di Federica Pistono
La letteratura libica è ancora poco nota in Europa, eppure sono numerosi gli scrittori e i poeti libici che potrebbero competere con i grandi nomi della letteratura non solo araba. Fra questi, figura certamente Najwa Bin Shatwan, già nota al pubblico italiano per la pubblicazione del suo primo romanzo I recinti degli schiavi (Atmosphere, 2023).
Recentemente, un nuovo libro dell’autrice libica è apparso nelle librerie italiane: si tratta di Roma Termini (emuse, 2024), ambientato a Roma e incentrato sullo sguardo che gli immigrati gettano sulla società italiana.
Il libro rappresenta una novità perché ci offre un’immagine dell’Italia del tutto inedita, filtrata dallo sguardo di una scrittrice non soltanto straniera, ma proveniente dalla sponda sud del Mediterraneo. Najwa Bin Shatwan è infatti una scrittrice e accademica libica, che ha al suo attivo cinque romanzi e diverse raccolte di racconti, saggi e opere teatrali. È stata la prima autrice libica a essere selezionata, nel 2017, dall’International Prize for Arabic Fiction, ed è vincitrice di innumerevoli premi letterari, fra i quali il premio italiano John Fante.
L’opera ci porta dunque a Roma, in un quartiere adiacente alla Stazione Termini, a incontrare Natasha, una giovane immigrata ucraina che lavora come badante nella casa di un’anziane donna italiana, destreggiandosi tra i capricci della datrice di lavoro e delle sue amiche, le vicende agrodolci di un vicinato intrigante e una relazione con un ricco medico, che potrebbe forse offrirle un futuro migliore del presente.
La vicenda del personaggio consente all’autrice di allargare lo sguardo alla società italiana contemporanea per trattare tematiche di stretta attualità, come i diritti dei lavoratori immigrati e il divario economico tra le generazioni anziane e quelle più giovani. Nell’affresco dipinto dall’autrice, infatti, la società italiana appare inadeguata a risolvere i gravi problemi che l’affliggono: è incapace di garantire condizioni di lavoro dignitose ai lavoratori, ma non si è rivelata neppure in grado di assicurare ai giovani una vita agiata come quella vissuta dai genitori e dai nonni.
La popolazione appare infatti attraversata da diverse fratture, soprattutto da quella sociale, che separa chi gode dei diritti civili da chi non si vede riconoscere alcun diritto, e da quella generazionale, che contrappone i giovani agli anziani. Le donne accudite da Natasha, pur vulnerabili e patetiche, sono viziate e prepotenti, convinte di essere al centro del mondo. Non comprendono i problemi delle generazioni più giovani, né, a maggior ragione, sono in grado di capire gli stenti e le difficoltà in cui si dibattono le lavoratrici immigrate, pur vivendo a stretto contatto con loro.
Le donne anziane, assistite dalle badanti straniere, vivono recluse nei vasti e lussuosi appartamenti nei quartieri del centro della capitale, sono terrorizzate da ladri e rapinatori, ma anche da una società multietnica in continuo cambiamento nella quale sono incapaci di riconoscersi; pur afflitte dalla solitudine, dagli acciacchi, dalla paura della morte, dall’assenza di figli e nipoti, spesso emigrati all’estero in cerca di una vita migliore, non riescono a sbarazzarsi delle lenti miopi del razzismo e della discriminazione sociale per osservare la realtà che le circonda.
L’opera ritrae dunque un mondo occidentale, non soltanto italiano, che, in molti frangenti, mostra non solo di aver perduto la capacità di provare empatia verso i più deboli, vittime di una diaspora che ha disperso ai quattro angoli del globo i popoli più martoriati, ma anche di aver marginalizzato le generazioni divenute adulte dopo la fine dell’espansione economica.
Se la generazione degli ottantenni è oggetto di un ritratto senza sconti, neppure i personaggi più giovani offrono un quadro edificante. Il medico romano di cui s’innamora l’ingenua protagonista è un astuto manipolatore che non esita a ingannare l’immigrata ucraina, approfittandosi della scarsa esperienza e dello stato di bisogno della giovane donna. Camelia, la vicina della porta accanto, si affretta ad appropriarsi dell’eredità della compagna defunta e a trasferirne in un ospizio la vecchia madre. La badante stessa, pur interpretando il più delle volte il ruolo della vittima innocente, non perde mai l’occasione di raggirare la datrice di lavoro, portando un uomo in casa di notte.
