Non importa se siete favorevoli o contrari al nucleare in Italia. La proposta del governo è folle.

Nel weekend ho pubblicato il video con i grafici della mia audizione in Commissione Attività produttive alla Camera dei Deputati. Ho spiegato che il problema principale del nucleare non è la paura di eventi catastrofici come Chernobyl o Fukushima, ma è piuttosto tecnologico (tempi imprevedibili e costi ancora più incerti) e geopolitico (approvvigionamento uranio arricchito in un mercato dominato dalla Russia).

L’avvento degli SMR (Small Modular Reactors), cioè reattorini costruiti in serie, potrebbe avere degli aspetti interessanti ma tuttavia è al momento una tecnologia ancora ferma agli impianti pilota e per la quale c’è un ingiustificato ottimismo. La realizzazione di reattori nucleari “grandi” almeno nell’Unione Europea ha un problema enorme di tempistiche imprevedibili: infatti tutti e quattro i reattori costruiti dopo il 2000 in Francia, Finlandia e Uk hanno visto ritardi spaventosi e costi alle stelle. Non c’è al momento alcuna evidenza che con gli SMR le cose possano andare diversamente.

Il governo ha quindi tenuto conto delle osservazioni mie e quelle identiche di tanti altri scienziati? Esattamente l’opposto. Il ministro Pichetto Fratin ha annunciato la revisione del Pniec (Piano nazionale energia e clima) introducendo uno scenario con 140 TWh (il 20% del fabbisogno presunto al 2050) prodotto proprio tramite i reattorini.

Spiego perché si tratta di un obiettivo non solo irrealistico, ma surreale. Per produrre 140 TWh di energia elettrica da nucleare servono almeno 18 GW di potenza installata. Questo significa una ventina di reattori di taglia grande (1GW) oppure circa 200 reattorini da 100 MW. Che poi tanto “-ini” non sono, visto che la loro potenza è simile a quella degli impianti di Latina o Sessa Aurunca.

Tutta l’Unione Europea dal 2000 ha installato solo due reattori per 3.2 GW di nuova potenza nucleare (assumendo che dopo 18 anni di cui 12 di ritardo il reattore di Flamanville sia finalmente completato). Potrà mai l’Italia installare nei prossimi 25 anni ben 18 GW, cioè cinque volte tanto quello che ha installato l’intera Unione Europea? E per lo più con una tecnologia ancora ferma agli impianti pilota? Tutto questo senza considerare che da oltre dieci anni non siamo ancora riusciti a individuare il sito per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi?

Infatti, nessun comune delle aree idonee ha presentato la sua candidatura. Concediamo pure che molti reattorini potrebbero essere raggruppati nello stesso sito. Ma si tratta comunque di trovare il posto per 200 reattorini e poi di 200 processi autorizzativi!

Tutto questo appare ancora più insensato se consideriamo che mentre i costi del nucleare sono in salita, quelli delle rinnovabili come eolico e fotovoltaico sono in discesa e infatti il mondo punta su queste ultime. Nel 2023 la potenza installata da nucleare nel mondo è scesa di circa 3 GW, mentre quella da eolico e fotovoltaico è aumentata di 500 GW. La Cina, che è il paese che investe di più in questa tecnologia, nel 2022 ha aumentato la sua produzione di energia da nucleare di 10 TWh (da 407 a 417 TWh). Di contro, eolico e fotovoltaico hanno incrementato la produzione di energia di circa 200 TWh, venti volte tanto (da 990 a 1180 TWh), producendo quasi il triplo.

Sembra surreale che l’Italia voglia puntare proprio su quello che è vecchio e arranca piuttosto che su quello che è nuovo e sta volando. A meno che non si voglia semplicemente buttare miliardi in consulenze e progetti che non porteranno a nulla. Ricordiamo che la costruzione dei due reattori di Virgil Summer in Sud Carolina prevedeva proprio una costruzione “modulare”, che nella propaganda ideologica pro-nuke dei politici di quello stato americano avrebbe dovuto tagliare tempi e costi. La realtà è stata che il progetto è stato cancellato senza aver avuto un avanzamento significativo e i 9 miliardi di dollari buttati fino a quel punto sono stati caricati sulle bollette degli utenti.

Che qualcosa del genere possa accadere anche in Italia è un’eventualità tutt’altro che remota. Che il risultato finale del piano del governo si riveli un bluff per distribuire soldi agli amici degli amici e continuare con le fonti fossili come se non ci fosse un’emergenza climatica è anche un’eventualità tutt’altro che remota.

Le forze politiche di opposizione come Pd, M5S, Verdi e +Europa sono tutte giustamente contrarie al nucleare. Fatevi sentire! Dove sono quegli scienziati che pur di sostenere un eventuale ritorno al nucleare in Italia hanno sostituito alle analisi costi-benefici e al giusto scetticismo il pensiero magico come “andrà tutto bene”?

Viva la ricerca, anche quella sul nucleare, ma no all’ottimismo ingiustificato e alla propaganda delle aziende private che nulla hanno a che vedere con la scienza. Il mio appello è quindi: di fronte a questa follia combattete una giusta battaglia assieme!

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