La riunione sulla Giustizia dei 27 Stati membri trova una posizione comune per cominciare i negoziati sulla nuova direttiva proposta dalla Commissione. Il guardasigilli difende la sua riforma: "Lieto della mediazione raggiunta sul reato di abuso di ufficio. Gli Stati non sono obbligati, come si era detto un tempo, a mantenere questo reato". Ma la Commissione Ue ha già espresso preoccupazione per l'abrogazione in corso in Italia. E il reato è previsto anche dalla Convenzione di Merida
Il ministro Carlo Nordio insiste. Intervendo al Consiglio Europeo sulla giustizia il guardasigilli ha ribadito l’intenzione di abolire l’abuso d’ufficio, come prevede il suo disegno di legge, attualmente in discussione in Parlamento. “La riforma sull’abuso di atto d’ufficio è perfettamente compatibile con la lotta alla corruzione“, ha detto l’esponente del governo di Giorgia Meloni, con una dichiarazione rilasciata al termine della riunione, in corso in Lussemburgo.
La posizione comune – Il meeting del Consiglio Ue, infatti, è stato convocato per raggiungere una posizione comune tra i 27 Paesi membri relativa alla nuova direttiva anticorruzione. A breve, dunque, potranno partire i negoziati con Eurocamera e Commissione Ue per elaborare il testo definitivo. “La corruzione mina la fiducia nel settore pubblico, danneggia l’economia e danneggia il tessuto delle nostre società. Con questa nuova legge aumentiamo il nostro potere nella lotta alla corruzione”, ha detto Paul Van Tigchelt, vice premier e ministro della Giustizia del Belgio, presidente di turno del Consiglio.
Cosa prevede la direttiva – La nuova direttiva equipara la corruzione del settore pubblico a quella del settore privato e disciplina la possibilità di emanare sanzioni accessorie per le persone condannate, come la rimozione e l’interdizione dai pubblici uffici o dall’esercizio di un pubblico servizio, la revoca delle autorizzazioni e l’esclusione dalle gare di appalto o dalla procedura di aggiudicazione di fondi pubblici. Sanzioni sotto forma di multe saranno imposte anche alle persone giuridiche: la nuova norma fissa il limite nel 3-5% del fatturato totale mondiale o almeno 24-40 milioni di euro, a seconda del reato. La parte fondamentale della direttiva è quella che disciplina come reati l’appropriazione indebita, il traffico di influenza, l’ostruzione alla giustizia e l’arricchimento derivante da corruzione. In pratica tutti i Paesi Ue saranno obbligati a considerare come un crimine gli stessi atti di corruzione, a definirli nello stesso modo e a punirli con una detenzione minima compresa tra i 2 e i 4 anni, a seconda del reato.
La mediazione al Consiglio Ue e le parole di Nordio – La proposta di direttiva avanzata dalla Commissione Ue nel maggio scorso e condivisa dall’Eurocamera includeva anche l’abuso d’ufficio tra i reati previsti da tutti i Paesi. Ed è proprio su questo passaggio che è intervenuto Nordio. “Sono lieto della mediazione raggiunta sul reato di abuso di ufficio che con la sua flessibilità, in linea con gli strumenti internazionali vigenti, consente di conciliare gli obiettivi della proposta con le azioni di carattere nazionale garantendo così una reale integrazione e un ottimo equilibrio”, ha detto il guardasigilli. Che poi ha spiegato come l’abolizione dell’abuso d’ufficio sarebbe – dal suo punto di vista – bilanciata dagli altri strumenti anticorruzione del nostro Paese: “In Italia – ha detto – abbiamo cambiato la legislazione sull’abuso di atti di ufficio ma abbiamo un arsenale normativo penale di ben 17 articoli contro la corruzione. Abbiamo un’autorità, l’Anac, che si occupa in termini preventivi. Abbiamo una giurisdizione amministrativa che annulla gli atti amministrativi quando sono viziati, e abbiamo un’autorità civile che consente il risarcimento del danno delle persone che lo hanno subito”. Quindi, alla fine della riunione del Consiglio, Nordio ha dichiarato alla stampa: “La parte più importante per quanto ci riguarda è stato il riconoscimento che l’Italia ha un arsenale normativo e organizzativo di lotta contro la corruzione. Per cui la riforma sull’abuso di atto di ufficio è perfettamente compatibile con la lotta alla corruzione“. E ancora, ha aggiunto: “Gli Stati non sono obbligati, come si era detto un tempo, a mantenere questo reato, possono mantenerlo secondo la loro discrezione. Noi, ritenendo invece che abbiamo un arsenale normativo più che sufficiente contro la corruzione, manterremo l’intenzione di abolirlo“.