Pur affrontando tematiche complesse, talvolta drammatiche, il testo appare venato di un umorismo nero che rende la lettura leggera e scorrevole, grazie anche allo stile colloquiale e al ritmo narrativo coinvolgente.
*Dottore di Ricerca in Letteratura araba, traduttrice, arabista, docente, si occupa di narrativa araba contemporanea e di traduzione in italiano di letteratura araba
Diwan
Politica, economia e cultura del Grande Mediterraneo
Libri e Arte - 14 Giugno 2024
‘Roma Termini’ di Najwa Bin Shatwan: gli italiani sotto la lente di una scrittrice libica
di Federica Pistono
La letteratura libica è ancora poco nota in Europa, eppure sono numerosi gli scrittori e i poeti libici che potrebbero competere con i grandi nomi della letteratura non solo araba. Fra questi, figura certamente Najwa Bin Shatwan, già nota al pubblico italiano per la pubblicazione del suo primo romanzo I recinti degli schiavi (Atmosphere, 2023).
Recentemente, un nuovo libro dell’autrice libica è apparso nelle librerie italiane: si tratta di Roma Termini (emuse, 2024), ambientato a Roma e incentrato sullo sguardo che gli immigrati gettano sulla società italiana.
Il libro rappresenta una novità perché ci offre un’immagine dell’Italia del tutto inedita, filtrata dallo sguardo di una scrittrice non soltanto straniera, ma proveniente dalla sponda sud del Mediterraneo. Najwa Bin Shatwan è infatti una scrittrice e accademica libica, che ha al suo attivo cinque romanzi e diverse raccolte di racconti, saggi e opere teatrali. È stata la prima autrice libica a essere selezionata, nel 2017, dall’International Prize for Arabic Fiction, ed è vincitrice di innumerevoli premi letterari, fra i quali il premio italiano John Fante.
L’opera ci porta dunque a Roma, in un quartiere adiacente alla Stazione Termini, a incontrare Natasha, una giovane immigrata ucraina che lavora come badante nella casa di un’anziane donna italiana, destreggiandosi tra i capricci della datrice di lavoro e delle sue amiche, le vicende agrodolci di un vicinato intrigante e una relazione con un ricco medico, che potrebbe forse offrirle un futuro migliore del presente.
La vicenda del personaggio consente all’autrice di allargare lo sguardo alla società italiana contemporanea per trattare tematiche di stretta attualità, come i diritti dei lavoratori immigrati e il divario economico tra le generazioni anziane e quelle più giovani. Nell’affresco dipinto dall’autrice, infatti, la società italiana appare inadeguata a risolvere i gravi problemi che l’affliggono: è incapace di garantire condizioni di lavoro dignitose ai lavoratori, ma non si è rivelata neppure in grado di assicurare ai giovani una vita agiata come quella vissuta dai genitori e dai nonni.
La popolazione appare infatti attraversata da diverse fratture, soprattutto da quella sociale, che separa chi gode dei diritti civili da chi non si vede riconoscere alcun diritto, e da quella generazionale, che contrappone i giovani agli anziani. Le donne accudite da Natasha, pur vulnerabili e patetiche, sono viziate e prepotenti, convinte di essere al centro del mondo. Non comprendono i problemi delle generazioni più giovani, né, a maggior ragione, sono in grado di capire gli stenti e le difficoltà in cui si dibattono le lavoratrici immigrate, pur vivendo a stretto contatto con loro.
Le donne anziane, assistite dalle badanti straniere, vivono recluse nei vasti e lussuosi appartamenti nei quartieri del centro della capitale, sono terrorizzate da ladri e rapinatori, ma anche da una società multietnica in continuo cambiamento nella quale sono incapaci di riconoscersi; pur afflitte dalla solitudine, dagli acciacchi, dalla paura della morte, dall’assenza di figli e nipoti, spesso emigrati all’estero in cerca di una vita migliore, non riescono a sbarazzarsi delle lenti miopi del razzismo e della discriminazione sociale per osservare la realtà che le circonda.
L’opera ritrae dunque un mondo occidentale, non soltanto italiano, che, in molti frangenti, mostra non solo di aver perduto la capacità di provare empatia verso i più deboli, vittime di una diaspora che ha disperso ai quattro angoli del globo i popoli più martoriati, ma anche di aver marginalizzato le generazioni divenute adulte dopo la fine dell’espansione economica.
