Cari cittadini italiani, da due giorni sono arrivata in Italia e mi stupisco che non si parli che di Francia, di Macron, di Ciotti e delle elezioni legislative anticipate del prossimo 30 giugno. “Ma cosa è venuto in mente a Macron? Ce lo spieghi?”, dicono gli amici. Dunque ecco un piccolo riassunto con il mio punto di vista.

Prima di parlare di come potrebbe andare a finire in Francia dopo il secondo turno del 7 luglio, bisogna chiarire che la possibilità di uno scioglimento dell’Assemblea nazionale era nell’aria da parecchio tempo. Dopo le Legislative 2022, Macron non è riuscito ad avere la maggioranza assoluta in Parlamento. I deputati di opposizione (a sinistra e a destra) sono più numerosi di quelli di governo. Purtroppo in Francia non abbiamo la vostra cultura delle coalizioni. Da noi, principalmente dopo la riforma elettorale del 2000, i presidenti sono abituati a governare tranquilli con le loro maggioranze in Parlamento. Poi a Macron non piace la vita parlamentare, tutti quei dibattiti inefficienti che fanno perdere tempo… Difatti, da quando è presidente, l’attività parlamentare è diventata più rapida di una catena di produzione industriale. E con la sua piccola maggioranza del 2022 ha provato a governare senza passare dal Parlamento. Sì, in Francia si può, ed è pure costituzionale. Articolo 49.3 della Costituzione: il governo adotta una legge senza farla votare.

Ma questo metodo non è indolore e aumenta il rischio di unione delle opposizioni per fare passare una mozione di sfiducia. Dunque già si supponeva che Macron non avrebbe retto 5 anni con questo Parlamento. Dopo avere fatto adottare le principali misure antisociali del suo mandato quinquennale (pensioni, immigrazione, disoccupazione, sanità), molti si aspettavano che la dissoluzione avvenisse dopo le Olimpiadi di agosto. Ma il risultato della candidata del governo alle Europee, Valérie Hayer, è stato così scarso (14%) che Macron ha cercato di riappropriarsi dell’agenda con lo scioglimento, pochi minuti dopo l’annuncio dei risultati. Nemmeno Hayer e il suo governo lo sapevano.

Macron dice che scioglie l’Assemblea per lottare contro l’estrema destra. Ma pensandoci mi chiedo ancora se la decisione dello scioglimento si deve più al risultato record dell’estrema destra (RN, Bardella 31%) o per lo scarso risultato del governo.

Ricordiamo per esempio che i due unici dibattiti faccia faccia che Valérie Hayer abbia accettato durante la campagna sono stati con Bardella e con Marion Marechal (la nipote di Jean-Marie Le Pen, la dissidenza a destra dell’estrema destra con Zemmour). Solo che Marechal ha fatto il 5%. Perché la candidata del governo accetta un dibattito con una candidata che fa il 5% quando ha rifiutato quello con il candidato del Partito socialista, Raphael Glucksmann, che ha ottenuto come lei 13 posti al Parlamento europeo? Perché Hayer non ha voluto dibattere con Manon Aubry, la presidentessa del gruppo europeo della France Insoumise, che ha fatto quasi il doppio del punteggio di Marechal?

Perché Macron è ossessionato dall’estrema destra.

Ora. Detto questo, cosa accadrà il 7 luglio?

Lo scenario è angosciante: per la prima volta nella storia, l’estrema destra ha vinto un’elezione in Francia con il doppio del punteggio del suo successore. Ricordiamo che già alle Europee del 2014 e del 2019, Marine Le Pen e Bardella avevano vinto, di pochi punti però. E non per questo hanno vinto le elezioni successive. Poi le elezioni europee sono sempre un po’ diverse delle altre per vari motivi. Primo, l’alto livello di astensione. Secondo, il fatto che nell’immaginario generale sia un’elezione che vale meno, dove un voto di protesta sia più facile da assumere. Terzo, per il fatto di essere proporzionale a turno unico, cioè molto diversa degli altri scrutini che abbiamo in Francia.

