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“Fare l’amore con la stessa persona per tutta la vita? Si può. Non mi fido delle coppie che non litigano mai”: parla Vittorio Andreoli

Lo psichiatra e scrittore ha pubblicato il libro ‘Lettera sull’amore’ e ne ha dato la propria chiave di lettura in un’intervista al ‘Corriere della Sera’

di Gabriele Scorsonelli
“Fare l’amore con la stessa persona per tutta la vita? Si può. Non mi fido delle coppie che non litigano mai”: parla Vittorio Andreoli

Vivere donando il proprio cuore alla stessa persona per sempre. Senza pianificare, né ricercare la perfezione. Ma riconoscendo e accogliendo le proprie fragilità e quelle del proprio partner, imparando ad averne cura. È il credo di “Lettera sull’amore”, libro (pubblicato da Solferino) dello psichiatra e scrittore Vittorio Andreoli che, in una lunga intervista al Corriere della Sera, ne ha dato la propria chiave di lettura.

“Stiamo rompendo anche l’amore perché abbiamo sempre più fretta, non riusciamo a immaginare i sentimenti come una costruzione e, soprattutto, qualcosa da vivere, qualcosa di cui fare esperienza – ha spiegato –. Tutto è automatico, basti pensare a come viviamo il lavoro: nella maggior parte dei casi ci rapportiamo con macchine e non con esseri umani. Credo che anche in amore stiamo facendo lo stesso passaggio, cioè pensiamo che sia qualcosa di programmabile”. Progettare, secondo Andreoli, significa intrappolare la relazione di coppia in una rete che non lasci spazio alle emozioni. Positive, ma anche negative. “L’amore è una danza, una danza a due, imprevedibile. Dove c’è spazio anche per il conflitto. Non mi fido delle coppie che non litigano mai, quelle dove tutto è perfetto. La qualità dell’amore è così vasta e spaziosa che accoglie anche la contrapposizione e la risolve con la vita stessa. Quando vedo una coppia dove tutto va troppo bene, penso sempre che sia da curare”, ha dichiarato.

Anche perché, oggi, internet vende modelli di famiglie felici riducendone la complessità dietro uno schermo. “Abbiamo purtroppo bisogno di modelli e non riusciamo a comprendere del tutto la magia di questa esperienza. Che per sua natura rifiuta le categorie e ci chiede solo apertura verso l’altro o l’altra, il passaggio dall’io al noi. Ma quello che vedo intorno a noi è una sempre più marcata riduzione dell’amore a sessualità fisica e questo è dannoso – ha sottolineato Andreoli –. Ridotta la sessualità al significato fisico, ha messo in evidenza difficoltà o quantomeno un’ansia da prestazione, che finisce per rendere il gioco tra i corpi una prova difficile e spesso un fallimento, che non si riduce solo al mancato soddisfacimento del piacere, ma influisce pesantemente sul desiderio”.

Da qui, l’esigenza degli adolescenti di migliorare le proprie prestazioni sessuali: “Vivono il sesso non come un magnifico scambio di piacere e di vita, ma come una delle tante performance che il mondo oggi ci impone. Non solo. Una corsa troppo veloce della scoperta delle liturgie erotiche ha anche impedito di conoscere e sperimentare la ricchezza di pratiche preparatorie, stupende perché sono all’insegna della dolcezza, della gradualità e dell’apprendimento del piacere proprio e dell’altro”.

Durante la chiacchierata, c’è stato spazio anche per trattare il tema di separazioni e divorzi: “Ogni volta che mi trovo di fronte a una coppia che dichiara l’amore è finito penso o che non sia mai iniziato oppure che ci si trovi di fronte a uno dei tanti ostacoli che si possono incontrare nel suo percorso. Perché facciamo l’errore di non pensare che l’amore abbia anche una intensità e una qualità diversa dall’attrazione. L’amore vuol dire, per esempio, riconoscere la propria fragilità e quella dell’altro o dell’altra e prendersene cura”, ha evidenziato lo psichiatra.

Poi, un’opinione sul tradimento: “Credo non si debba accettare il tradimento, ma che possa rientrare tra quelle crisi che un legame d’amore sa affrontare, elaborare e risolvere insieme, una di quelle conflittualità alle quali accennavamo all’inizio di questa intervista. Credo, invece, che a far finire un amore possa essere un cambiamento di personalità di uno dei due (…), l’amore finisce quando finisce uno dei due protagonisti della storia, mai in altri casi, secondo il mio parere”. L’amore, che secondo Andreoli dovrebbe arricchire le singole individualità, termina troppo spesso anche a causa di violenze, fisiche o verbali: “La cronaca mostra come la violenza porti a uccidere l’altra, mentre colui che esprimeva una mancanza intollerabile, continua a vivere”.

L’ultima domanda, poi, è sulla possibilità di fare l’amore con la stessa persona per tutta la vita: “Certo. L’amore è un legame esclusivo e, a caratterizzarlo non è un principio né filosofico né religioso, ma è la biologia stessa, la costituzione dell’umano che vuole proiettare sulla persona la propria fragilità, in una combinazione che non è separabile. Nella relazione d’amore diventa difficile riconoscersi senza l’altro e da quel momento, la propria storia è anche quella dell’altro. Ritorna il grande pronome che caratterizza l’amore, il ‘noi’”.

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