Se la generazione degli ottantenni è oggetto di un ritratto senza sconti, neppure i personaggi più giovani offrono un quadro edificante. Il medico romano di cui s’innamora l’ingenua protagonista è un astuto manipolatore che non esita a ingannare l’immigrata ucraina, approfittandosi della scarsa esperienza e dello stato di bisogno della giovane donna. Camelia, la vicina della porta accanto, si affretta ad appropriarsi dell’eredità della compagna defunta e a trasferirne in un ospizio la vecchia madre. La badante stessa, pur interpretando il più delle volte il ruolo della vittima innocente, non perde mai l’occasione di raggirare la datrice di lavoro, portando un uomo in casa di notte.
Pur affrontando tematiche complesse, talvolta drammatiche, il testo appare venato di un umorismo nero che rende la lettura leggera e scorrevole, grazie anche allo stile colloquiale e al ritmo narrativo coinvolgente.
*Dottore di Ricerca in Letteratura araba, traduttrice, arabista, docente, si occupa di narrativa araba contemporanea e di traduzione in italiano di letteratura araba
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Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Perchè il capo della polizia giudiziaria libica Almasri arrestato sabato a Torino, per la Corte Penale Internazionale colpevole di crimini di guerra e contro la dignità umana, è stato scarcerato e rimandato in Libia? È una pagina inquietante, il governo deve spiegazioni". Così su X Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Meloni non doveva fare la guerra in tutto il globo terracqueo ai trafficanti di esseri umani e arrestarli? Oggi invece ha liberato il trafficante e torturatore libico Almasri Habish e lo ha rimandato in Libia, nonostante un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Che vergogna Giorgia Meloni". Lo dichiara il coportavoce nazionale di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Rimaniamo in attesa della conferma ufficiale e della motivazione che ha portato alla scarcerazione del trafficante di esseri umani libico arrestato nei giorni scorsi a Torino". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs.
"Naturalmente se questo personaggio potrà lasciare tranquillamente l’Italia invece di essere consegnato alla Corte Penale Internazionale per essere giudicato sarà chiaro a tutti - alla CPI, all’Interpol, alla comunità internazionale e ai cittadini del nostro Paese - che l’attuale governo italiano, Meloni, Nordio, Piantedosi proteggono i trafficanti di esseri umani e i torturatori libici".
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "È gravissimo che il comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, arrestato domenica scorsa a Torino, sia stato rilasciato e rinviato in Libia, nonostante ci sia un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Presentiamo una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in aula già nelle prossime ore”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "La vicenda della scarcerazione del generale Almasri è gravissima. Domani mattina chiederemo conto al Ministro Nordio in aula di questa scelta che a noi sembra assurda. Cosa c’è sotto?". Così Matteo Renzi sui social.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - “Per il ministro Salvini, dal primo di gennaio i ritardi ferroviari sono tutta colpa dell'eversione e del sabotaggio. Peccato che i dati dell’ultimo trimestre, senza catene sulla linea, senza sabotaggi, senza esposti, dicano che il 72 % dei treni ad alta velocità è arrivato in ritardo, che il Frecciargento Bari - Roma non è mai arrivato in orario e che il Frecciarossa Reggio Calabria - Milano ha avuto un ritardo medio di 46 minuti, con picchi di 468 minuti". Lo ha dichiarato Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, rispondendo all’informativa del ministro Salvini sul trasporto ferroviario.
"I rimborsi complessivi dovuti a Trenitalia per ritardi dei treni sono superiori a 100 milioni di euro l'anno: circa 8 milioni e mezzo di euro al mese. Davanti a questa situazione emergenziale, ancora una volta il Ministro evita di discutere in aula la sua strategia dei trasporti. Avremmo voluto sapere dal Ministro se conferma la scelta di aumentare l’offerta dell’alta velocità, atteso il fatto che questo aumento contrae la possibilità di manutenzione ordinaria e quindi la prevenzione dei guasti".
"Soprattutto perché, se su quella stessa rete si pensa di mettere un terzo operatore, l'usura sarà ulteriormente esasperata. È su questo che avevamo chiesto un'informativa del Ministro: sui ritardi, sui guasti, sui disagi, sulle strategie per le politiche del trasporto pubblico in Italia, non sugli esposti sacrosanti. Ancora un’occasione perduta”.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare". Così la segretaria del Pd Elly Schlein