Dieci città, quasi tutte raggiungibili in treno o in un paio d’ore di macchina. Gli stadi moderni e accoglienti, praticamente già pronti. I costi tutto sommato sotto controllo. Le emissioni e gli sprechi ridotti al minimo indispensabile. Un grande evento, certo, ma a misura d’uomo, cioè di calciatore e di tifoso. Benvenuti a Germania 2024, l’Europeo più “sostenibile” di sempre. Almeno a parole.

DOPO LE FOLLIE DEL PASSATO (E DEL FUTURO) – La Uefa l’ha ribattezzato così da tempo, nella smania di “greenwashing” che non ha risparmiato nemmeno il pallone. Ma certo in questa definizione così retorica c’è del vero: sul piano organizzativo, la vera cifra distintiva di questa edizione è quella di andare in assoluta controtendenza rispetto ai precedenti. Veniamo dalla follia di Qatar 2022, il mondiale disputato d’inverno nel deserto, e all’orizzonte ci sono già il 2026 (Usa-Canada-Messico) e il 2030 con il torneo fra tre continenti (esordio in Argentina, finali in Spagna e Portogallo e un pezzettino addirittura in Marocco). La stessa Uefa nel 2021, in piena pandemia Covid, si ritrovò a disputare un’edizione itinerante in giro per l’Europa, ultima eredità dell’era Platini, che se non ha richiesto grossi investimenti ne ha anche annacquato i ritorni e il radicamento. Se questo è il trend – manifestazioni sempre più mastodontiche, assegnate a Stati autocratici, gli unici che se le possono permettere, o spalmate fra più Paesi per dividere lo sforzo – Euro 2024 sarà una piacevole eccezione.

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IL SEGRETO TEDESCO: GLI STADI GIÀ PRONTI – Non è un caso che ciò avvenga proprio in Germania: se c’è qualcuno che può permettersi di ospitare un grande evento calcistico, che vuol dire essenzialmente impianti moderni e organizzazione ferrea, quelli sono i tedeschi. Pensiamo all’Italia e alla sgangherata candidatura per il 2032, senza nemmeno un vero dossier , tanto che si moltiplicano le voci di una revoca dell’assegnazione. Oppure al progetto faraonico di Qatar 2022, dove hanno dovuto tirare su da zero una serie di stadi inutili e costosissimi, al prezzo di miliardi di dollari (spiccioli per gli sceicchi) e soprattutto della vita dei migranti sfruttati nei cantieri. Nulla di tutto ciò in Germania, dove invece non hanno dovuto fare quasi nulla. Perché gli stadi ce li avevano già: sono quelli del Mondiale 2006, a dimostrazione che le cose, quando si fanno bene, lasciano un’eredità concreta e duratura (altro che le nostre cattedrali del deserto di Italia ’90, ormai tutte o quasi da buttare).

Vent’anni sembrano non essere passati per la Bundesliga, campionato degli impianti moderni, efficienti, e va da sé anche redditizi per i propri club. Questi saranno anche le sedi delle 51 partite degli Europei. Dal vecchio ma rinnovato Olympiastadion, dove si giocherà la finale, all’Allianz Arena, capolavoro architettonico firmato nel 2005 dallo studio Herzog & de Meuron e ancora oggi all’avanguardia, passando ovviamente per l’iconico Westfalenstadion di Dortmund con le sue tribune a strapiombo. Per tutti sono serviti solo piccoli ritocchi di preparazione. L’unico che ha avuto bisogno di lavori più importanti è l’Arena di Stoccarda, circa 140 milioni che si sono sobbarcati a metà il club e il Comune. Euro 2024 non farà altro che consolidare ulteriormente questo patrimonio, in un circolo virtuoso che si auto alimenta.

I VANTAGGI PER I TIFOSI E PER L’AMBIENTE – La sostenibilità infrastrutturale si accompagna a quella ambientale. È chiaro che tornare a disputare l’evento in un unico Paese riduce distanze e consumi. Nel 2021 le partite di uno stesso girone potevano essere addirittura tra Roma e Baku, a quasi 5mila chilometri di distanza. Stavolta sarà tutto molto più circoscritto, e anzi la Uefa ha suddiviso le dieci sedi in tre cluster (NordEst: Berlino, Amburgo, Lipsia; Ovest: Dortmund, Dusseldorf, Francoforte, Gelsenkirchen, Colonia; Sud: Francoforte, Monaco, Stoccarda), così da contenere al minimo gli spostamenti, almeno nella fase a gironi. Per i tifosi sarà possibile raggiungere qualsiasi città in poche ore di treno o di macchina. In teoria potrebbero farlo anche le squadre, che però probabilmente continueranno a preferire la velocità degli aerei: soltanto la nazionale padrone di casa, la Germania, Svizzera e Portogallo si sono impegnate a viaggiare su ferro o gomma. Comunque il torneo dovrebbe produrre un totale di circa 347mila tonnellate di CO2 equivalente, con una riduzione di oltre il 90% rispetto all’ultimo Mondiale in Qatar, quando furono 3,6 milioni secondo le stime ufficiali (e oltre 10 secondo quelle non ufficiali).

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA: SOLO L’UEFA GUADAGNA DAVVERO – A raccontarlo così, sembra l’Europeo perfetto. Invece persino in Germania non sono mancati problemi, e polemiche. Pur in assenza di grossi lavori da fare, si è verificato il solito fenomeno che colpisce tutti i grandi eventi e di cui noi italiani siamo i campioni del mondo: l’aumento incontrollato del budget iniziale. Per lo stadio di Stoccarda, l’unico vero cantiere, dovevano bastare 80 milioni e invece alla fine ce ne sono voluti quasi 140. Per le altre città un’inchiesta di Collectiv ha calcolato una spesa extra di almeno 80 milioni, di cui 40 soltanto nella capitale Berlino. Pesano in particolare l’allestimento delle fanzone, e poi i costi per trasporti, sicurezza e gli altri requisiti pretesi dalla Uefa. Proprio i contratti capestro firmati dagli enti locali con l’associazione che detiene l’evento sono finiti nel mirino dei media: le città e il Paese ospitante sono costrette a sottoscrivere una serie di garanzie che si rivelano poi molto onerose per le casse pubbliche (è la ragione per cui pare sia saltata la candidatura di Kaiserslautern, che non ha voluto accettarle).

Pur in un’edizione lowcost, alla fine fra spese dirette e indirette, infrastrutture, servizi e sgravi (l’esenzione fiscale per la società costituita ad hoc per l’organizzazione), Euro 2024 non costerà alla Germania meno di mezzo miliardo. Mentre tutti i guadagni sono per la Uefa: si prevede un aumento dei ricavi di circa il 25% e un fatturato intorno a quota 2,5 miliardi. Come già raccontato in passato dal Fatto, gli Europei sono la vera gallina dalle uova d’oro per l’organizzazione di Ceferin, molto più della Champions League, dove la maggior parte dei ricavi finisce ai club. In questo caso invece alle nazionali vanno solo le briciole, il Paese ospitante si sobbarca i costi e la Uefa si finanzia per un intero ciclo. Alla Germania e alle città ospitanti rimangono le solite promesse di indotti mirabolanti, oltre alla gloria del torneo. Nonostante ciò, con stadi del genere e un’organizzazione rigorosa, Euro 2024 promette comunque di essere un modello virtuoso. A queste condizioni, ospitare grandi eventi conviene. O quasi.

Twitter: @lVendemiale

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