Ma un grande dubbio rimane, tuttavia: come è possibile in così poco tempo cambiare uno scenario politico? Per questo non ringrazieremo mai abbastanza il governo e (quasi) tutti i media per avere permesso all’estrema destra di diventare un partito politico come tutti gli altri. Con cui si scherza nei talk show, di cui si parla anche quando non hanno niente da dire e di cui si applicano le proposte elettorali anche quando non hanno la maggioranza.

Grazie a questo notevole aiuto dell’establishment e al suo discorso per fare avere giustizia ai bravi francesi, sacrificati dalle crisi e dalla presenza dei migranti, l’estrema destra è riuscita a raddoppiare il suo punteggio tra il 2019 e il 2024 in quasi tutto il territorio nazionale. Tranne le grandi città, dove la sinistra e il centro mantengono un buon risultato, l’estrema destra è molto ben posizionata nel resto del territorio. Ora, la chiave di una vittoria alle prossime Legislative è proprio quella di essere forti e presenti in tutte le zone. Anche se da domenica piazza della Repubblica di Parigi è piena ogni sera da giovani militanti che gridano “Siamo tutti antifascisti” (in italiano!), non sarà nella capitale che si giocherà il punto centrale del voto.

In più, di tutti i partiti, il Rassemblement national è quello più preparato per questa campagna elettorale fulminante: non solo perché sono gasati dal trionfo alle Europee, ma anche perché si preparavano da un pezzo alla possibilità di uno scioglimento dal quale hanno più interesse di tutti a trarre vantaggio.

In questo scenario preoccupante, la grande sorpresa verrà dal Nuovo Fronte Popolare, prodezza creata in meno di 48 ore da tutti i partiti di sinistra, usciti da soli alle Europee. Fratellino della Nupes creata per le Legislative 2022, che ha avuto poco più di 6 mesi di vita, si tiene per sé il portafortuna della storia. Difatti, l’originale è quello del socialista Léon Blum, creato anche quello per le Legislative del 1936, che ha conquistato la maggioranza assoluta e ha governato il paese per due anni prima della guerra. Chi ha detto che la storia si ripete?

Se sommiamo i voti dei 4 principali partiti di sinistra alle Europee (socialisti, France Insoumise, ecologisti e comunisti) totalizziamo un punteggio equivalente a quello di Bardella. Ma non si tratta solo di sommare: il potere di un’unione dei partiti di sinistra non è da sottovalutare. Già nel 2022, quando Marine Le Pen è arrivata seconda alle Presidenziali, la Nupes ha fatto 13 punti più di lei alle legislative di due mesi dopo. In Francia, l’unione dei partiti di sinistra è come un fenomeno astronomico rarissimo. Come il passaggio di una cometa, tutti la vogliono vedere. Ma come un’eclisse, spesso dura poco.

Mentre le destre litigano ancora e non riescono a negoziare un accordo di unione, mentre Macron prova a fare credere a qualcosa di nuovo al quale nemmeno i suoi caporali credono, il Nuovo fronte popolare ha fatto la figura del primo della classe dimostrando una capacità inedita di lasciare da parte liti fratricide per affrontare questo momento storico. Un magnifico movimento di consapevolezza e di responsabilità.

In questi pochissimi giorni, il Nuovo fronte popolare dovrà affrontare tutto: montare tecnicamente una campagna dal nulla, farsi conoscere, vincere l’indifferenza e affrontare l’ostilità di Macron per chi reputa un’unione delle sinistre semplicemente “estremista e indecente”. Anticipiamo già che nelle circoscrizioni dove avremo un secondo turno NFP/RN, il governo non sosterrà facilmente l’unione delle sinistre.

Comunque eccoci qui, pronti, forti ed entusiasti. La storia ci ha già dimostrato che la vittoria è possibile. Abbiamo 15 giorni per farcela. Venite ad aiutarci, abbiamo bisogno di tutti!

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