Ci furono “spinte politiche” per continuare a strapagare i coordinatori dei gruppi consiliari della Regione Campania. Ed una dirigente che si mise di traverso fu convocata dal presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, alla presenza del consigliere Giuseppe Sommese, per ritirare il dossier negativo. “È possibile che il mio immediatamente successivo cambio incarico sia conseguenza dell’attività da me svolta”, ha sostenuto la dirigente in audizione. Il dettaglio emerge dall’invito a dedurre che la Procura della Corte dei conti della Campania – pm Davide Vitale e Mauro Senatore, procuratore Antonio Giuseppone – ha notificato a 17 tra dirigenti e consiglieri regionali, tra i quali il dem Oliviero, il deluchiano Vincenzo Maraio (presidente nazionale del Psi), l’ex presidente Rosa D’Amelio, il consigliere Massimo Grimaldi (oggi in Fdi) e gli altri componenti dell’ufficio di presidenza del Consiglio.
Sono accusati di un danno erariale da circa 3 milioni e 700mila di euro, per aver corrisposto emolumenti accessori da decine di migliaia di euro ai cosiddetti “coordinatori amministrativi dei gruppi consiliari” e “responsabili di segreteria delle commissioni”. Figure scelte dalla politica, tra i fedelissimi dei politici, e retribuite come dirigenti nonostante fossero “prive di un profilo professionale adeguato in contrasto con la riserva di competenza esclusiva assegnata in materia al legislatore statale, con il contratto collettivo nazionale di lavoro e con la stessa normativa regionale intervenuta a partire dal 2021 nonché in violazione ed elusione del giudicato costituzionale”, come si legge in un comunicato diffuso dagli inquirenti.
Il riferimento è alla sentenza 146/2019 con cui la Corte costituzionale mise “fuorilegge” la Regione Campania, dichiarando l’incostituzionalità delle disposizioni normative che attribuivano questi ricchi bonus. Una sentenza che l’ufficio di presidenza prima provò ad arginare, e poi sostanzialmente ignorò. Senza tener conto di chi, come la dirigente sopra ricordata, li mise sull’attenti. Continuando a distribuire queste indennità accessorie, con il consenso di altri dirigenti finiti anche loro nelle maglie della magistratura contabile.
L’indagine del nucleo Pef della Finanza di Napoli, agli ordini del colonnello Paolo Consiglio, prese il via da un’inchiesta giornalistica di Repubblica e da una successiva denuncia anonima. Ne è nata un’istruttoria contabile con numerose audizioni di dirigenti e personale regionale. Al termine della quale, si legge nell’invito a dedurre, “le uniche vere funzioni operative dei coordinatori – e cioè l’asserita ragione giuridica per la quale viene loro riconosciuta la cospicua indennità mensile – è gestire il personale del gruppo, una sorta di ‘maresciallo di campo’”. Di qui “l’illegittima applicazione di un trattamento economico non conforme, che appare invero, addirittura ingiustificato se attinente a funzioni meramente operative”.
La sentenza, come detto, scatenò il panico. Ci fu anche una istruttoria interna agli uffici per decidere il da farsi. Ma ci furono pressioni per mantenere quelle indennità nonostante tutto. Lo ha rivelato un’altra dirigente, citata nell’invito a dedurre, che ha rappresentato “come l’andamento dei lavori istruttori siano stati fin da subito condizionati da esigenze politiche che, espressamente, ci indicavano la necessità di mantenere, nell’alveo degli uffici di diretta collaborazione, le figure dei responsabili e dei coordinatori, nonché di fare in modo che l’assegnazione di funzioni non fosse assoggettata a requisiti minimi di professionalità e soprattutto si caratterizzasse per una sorta di continuità della remunerazione che doveva essere come in passato parametrata a quella dirigenziale”.
L’Ansa ha ricostruito lo specchietto delle somme che la procura contabile contesta ai singoli “indagati”. Rosa D’Amelio (all’epoca presidente del Consiglio regionale) il 20% del danno acclarato, per 394.855,80 euro; Antonio Marciano (all’epoca consigliere regionale) pari al 10% del danno acclarato per 197.427,9 euro; Massimo Grimaldi (consigliere regionale) pari al 20% del danno acclarato per 394.855,8 euro; Vincenzo Maraio (all’epoca consigliere regionale) pari al 5% del danno acclarato per 98.713,95 euro; Flora Beneduce (ex consigliere regionale) pari al 10% del danno acclarato per 197.427,9 euro; Ermanno Russo (ex consigliere regionale) pari al 5% del danno acclarato per 98.713,95 euro; Tommaso Casillo (ex consigliere regionale) pari al 5% del danno acclarato per 98.713,95 euro; Santa Brancati (all’epoca dirigente segretario generale) pari al 10% del danno acclarato per 197.427,9 euro; Lucio Varriale (dipendente regionale) pari al 15% del danno acclarato per 296.141,85 euro. Rispetto all’intervallo temporale che va dal primo maggio 2021 al 31 dicembre 2022 sarebbero andati complessivamente 1.713.898,41 euro: ai responsabili di segreteria sarebbero stati versati complessivamente 1.267.882 euro ai coordinatori amministrativi, invece, 446.016,41 euro. All’attuale presidente del Consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero viene contestata la responsabilità relativa al 45% della quota totale, per 771.254,28 euro; Loredana Raia (consigliere regionale) la quota pari al 5% del danno determinato, pari a 85.694,92 euro; Valeria Ciarambino (consigliere regionale) la quota pari al 5% del danno determinato, pari a 85.694,92 euro; Andrea Volpe (consigliere regionale) per la quota pari al 5% del danno determinato, pari a 85.694,92 euro; Fulvio Frezza (consigliere regionale) per la quota pari al 5% del danno determinato, pari a 85.694,92 euro; Alfonso Piscitelli (consigliere regionale) per la quota pari al 5% del danno determinato, pari a 85.694,92 euro; Massimo Grimaldi (consigliere regionale) per la quota pari al 10% del danno determinato, pari a 171.389,84 euro; Mario Vasco (segretario in alcune delle delibere oggetto di indagine) per la quota pari al 10% del danno determinato, pari a 171.389,84 euro; Maria Salerno (direttore generale risorse umane finanziarie e strumentali) per la quota pari al 10% del danno determinato, pari a 171.389,84 euro.