di Riccardo Bellardini
L’aggressione subita dal deputato del Movimento 5 Stelle, Leonardo Donno, rappresenta un episodio senza dubbio grave e da condannare fermamente. Così come è giusto che gli organi della Camera provvedano ad una indagine accurata, ma, a mio avviso, scomodare lo squadrismo, accostandolo in maniera irriflessiva, quasi istantanea, a tale episodio, mi pare quantomeno avventato.
Riferendomi a questa destra, mi piace utilizzare spesso con sottile ironia l’aggettivo “fascio-cazzara”, perché è una destra che non è propriamente fascista ma, piuttosto, gioca a fare la fascista, e questo le è permesso, ad esempio, da un Presidente della Repubblica che rimane completamente silente. Sembrano fare più rumore i silenzi di Giorgia rispetto a quelli di Sergio, ma a mio avviso, in molti frangenti, dovrebbe essere il contrario.
Tornando alla destra, tale schieramento propone riforme che rischiano di frammentare pericolosamente un paese che ebbe nell’Unità il suo compimento, e di consegnare l’Italia nelle mani della donna o dell’uomo solo al comando, con tutto il resto dei poteri piegati a tale figura accentratrice. È giusto che le opposizioni tengano duro per non permettere che tali svolte permeate da ventate autoritarie si concretizzino ed è deprecabile che la camera divenga teatro di aggressioni. Ma cosa c’entra lo squadrismo? Le squadre fasciste erano organizzazioni paramilitari, asservite al regime. Agivano in maniera coordinata. Cominciarono con azioni estemporanee per poi essere assorbite nel plotone armato della macchina repressiva fascista.
Questi, invece, sono degli esaltati che non sono riusciti a tenere a freno un moto d’animo rabbioso, a cui sono stati dati dei giorni di sospensione dalla Camera (troppo pochi a mio avviso), che non sarebbero più degni, per me, di stare in quei Palazzi (non lo sarebbero pure molti altri pur se non si sono resi autori di gesti violenti, ma questo è un altro discorso).
Non credo sia il caso di trasformare un episodio parlamentare in un assalto fascista perché non lo è. Lo definisco episodio parlamentare perché ve ne sono stati altri in passato, quindi non siamo di fronte ad un unicum, ma ad una ciclica deprecabile usanza, quella di passare alle mani, di esacerbare lo scontro fino ad oltrepassare i limiti, disonorando le istituzioni, di litigare come scalmanati che non riescono a reagire ad una legittima provocazione in maniera civile, ma piuttosto ricorrono tramite una via molto più comoda, alla violenza.
In questo caso specifico, molto più che in altri, ho avuto la sensazione forte che la sinistra abbia strumentalizzato la vicenda per accostare con fine screditante la maggioranza all’epoca fascista, ma non tutto può essere ricollegato al fascismo, per fortuna. E’ stato grave il gesto violento, ma non è stato un atto compiuto da una formazione paramilitare, o addirittura ordito dai vertici di un regime totalitario per punire un dissidente, dato che si è tirato in ballo velatamente pure Matteotti. Non scherziamo.
Detto questo, piena solidarietà a Donno e gli auguro di rimettersi presto, con la speranza che questi episodi pian pian svaniscano, soprattutto per non veder minata ulteriormente la credibilità internazionale del nostro paese.