La Commissione non la pensa come Nordio – Dunque, a sentire Nordio, sembra d’intuire che il Consiglio Ue abbia adottato una posizione diversa sull’abuso d’ufficio rispetto alla versione originaria della direttiva proposta dalla Commissione. Prima che questa posizione diventi definitiva, però, bisognerà aspettare l’insediamento della nuova Eurocamera: a quel punto cominceranno i triloghi interistituzionali per arrivare all’elaborazione definitiva del testo della direttiva. È già possibile affermare, però, che non è corretto considerare l’abolizione dell’abuso d’ufficio come compatibile con la lotta alla corruzione. O meglio: non lo è secondo la stessa Commissione Ue. Nel gennaio scorso, infatti, un portavoce di Palazzo Berlaymont aveva detto che la volontà di abolire l’abuso d’ufficio del nostro governo “depenalizza un’importante forma di corruzione e può avere un impatto sull’efficacia della lotta alla corruzione“. La stessa posizione era già espressa nel luglio del 2023 nel report annuale sullo Stato di diritto: nel documento si leggeva che le proposte di modifica contenute nella riforma Nordio “depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero compromettere l’efficace individuazione e lotta alla corruzione”. Una critica ribadita nel settembre dello stesso anno, nella risposta a un’interrogazione dell’europarlamentare M5s Laura Ferrara.
La Convenzione di Merida impone l’abuso d’ufficio – Insomma: quello che dice Nordio non viene assolutamente condiviso dalla Commissione, almeno non da quella in carica fino ad ora. D’altra parte quando l’Italia completerà l’abolizione dell’abuso d’ufficio sarà praticamente l’unico Stato in Ue a non avere più un reato simile. Il dato era contenuto nella stessa proposta di direttiva formulata un anno fa ed emerge da un questionario, condotto tra 25 dei 27 Stati membri (Bulgaria e Danimarca non avevano risposto): in pratica tutti i Paesi comunitari considerano reato l’abuso d’ufficio, nella definizione adottata dalla Convenzione della Nazioni Unite contro la corruzione. È la cosiddetta Convenzione di Merida ed è il motivo per cui non è corretto dire che “gli Stati non sono obbligati a mantenere questo reato“, come sostiene Nordio. All’articolo 19 di quell’accordo, infatti, si legge chiaramente che “ciascuno Stato esamina l’adozione delle misure legislative e delle altre misure necessarie per conferire il carattere di illecito penale al fatto per un pubblico ufficiale di abusare delle proprie funzioni o della sua posizione, ossia di compiere o di astenersi dal compiere, nell’esercizio delle proprie funzioni, un atto in violazione delle leggi al fine di ottenere un indebito vantaggio per sè o per un’altra persona o entità”.
Lo sa anche il Consiglio Ue – Formulata nel 2003, quella Convenzione è stata recepita nel 2009 anche dall’Italia: il nostro Paese, dunque, è obbligato a rispettarla. “La Convenzione di Mèrida impone la presenza di reati come l’abuso d’ufficio. In pratica abrogare questo reato equivale a varare una normativa contraria all’articolo 117 della Costituzione: la potestà legislativa va esercitata rispettando i vincoli dell’ordinamento comunitario e gli obblighi internazionali”, spiegava in un’intervista al Fatto Quotidiano la professoressa Marina Castellaneta, ordinaria di Diritto Internazionale alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari. Abolire l’abuso d’ufficio, aggiungeva la docente, “equivale a una violazione di un obbligo internazionale e del diritto Ue”. E infatti la Convenzione viene esplicitamente citata anche nel comunicato stampa con cui il Consiglio Ue dà notizia di aver trovato una posizione comune per cominciare i negoziati sulla direttiva anticorruzione. In calce al press releases si sottolinea come l’Ue sia “parte della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (Uncac), che rappresenta lo strumento giuridico internazionale più completo in questo campo. Questa proposta legislativa aggiornerà il quadro legislativo dell’Ue e incorporerà gli standard internazionali vincolanti per l’Ue, come quelli dell’Uncac”.