mattei e lotta ai trafficanti
Ma la vittoria più consistente per il governo Meloni appare certamente il capitolo relativo alle migrazioni e ai futuri rapporti con i Paesi africani. L’Italia è in prima fila, in Europa, sul tema immigrazione, anche se i risultati, fino a oggi, sono stati scarsi, sia per le difficoltà nel siglare accordi solidi con i Paesi di provenienza e transito, sia per le polemiche scatenate dall’intesa Italia-Albania, sia per i problemi logistici legati ai rimpatri che stentano a decollare. Ma sulla lotta al traffico illegale di esseri umani, Roma trova una sponda forte in Bruxelles e anche nel G7. “In linea con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (Untoc) e i suoi protocolli, rafforzeremo le nostre azioni per prevenire, contrastare e smantellare le reti criminali organizzate che traggono profitto dal traffico di migranti e dalla tratta di persone – scrivono anche i sette leader – A tal fine, stiamo lanciando una coalizione del G7 per prevenire e contrastare il traffico di migranti. Attraverso questa iniziativa, promuoveremo una maggiore cooperazione sulle capacità investigative, coinvolgendo le autorità competenti nei Paesi di origine, transito e destinazione. Incoraggeremo i progressi verso scambi di dati migliori e affidabili, fondamentali per azioni di contrasto congiunte basate su prove contro le reti di contrabbando e tratta e utilizzeremo un approccio ‘follow the money‘ per identificare, indagare e contrastare efficacemente la criminalità organizzata, affrontando gli aspetti finanziari, compresa una maggiore cooperazione sulla confisca dei beni”.

Ma l’Italia ottiene di più. Nel documento viene citato anche uno dei progetti principe della campagna elettorale del centrodestra: il Piano Mattei per l’Africa. “Impegno con i Paesi dell’Africa, in uno spirito di partnership strategica ed equa – aggiungono – Mentre lavorano per raggiungere uno sviluppo sostenibile e una crescita industriale per i loro popoli, rafforziamo i nostri sforzi rispettivi per investire in infrastrutture sostenibili, anche con la Partnership for Global Infrastructure and Investment (Gpii), e lanciamo l’iniziativa Energy for Growth in Africa, insieme con diversi partner africani. Accogliamo con favore il Piano Mattei per l’Africa lanciato dall’Italia”.