Moda e Stile

Perché sui social spopola l’hashtag #technooutfit? Ecco cos’è la nuova estetica che conquista la Generazione Z

Le bacheche di Instagram e TikTok pullulano di outfit total black e consigli di stile a prova di rimbalzo dai club più in voga del momento

di Flavia Iride
Perché sui social spopola l’hashtag #technooutfit? Ecco cos’è la nuova estetica che conquista la Generazione Z

Sui social non si parla più di #balletcore, di #quietluxury e di #preppystyle. O meglio, non si parla più solo di questo perché l’hashtag che adesso sta conquistando l’algoritmo è #technooutfit. In altre parole, a fiocchi, pizzi, gonne e pieghe, ballerine e colori pastello, soprattutto la Generazione Z, sta prediligendo pelle, borchie, catene, latex, trasparenze, calze a rete e tutto rigorosamente in un unico colore: il nero.

La musica techno sta rivivendo il suo momento di gloria. Lo dimostrano il proliferare delle date dei dj subito sold out, il moltiplicarsi delle serate a techno nelle capitali europee e perfino la preoccupazione dell’attuale Governo di istituire un decreto rave party che, seppur non strettamente correlato alla musica techno, ne coinvolge un aspetto che storicamente la riguarda. Erano gli anni Novanta, infatti, quando la musica techno divenne simbolo della controcultura post socialista di quel tempo che si radunava in rave party illegali contro il governo e le imposizioni capitaliste. La nuova primavera di questo genere musicale, inoltre, si è vista anche nelle prime file delle sfilate e negli eventi mondani della moda dove, nelle ultime stagioni, accanto ai più acclamati attori e cantanti pop, si sono avvistati per la prima volta i più famosi dj del settore con Deborah De Luca da Roberto Cavalli, Peggy Gou da Bottega Veneta e Charlotte De Witte da Saint Laurent.

Persino le ricerche di Google a tema outfit techno sono aumentate di oltre il 60% negli ultimi tre anni, con un tasso di ricerca maggiore in Germania, Paesi Bassi e Svizzera. Il lusso ha subito cavalcato questo trend, con Balenciaga che prima di altri ha reso cult capi che strizzavano l’occhio all’estetica techno tra occhiali a mascherina, anfibi, maxi blouson neri, abiti in latex, jumpsuit in pelle e borchie e borse con catene argentate. Tuttavia i trend di ricerca di Google, così come le bacheche di TikTok e Instagram mostrano gli haul, (ovvero video in cui gli utenti mostrano i loro ultimi acquisti) firmati quasi esclusivamente dai brand di fast fashion: su tutti, H&M e Shein. A completare la riscoperta di questo genere musicale e della sua subcultura, è arrivata anche la dichiarazione dello scorso marzo di Unesco che ha inserito la scena techno di Berlino nel suo elenco di beni immateriali da tutelare.

Così, i video di “get ready with me” e “outfit check” vedono un pullulare di corsetti neri, mini dress modello skater, top con trasparenze e cut-out in quello che sembra essere diventato un format che, non solo punta a mostrare il proprio outfit, ma a diventare una vera e propria guida al dress code più adatto alle serate techno. Alla base di questo fenomeno, del successo dell’hashtag #technooutfit e dei contenuti a tema moda techno – che vantano complessivamente oltre 30 milioni di visualizzazioni – c’è da un lato la volontà di sposare i codici estetici e valoriali della subcultura, dall’altro il buzz mediatico e la curiosità che si è creata attorno ai club, soprattutto quelli berlinesi (nonché i più rinomati e ambiti del settore), in cui l’outfit indossato è un criterio di selezione all’ingresso.

La volontà di identificarsi nella sottocultura techno è spinta da diversi fattori: dalla democratizzazione della produzione musicale grazie alla tecnologia, dall’idea di ribellione che contiene in nuce, dalla natura energica del genere, fino all’estremizzazione dell’esperienza – concetto fondamentale per la Gen Z – resa possibile perché questo genere di musica omette le parole promuovendo beat immersivi e totalizzanti. La riscoperta del genere in un momento fortemente digitalizzato ha poi amplificato l’impatto della techno, collegando i fan di tutto il mondo e promuovendo un senso di comunità e passione condivisa. Sotto l’hashtag #technooutfit si trovano quindi migliaia di video di ragazzi che svelano i loro personalissimi segreti e consigli di stile per outfit a prova di rimbalzo. Le policy di entrata dei club di Berlino sono uno degli argomenti più comuni tra chi ama la vita notturna della capitale tedesca ma che pare si stia diffondendo anche nel resto del mondo. Probabilmente, Diletta Leotta, respinta recentemente all’ingresso del Berghaim, il club più celebre di Berlino, doveva semplicemente osservare meglio i social per capire che no, non si entra al Berghaim – tra le altre cose – con un cappotto giallo canarino.

Dunque, se una volta i riflettori erano puntati su eventi pop come il Coachella (che progressivamente sta perdendo il suo fascino agli occhi dei più giovani) o il Tomorrowland, con outfit boho-chic che diventavano mainstream e copiatissimi anche al di fuori degli eventi, lo stesso adesso sta succedendo con le serate techno in una sinergia senza tempo tra musica e moda.

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