Immaginare il Sergente Hartman di Full Metal Jacket senza la parlata isterica che tutti conosciamo e con la cadenza flemmatica toscana di Luciano Spalletti restituisce un quadro un po’ improbabile. Tuttavia ha molto del monologo su “Io sono un duro però sono giusto, qui non si fanno distinzioni razziali e si rispetta gentaglia come italiani ecc ecc” il regolamento imposto dal ct azzurro alla sua truppa. Niente Play Station nelle stanze, solo nella sala giochi comune dell’hotel, niente cuffiette e cuffione perennemente sulle orecchie con i calciatori “estraniati” e isolati rispetto al resto del gruppo, niente cellulari nei momenti comuni, vale a dire che i telefonini saranno assolutamente vietati a pranzo e cena e durante le riunioni, tolleranza zero per i ritardi a tavola, nelle riunioni tecniche e negli allenamenti. E in più scherzi sì, ma con moderazione, senza urla, schiamazzi o musica a palla.
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Ovviamente Iserlohn non è Parris Island, divertirsi è concesso, anzi. Restando lontano dagli eccessi nel ritiro azzurro, a dir la verità per quell’opinione pubblica calciofila, che per tendenze demografiche è per la maggior parte “old style”, non è assai malaccio immaginare un luogo senza gente che è lì solo fisicamente senza però ascoltare nulla perché preso da chissà quali melodie delle cuffie. O calciatori più interessati ai propri trionfi su eFootball e dunque ansiosi di rintanarsi in stanza piuttosto che parlare col compagno, col mister. E piace pure l’immagine di Gigi Buffon che passa per i corridoi non risparmiando qualche amorevole e fraterno scappellotto a qualche giovanotto eccessivamente casinista. Però…
Già, però: non si può certo dimenticare l’ultima spedizione europea azzurra, che proprio sobrissima non fu. Basta ricordare (giusto per dovere di cronaca) la colonna sonora di quell’avventura del giugno 2021, imposta (sì, imposta) da Insigne e Donnarumma su tutti: “Ma quale dieta, me piacen e’purpette”. Non certo un capolavoro della canzone che tuttavia diventò tormentone un po’ sguaiato del ritiro azzurro e di conseguenza di tutta Italia (per fortuna solo) in quel periodo. Era la nazionale dei continui scherzi di Insigne ad Immobile, che addirittura fingono di prendersi a sberle già alla partenza del Frecciarossa che li porterà da Termini a Coverciano, di Barella che tormentava puntualmente Locatelli, pure in campo, prendendosi puntualmente parecchie mazzate dal compagno, dallo stesso Barella che va a parlare del “tiraggiro” di Insigne addirittura con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella una volta vinto l’Europeo.
Insomma una nazionale abbastanza scanzonata e tutt’altro che favorita all’inizio della manifestazione. Una nazionale che tra scherzi, lazzi e tormentoni musicali è arrivata fino in fondo e ha vinto la coppa. Scorrendo indietro all’altra vittoria celebre, a leggere i racconti di Pirlo su quante ne hanno combinate lui e i campioni del 2006 al povero Gattuso pure sembra distante l’idea dell’addestramento marines.
Nel dubbio che i ragazzi di Spalletti possano trovare una nuova colonna sonora/tormentone (e magari nella speranza che, nel caso, ne trovino uno migliore del precedente) e che si rivedano scene come quelle tra Insigne e Immobile o Barella e Locatelli è apprezzabile pure che non si vedranno sguardi persi nel vuoto con le cuffie nelle orecchie o professionisti del joypad più che del rettangolo verde (vero, non virtuale). Nella speranza che si trovi il giusto mix tra guasconeria e professionismo, e magari di conoscere dopo tutti gli scherzi del ritiro, pure quelli a Spalletti: possibilmente scritti in un bel libro a raccontare l’impresa.
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Gruppo C – L’Inghilterra “per portarla a casa” e la Danimarca per ritrovarsi
Gruppo D – La Francia dei fenomeni e l’Olanda della nuova generazione
Gruppo E – Il Belgio della transizione e la Slovacchia di Calzona
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