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Sanzioni alla Russia, gli Usa vogliono colpire le banche cinesi e il commercio con Minsk: ma Parigi e Berlino non concordano

Conflitto in Ucraina: Washington cerca altre strade per isolare il Cremlino, colpendo anche il regime di Lukashenko. Francia e Germania restano caute: sino ad ora le restrizioni economiche non hanno atterrato Putin

Washington traccia nuovi solchi per isolare Mosca e rafforzare Kiev. “Per ostacolare ulteriormente gli sforzi di diversione russi, il dipartimento prenderà di mira in modo più esteso le società straniere che forniscono prodotti statunitensi alla Russia”. Janet Yellen, segretaria del Tesoro, ha affermato che “aumentano i rischi per le istituzioni finanziarie che hanno a che fare con l’economia di guerra russa, per ridurre la capacità della Russia di beneficiare dell’accesso a tecnologia, attrezzature, software e servizi digitali stranieri”.

Alla vigilia del G7, prima dell’arrivo di Biden in Puglia, il Tesoro americano ha deciso di incrementare il ciclo di sanzioni contro la Federazione, ampliando il raggio e la portata delle misure restrittive che ora colpiranno “ entità che aiutano la Russia a sopravvivere durante il suo sforzo bellico contro l’Ucraina”. Ovvero, da ora finiranno in black list anche banche straniere che lavorano con entità russe già sanzionate in passato: nel mirino ci sono soprattutto istituti di credito cinesi, hongkonghesi e indiani. Lo scopo è chiudere “l’accesso al mondo esterno” che ha ancora il Cremlino, per isolarlo ulteriormente nel sistema finanziario internazionale.

Rimane comunque un problema e l’ha scoperto il giornale Politico: “Le sanzioni contro Minsk non sono così estese come quelle imposte contro Mosca” e, poiché l’unione tra i due Stati è doganale, la Bielorussia funge come “una stazione di passaggio per le merci sanzionate, che raggiungono la Russia”. Unione doganale vuol dire, per esempio, che gli autisti degli oligarchi russi stanno ancora guidando auto di lusso occidentali. Il German economic Team che lavora per il dicastero dell’economia di Berlino ha calcolato che le importazioni di auto Ue verso il Paese di Lukashenko sono aumentate di 2 miliardi e mezzo (una cifra quadruplicata rispetto all 2021) e due terzi del totale, ovvero un miliardo e mezzo di dollari, sono transitati nelle casse delle aziende solo per la vendita delle quattro ruote per ricchissimi.

La Germania si oppone agli sforzi Ue per chiudere la scappatoia che consente ai beni di lusso, tra cui le auto, di raggiungere la Russia tramite Bielorussia” scrive Politico, e lo stesso fa la Francia. “Ridicolo”: così un diplomatico Ue – che ha parlato al giornale a condizione di anonimato- ha definito le misure. “Le merci arrivano a Mosca tramite Minsk” e le uniche sanzioni in vigore contro lo Stato del presidente Aleksandr Lukashenko sono quelle emesse in seguito alle proteste seguite alle fraudolente elezioni presidenziali del 2020. Le sanzioni – che alimentano le triangolazioni attraverso società fantasma capaci di dirottare le esportazioni, e non solo di software necessari alla produzione di armamenti in uso all’esercito russo e bielorusso – finora hanno reso la vita difficile, molto difficile a Mosca, ma non impossibile.