“Sosteniamo la tassazione dei super-ricchi. Un gruppo di soli 3.000 individui concentra la ricchezza del pianeta. Se mettessimo una tassa del 2 per cento, si aiuterebbe a eliminare la fame nel mondo. Tremila miliardari possiedono quasi 15mila miliardi di dollari“. Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, in un’intervista a Repubblica, annuncia che nel corso del G7 in Puglia a cui è stato invitato dall’Italia rilancerà la proposta cardine avanzata dal suo Paese, che punta a farne un nuovo pilastro della cooperazione fiscale internazionale. Oltre alla Francia, che aveva aperto all’idea già durante il G20 Economia a San Paolo, anche Germania, Spagna e Sudafrica hanno già espresso il loro sostegno. A luglio l’economista Gabriel Zucman, su incarico di Lula, presenterà ai Paesi più industrializzati un piano dettagliato su come attuarla.

“Discuterò di alcune delle nostre priorità per la presidenza brasiliana del G20 come disuguaglianze, cambiamento climatico e riforma della governance globale”, spiega Lula in vista del vertice a Borgo Egnazia. “Lanceremo una task force contro la fame e la povertà aperta a tutti i Paesi, compresi quelli non membri del G20. Abbiamo anche lanciato una task force per la mobilitazione contro il cambiamento climatico per incentivare l’attuazione dell’accordo di Parigi. Il Brasile ha ridotto la deforestazione e ha invitato i Paesi più ricchi a mantenere il sostegno promesso dalla COP-15 in Danimarca di 100 miliardi di dollari per la conservazione dell’ambiente”.

“Il Sud del mondo non è più quello di 20 anni fa, quando fui presidente per la prima volta”, risponde il presidente alla domanda sui risultati che si aspetta “realisticamente” di ottenere grazie alla presidenza del G20. “Allora volevamo espandere la cooperazione Sud-Sud, adesso abbiamo nuove rotte per il commercio e gli investimenti. Il G20 è molto rappresentativo, comprende l’Unione Africana, i Paesi del G7, che tra parentesi non sono più le sette maggiori economie mondiali, e i Brics. Se il G20 fosse stato rafforzato, questi blocchi non avrebbero bisogno di esistere. Vogliamo riformare istituzioni globali che invecchiano, come quelle di Bretton Woods, ferme agli anni Quaranta”.

Le proposte concrete riguardano appunto la tassazione dei super ricchi con cui finanziare la risposta a emergenze globali come disuguaglianze, fame e povertà e “misure per far fronte al debito delle economie in via di sviluppo”. “Dobbiamo convertire il debito impagabile in asset e progetti infrastrutturali, soprattutto quelli delle transizioni energetiche in Africa, Asia e America Latina”, è l’idea di Lula. Ampliando lo sguardo al ruolo delle sinistre, il presidente auspica che i partiti democratici e di sinistra diano risposte “in un linguaggio e un modo che possano parlare alla gente attraverso gli attuali mezzi di comunicazione”, “proteggendo i lavoratori nel nuovo mercato del lavoro definito dalla digitalizzazione e intelligenza artificiale e stando vicini alle persone nei loro quartieri, sul posto di lavoro e nei social media”.

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